Michelito stava in piedi di fronte allo scatolone che qualcuno aveva lasciato di fronte alla porta di casa sua.
Si guardò intorno: da nessuna parte riusciva a vedere il mezzo di trasporto di chi aveva portato fin lì il pacco, nonostante si trovasse in cima ad una collinetta che sovrastava le pianure circostanti e avesse chiaramente sott'occhio l'unica strada che portava fino a Villa Morte. Allora come ce l'avevano portato lì, quel coso enorme? A piedi? E se qualcuno l'aveva portato fin lì a piedi, voleva dire che ora quella persona era corsa via e si era nascosta dietro qualche cespuglio, dietro un capanno, un muretto, da qualche parte pur di non farsi vedere.
Lo scatolone era anonimo, alto sessanta centimetri, largo quasi ottanta, voluminoso e marrone chiaro, chiuso in cima con il nastro adesivo argentato. Michelito si abbassò stando ben attento a non toccare nulla: e se dentro ci fosse stato qualcosa di pericoloso? Non una bomba ad orologeria, perché altrimenti l'avrebbe già percepita. Non c'erano componenti elettriche attive, nello scatolone, ma potevano esserci altre cose pericolose: virus letali, l'antrace, una bomba attivata meccanicamente, un animale selvatico pronto a graffiarlo o morderlo.
Michelito rientrò dentro casa, si legò un pezzo di stoffa sulla bocca per proteggersi da eventuali miasmi, e si armò dei mezzi necessari a testare il contenuto dello scatolone: il bastone di una scopa a cui aveva incollato un gancio appuntito in cima, un drone radiocomandato a cui aveva montato due braccini meccanici capaci di afferrare e rilasciare, una bottiglia d'acqua. Ritornato fuori, mise a terra il suo armamentario, tirò fuori il telefono dalla tasca e chiamò Ale. Lei rispose dopo sette o otto squilli.
«Eh, Miche, che c'è? Sono le sei. Io non sono viva a quest'ora, stai chiamando una morta»
«Sì, sono le sei. E qualcuno ha lasciato un pacco davanti alla porta di casa mia» Spiegò Michelito «Sai niente al riguardo?»
«No»
«Secondo te mi posso fidare?»
«No. Ma non potrebbe essere stato quel tuo amico, il matto, il folle, come si chiamava lui?»
«Fernando?»
«Non era Teo?»
«Ora è Fernando. Dici che è stato Fernando?»
«No. Potrebbe essere stato lui, ma io non credo» la voce di Ale, impastata di sonno, stava diventando via via più chiara «Hai controllato con il tuo potere?»
«Sì. Dentro non c'è nessun congegno acceso»
«E spento?»
«Se c'è è stato isolato bene, non riesco a sondarlo»
«Lanciagli una pietra»
«Se ci fossi tu potresti usare il tuo potere...»
«Oh, che pigro! Usa le mani per lanciargli una pietra!»
«Neanche per sogno! Guarda:».
Controllandolo con la mente, Michelito ordinò al suo drone di afferrare da terra un sasso con le sue braccine meccaniche, volare sopra allo scatolone e lasciarla andare, mentre filmava tutto con il cellulare. Non accadde nulla di eclatante, niente botti, niente buchi, niente affossamenti, l'involucro doveva essere pieno fino all'orlo, perché aveva mantenuto la sua forma.
Michelito mandò il video ad Ale.
«Tu le mani non le vuoi proprio usare, eh. E comunque magari esplode tirando, non spingendo» Commentò lei «Prova ad aprirlo. Senza metterci la faccia, però, perché se ti salta in aria non è una cosa carina»
«Sissignora!».
Michelito usò il gancio sulla punta del bastone per colpire violentemente e più volte il nastro adesivo, lacerandolo, poi sollevò con cautela i lembi di cartone. Anche questa volta non accadde nulla di eclatante.
Da lontano, Michelito gettò dell'acqua dalla bottiglietta in direzione dello scatolone, ma ottenne solo di far allargare macchie di umidità sul cartone. Solo allora, con cautela, iniziò ad avvicinarsi per guardare dentro all'involucro, scoprendo che era effettivamente pieno fino all'orlo di carta da imballaggio, fogli di giornale (che si erano inzuppati tutti) e pluriball.
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Deus Ex Machina
Science Fiction[Storia completa] In un mondo dove chiunque nasce con un potere unico, che può andare dalla totale inutilità di farsi crescere le scaglie sulle orecchie all'incredibile e utilissima lettura del pensiero, il giovane Michele "Michelito" Philippus è ri...
