MATT
«Ho sentito tua sorella, mi ha detto che sono ancora a casa tua perché la colazione si è prolungata un po' troppo.» Informo Alissa, che si allaccia la cintura di sicurezza dal lato passeggeri della mia mini cooper, per poi alzare gli occhi su di me.
«Ah, in poche parole, si sono persi in chiacchiere, probabilmente su di me e sul mio impegno improvviso, e ancora non hanno iniziato a fare niente?» Arriccia il naso in una smorfia di disappunto e io mi incanto come un imbecille a guardare la sua espressione, buffa e infantile.
«Esatto.» Mi schiarisco la gola e mi costringo a distogliere lo sguardo per portarlo di fronte a me e a mettere in moto la mia auto.
«Tipico di loro. Non finiremo questa cosa nemmeno per mezzanotte, di questo passo.» Sbuffa e scuote la testa, per poi rivolgere lo sguardo di fuori dal finestrino. Ora che l'adrenalina si è dissolta, grazie all'interruzione di Alex, nell'aria aleggia un misto di imbarazzo e tensione. Eppure, il nostro rapporto sembra essere sempre lo stesso, come se non avesse risentito della lontananza. Sarà forse perché, per me, le lancette dell'orologio si sono fermate esattamente a quella sera a Coney Island, per poi riprendere a scorrere solo questa notte, quando l'ho rivista. Sono uno sfigato, lo so e non mi faccio problemi ad ammetterlo – almeno a me stesso.
«Sai, stavo pensando di trovarmi un appartamento tutto per me!» Esclama, all'improvviso e con un tono di voce talmente alto da sembrare che abbia ingoiato un cazzo di megafono, facendomi perdere all'incirca dieci anni di vita. Ero perso nei miei pensieri, e lei mi ci ha strappato fuori con la delicatezza di un mammut.
Sobbalzo, ma lei non lo nota nemmeno, troppo occupata a sorridere come se avesse appena vinto un milione di dollari alla lotteria. Lei sembra contenta della sua idea, io un po' meno. Saremmo dovuti andare a vivere insieme, ma i nostri piani sono durati circa due giorni, prima che lo tsunami di nome Alex e un pancione comparissero all'orizzonte. Sono felice per lei, sul serio, ma sono anche un'egoista e il saperla raggiungere la sua indipendenza senza di me, mi spaventa. Considerando anche che io un posto per noi ce l'avrei anche. Ma dirglielo e proporgli di venire con me ora, in questo preciso istante, non è l'esatta definizione di "andare con calma". E poi, mi sono trasferito solo ieri con Alex. Cristo Santo, che cazzo mi è passato per la testa?
Sei bello che fottuto, Matt!
«Davvero? È una scelta importante.» Mi gratto la nuca e le lancio un'occhiata di traverso. Sfoggia ancora quel grandissimo sorriso e scrolla le spalle.
«Lo so, ma sai, credo di essere pronta. Harper se ne sta andando, mamma è sempre al lavoro o con Andrew...»
«Avrei giurato si chiamasse Edward...» Borbotto e Alissa scuote la testa, divertita.
«No, si chiama Andrew, dovresti fartelo entrare in questa bella testolina!» Mi picchietta la tempia con l'indice. «E comunque, mamma non c'è quasi mai a casa. Papà vive con la sua fidanzata, Abbie è sempre in clinica per il suo tirocinio o con Evan... Per cui, sono già sempre sola.»
«Va bene, se credi che sia la scelta migliore per te, allora fallo.» Annuisce e si morde il labbro, come se si aspettasse che la contraddissi o che le dessi una motivazione per farla desistere.
«Un amico conosce una persona che ha un appartamento in affitto vicino all'ospedale.» Un amico... Ha solo un amico, Ben il cazzone, quindi per quale motivo non ha detto il suo nome? «Certo, il prezzo è molto alto, ma risparmierei i soldi per la benzina per arrivare fino al lavoro. E poi, siccome sono un'amica di...» Si blocca e si inumidisce le labbra, improvvisamente a disagio.
«Di?» La esorto, stringendo il volante fino a farmi sbiancare le nocche. Dimmi che non è l'unica persona che non voglio nemmeno sentir nominare.
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𝓔𝓥𝓔𝓡𝓨𝓓𝓐𝓨
RomanceSomeday sequel. Dopo aver scoperto una verità fin troppo dolorosa, Alissa prende la decisione di allontanarsi da Matt. Il suo piano è quello di riprendere la sua vita esattamente dal punto in cui l'aveva lasciata prima che Matt entrasse a far parte...