2. Il Folle Teo

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«Un killer?»

«Sì. Uno che ammazza i cantanti che non gli piacciono o qualcosa del genere. Dicono che abita da oltre vent'anni nel Metropolitan Opera House, ma quest'anno, per la prima volta, è stato filmato. Lo hanno ripreso, un paio di settimane fa: un mostro alto quasi due metri, con la faccia mostruosa, incompleta. E c'è stata pure una vittima confermata: la signora Hastings, che si occupava del catering. Visto che è in giro, io non rimarrei qui fino a tardi» sogghignò «Chi lo sa che il Mostro del Metropolitan non compaia stanotte, durante lo spettacolo, e non ammazzi qualcuno»
«Io dovrò rimanere qui per forza, zio» gli fece notare Michelito «Sono il supervisore. Voi smontate, ma se c'è davvero questo Mostro del Metropolitan, mi sa che dovrò fermarlo con le mie stesse mani pur di non fargli blastare lo spettacolo»
«Oh, non credo che un essere umano possa fermarlo... può distruggere le porte come se fossero di cartoncino. Sbraaaaam» fece segno di spingere qualcosa di fronte a sé, tenendo piatta la mano «Può piegare il metallo, probabilmente è il suo potere. Oppure è un mostro multi-potere, qualcuno dice che possa scomparire nel nulla, teletrasportarsi. Diamine, forse non è neanche umano!»

«Inquietante» ammise Michelito

«Già. E dopo che ha ammazzato la signora Hastings non sono riusciti comunque a catturarlo. Sembra che compaia dove vuole lui e scompaia quando vuole lui, dopo aver lasciato solo le impronte delle sue enormi scarpe»

«Spawna dove gli pare»

«Eh?»

«Spawna... lui... compare dal nulla»

«Quello che ho detto... più o meno. Comunque ora devo andare, devo andare a farmi controllare l'ernia»
«Gi-elle, zio»

«Ehm, grazie».

Il piccolo operaio con le lentiggini si allontanò con un'andatura strana, chiaramente cercando di nascondere il dolore. A causa delle tasse e delle leggi particolarmente restrittive in campo medico, negli ultimi mesi i costi di qualunque operazione, anche la più blanda, erano saliti in maniera vertiginosa.

Michelito sospirò e si girò a guardare l'operaio Teo.

«Tu non vai?» Gli domandò

«No, io rimango: mi piacerebbe incontrare questo Mostro del Metropolitan. Sembra un tipetto davvero interessante!»

«Lo sai che è solo lore, zio? Probabilmente non esiste nessun Mostro del Metropolitan, è un'altra di quelle cose che si raccontano alla gente per non farla uscire la notte, visto che è diventato davvero pericoloso... per altri motivi. Ma il Metropolitan è uno dei pochi posti a salvo rimasti»

«Non saprei, Michelino. Ho motivo di pensare che potrebbe esserci qualcosa di vero» rispose Teo, con gli occhi che brillavano in modo strano.

Sembrava proprio che quell'uomo sapesse qualcosa che nessuno lì dentro sapeva e Michelito ne fu affascinato. Quanto c'era di vero in questa banale storia di fantasmi? Da quello che ne sapeva lui, c'erano ottime probabilità che la signora Hastings fosse stata messa a tacere dal regime, come le decine di altre persone che erano state fatte sparire.

Anche i suoi genitori erano spariti da un pezzo e lui sapeva che non era certo colpa di qualche killer sovrannaturale.

«Allora rimani pure, zio. Io vado a questare il resto e ci vediamo dopo, mentre droppano lo spettacolo, ok?»
«Io rimango qui, Michelino» rispose l'operaio Teo «Così poi mi potrai spiegare cosa vogliono dire queste buffe parole che usi».

Il ragazzo rise di gusto, salutando l'uomo più anziano con la mano, e si buttò nel lavoro, controllando ogni singolo pezzo montato, facendo complimenti a destra e sinistra e dando lui stesso gli ultimi ritocchi all'allineamento dei pannelli della scenografia.

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