4. La storia di Toy Boy (parte 2)

155 28 24
                                    

Alcuni di noi erano incuriositi, me lo ricordo: la guardavano con le sopracciglia sollevate, piccole rughe intorno ai nasi appena arricciati, oppure gli occhi rotondi come piattini. Altri, invece, non sembravano contenti dell'idea di vedere Toy Boy cambiare, anche se era una cosa un po' ipocrita, visto che lui era cambiato in quei giorni, diventando ogni giorno sempre più complicato, sempre più, in qualche modo, organico... capisci quello che voglio dire, no? Aveva imparato ed è una cosa che le macchine oggigiorno fanno, questo lo so, ma non in quel modo, no.

«Quindi, quanto ci metterà a tornare?» Chiese Legaccino. Era una scenografa, e sia lei che il suo ragazzo usavano dei soprannomi: non saprei dirti come si chiamino davvero.

Barbie le assicurò che, se tutto fosse andato secondo i piani, il nostro beniamino sarebbe tornato domattina stessa come al solito.

«Il suo aggiornamento è pronto» Scandì, sollevando Toy Boy. Lo controllò per assicurarsi che fosse in buono stato, rigirandolo, e dal giocattolo venne una risatina. «Dobbiamo solo mettercelo dentro. È un test, perciò vi chiedo cortesemente di perdonare e segnalarmi eventuali malfunzionamenti. Saremo felici di intervenire».

Te ne sei accorto anche tu, vero? Lo vedo, ce l'hai sulla punta della lingua.

Sì, anch'io ci feci caso subito. Il suo discorso suonava strano... anzitutto, Barbie se ne andò senza specificare chi fosse quel "noi" implicito che sarebbe intervenuto in caso di malfunzionamenti. Per me era ovvio che si trattasse di tecnici della Watermelon Inc., ma era anche la prima volta che accennava ad un team che la spalleggiasse nel progetto.

Soprattutto, però, non disse che l'aggiornamento andava dentro Toy Boy, ma che Toy Boy doveva andare dentro l'aggiornamento.

La curiosità mi tenne sveglio tutta la notte. Bringo Junior aveva deciso di smaterializzarsi proprio quella sera per andare chissà dove e ritornò a casa mia solo alle due di notte, miagolando a gran voce per chiedere tutto il mio prosciutto, perciò mi ritrovai a lungo tutto solo soletto coi miei pensieri.

La curiosità non riguardava solo quel robottino, avevo anche altre domande irrisolte al tempo, ma non capivo neanche quale fosse l'intenzione di Barbie e del suo team. Volevano cambiare aspetto a Toy Boy, per capire se avrebbe avuto un effetto migliore sulla nostra produttività con un'altra apparenza? Mettergli dei vestiti carini? Dargli dei power up?

Al tempo non potevo saperlo, anche se lo sospettavo, ma avevo indovinato. Mancavano diciotto minuti alle undici quando Barbie e Toy Boy si presentarono al Metropolitan Opera House.

Per la loro media erano molto in ritardo, e per noi che eravamo curiosi oppure ansiosi erano molto molto in ritardo.

Quel giorno il lavoro da fare non era tanto, avevamo ultimato quasi tutto il giorno prima, ma sebbene nessuno lo avesse ammesso apertamente, tutti volevamo vedere cosa sarebbe successo e nessuno si decideva a levare le tende. Per questo, invece di ultimare i lavori e tornarcene tutti a casa, stavamo lavorando alla velocità di tartarughe assonnate e prendendo continui caffè per far passare il tempo.

Ormai Balzo aveva un mal di pancia terribile e doveva fare un salto, anzi, un balzo, in bagno ogni manciata di minuti a e sia io che Lydia facevamo i vaghi e passavamo continuamente davanti alla porta. Io portavo in giro una scatola con un cacciavite dentro per fare finta di fare qualcosa, lei stringeva tra le mani una giacchettina rossa molto graziosa, con un piccolo trifoglio vero cucito sul cuore, proprio a misura di Toy Boy.

Barbie fu la prima a varcare la soglia, con il borsone decorato con lo spicchio d'anguria a tracolla. Indossava vestiti bianchi ed eleganti, di quelli che si tirano fuori per le occasioni importanti. Alle sue spalle un uomo alto e magro le caracollava dietro, con gli occhi neri e vacui appiccicati alla nuca di lei, come se avesse avuto paura di perderla se solo avesse distolto lo sguardo.

Deus Ex MachinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora