CAPITOLO 38

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MATT

«Porca merda! Porca merda! Porca di quella maledettissima merda!» Alissa inizia a dare di matto, appena suo padre abbandona la sua camera. Gesù, era completamente furioso. Non avevo mai sentito quel tono così duro della sua voce. Cazzo, mi sa proprio che questa volta l'abbiamo combinata grossa. Non mi preoccupo tanto di me, quanto di Alissa, che è pallida come straccio e continua a ripetere due uniche parole: "Porca merda". Si risistema alla svelta il reggiseno e si alza dalle mie gambe, completamente sconvolta.

«Dio, che abbiamo combinato? Che imbarazzo, mio padre non me la farà passare liscia. Mai.» La sua voce è intrisa di panico e i suoi movimenti sono agitati. Sembra che stia per avere una crisi nervosa, mentre si infila le mani tra i capelli lunghi e si strofina il viso con i palmi. Mi alzo anche io, sistemandomi l'erezione nei boxer e tentando di richiudere i jeans. Cosa molto difficile, date le condizioni in cui mi trovo.

Dopo due tentativi, decido di lasciare la patta dei pantaloni momentaneamente aperta per permettere alla situazione di sgonfiarsi leggermente. Intanto, mi occupo dell'altro problema: l'imminente esaurimento nervoso della mia ragazza.

«Ehi, Alissa, fermati.» La afferro per un gomito, per farla smettere di camminare avanti e indietro per la stanza.

«Fermarmi?» Mi guarda come se l'avessi appena insultata.

«Calmati, amore, probabilmente non ha visto granché.» Il letto è posizionato in un angolo abbastanza buio della casa e le uniche fonti di illuminazione sono la luna fuori dalla finestra e la leggera luce proveniente dal corridoio. Forse sarebbe stata un'idea abbastanza brillante chiudere la porta. Magari anche a chiave. Ma ormai il danno è fatto e non ha senso piangere sul latte versato.

«Che dici? Certo che ci ha visti! Oddio, non riuscirò mai più a guardarlo in faccia. O peggio, lui non guarderà più me.» Alzo un sopracciglio, abbastanza scettico al riguardo.

«La stai facendo più grande di quello che è. Sei un'adulta, Alissa, non stavamo facendo niente di male.» Spalanca gli occhi e la bocca.

«Non... non... Matt! Certe cose non si fanno quando i propri genitori sono al piano di sotto, in piena riunione familiare. Come fai a rimanere così calmo?» Non è che io non sia minimamente preoccupato, semplicemente non ne sto facendo una questione di stato. Posso spiegare a Noah tutto quanto. Sono innamorato di sua figlia e, sì, forse ci siamo fatti prendere un po' troppo la mano. Ma è stato giovane anche lui, dovrebbe capire che a volte si fanno delle stronzate. E, soprattutto, suo padre ha il pene. Esattamente come me. Sono sicuro che comprenderà appieno. Di solito, c'è una specie di tacito supporto tra noi uomini in questo tipo di situazioni, e poi sono più che sicuro che sia successo anche a lui almeno una volta di essere stato beccato dai genitori della ragazza in atteggiamenti non proprio innocenti. Se dovessi scendere e lui mi rifilasse una predica, saprei che sarebbe una grandissima e fottuta ipocrisia da parte sua.

«Ascolta, ci penso io, okay? Non ti preoccupare.» Alissa, finalmente, rilassa le spalle e io la avvolgo in un abbraccio. Affonda il naso nel mio petto e respira profondamente contro il mio maglione, mentre le sue dita lo arpionano in una esplicita di richiesta di non lasciarla sola in questa situazione. «Ci sono io con te. Ora scendiamo, ci inventiamo qualche scusa del cazzo e diciamo a tutti che abbiamo comprato una fottuta casa solo per noi. Così non dovranno essere più costretti a beccarci mentre facciamo sesso.» Le sue spalle si muovono sotto le mie braccia e una risata soffocata dal mio maglione le abbandona la gola.

«Sei veramente un idiota.» Alza il mento per guardarmi e mi compiaccio nel vedere di nuovo il sorriso sul suo meraviglioso viso.

«Sì, anche mio padre me lo dice spesso.» Le faccio l'occhiolino, sciogliendo il nostro abbraccio. Mi abbottono i pantaloni, dato che la situazione nei piani bassi sembra essere tornata a una dimensione accettabile.

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