CAPITOLO 18

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ALISSA

Più l'alcol mi brucia la gola, più la rabbia mi divora lentamente lo stomaco. Vorrei alzarmi e spaccare questo bicchiere in testa all'uomo più stronzo sulla faccia della terra. Mi ha mentito proprio ieri sera, guardandomi negli occhi e dicendomi che Brianna apparteneva al passato.

«Non hai pensato che ti abbia mentito per farti litigare con lui?» Dopo aver svuotato un altro bicchiere, Cole parla, attirando la mia attenzione su di lui. Lo guardo con un sopracciglio alzato, i suoi occhi sono arrossati e la sua posizione si è fatta instabile. Dopotutto, sono esattamente due ore che siamo seduti a questo bar a bere come due alcolisti. Credo di non avere proprio il coraggio di alzarmi, perché a quel punto rovinerei senza indugio a terra.

«Conosco troppo bene il mio pollo, Cole.» Sorrido e mi accascio con un braccio steso sul bancone del bar, mentre lo guardo. Sono arrabbiata, lo giuro, ma non riesco a smettere di ridere nemmeno per un secondo.

«Già, sì... sicuramente è vero.» Biascica, ridacchiando. «Ehi, in caso volessi distrarti un po', il mio corpo è a tua completa disposizione. Non mi lamenterei.» Mi ammicca, e la mia testa si alza di scatto da sopra il bancone, come se avessi appena ricevuto un'illuminazione. Sbatto le palpebre e aspetto che la stanza smetta di girare.

«Mi piace molto la tua idea, sai?» Allungo una mano e faccio scorrere lentamente l'indice dalla spalla verso il basso. Cole volta la testa a guardare il mio gesto, prima di ritrovare i miei occhi.

«Davvero?» Si morde il labbro inferiore e, contemporaneamente, avvicina con uno strattone il mio sgabello al suo. Le gambe stridono sul pavimento e io reprimo un sussulto di sorpresa per tentare di mantenere la mia facciata, già molto poco credibile, da femme fatale.

«Te l'ho detto che sei un bel ragazzo, no?» Afferro la sua mano e la trascino sopra la mia coscia, fregandomene di essere in un luogo pubblico e completamente ubriaca. Cole inspira profondamente, stringendo tra le dita la mia pelle.

«Ringrazia che non posso toccarti e che sei proprietà del mio migliore amico.» Con la mano risale lentamente verso il mio sedere.

«Credi davvero che lui possa avere ancora qualche diritto su di me?» Mi avvicino, tanto da stuzzicargli la punta del naso con la mia.

«Non mi provocare, Alissa, o ti piego a novanta su questo fottuto bancone.» È talmente vicino da riuscire a sentire il suo respiro scontrarsi con le mie labbra, e l'odore del suo cocktail entrarmi nelle narici.

«Non sono sua, Cole, non lo sono mai stata realmente.» La mia voce perde la sua sicurezza nel pronunciare quelle ultime parole, perché ogni volta che lo ammetto, diventa sempre più reale e fa sempre più male. E quello che è ancora più doloroso è che ora mi sto comportando come una persona che non sono solo per potermi estraniare un po' dalla mia realtà. Non voglio pensare a Matt e ad Alex, non posso, perché non lo sopporto. Per cui, mi riprendo. Scavo all'interno di me stessa alla ricerca di un po' di sicurezza, quella che stavo giusto sfoggiando qualche secondo fa, e torno a provocare il moro e tenebroso che mi guarda a un centimetro dal mio viso. «Puoi fare di me quel che vuoi.» Voglio che mi usi a suo piacimento, voglio smettere di provare qualsiasi sentimento, voglio essere una normale ragazza di ventitré anni che si diverte e si gode la sua giovinezza finché può. Voglio essere tutto questo. Tutto, tranne la ragazza intrappolata in un amore che non può provare.

«Cazzo, Alissa, io non sono Matt. Anche se andiamo oltre, per me rimarrai solo una bellissima scopata.»

«Non chiedo altro.» Cole mi afferra per i capelli in pugno e, prima che mi attiri a sé, un pugno che sbatte sul bancone del bar appena dietro le spalle del moro ci fa sobbalzare.

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