Vedi, la storia che sto per raccontarti è vera al cento per cento. Non solo io ero là quando è successo e ho potuto vedere tutto coi miei occhi, sentire tutto con le mie orecchie eccetera, ma c'erano anche molti altri testimoni.
Forse qualcuno è anche rimasto traumatizzato. Penso che tanti di loro avrebbero preferito non essere testimoni di ciò che avvenne, ma non io! Io voglio sapere tutto: quello che mi fa paura è che le cose spaventose mi accadano attorno senza che io ne sappia nulla, non il contrario!
Ero stato assunto da pochi, pochissimi giorni al Metropolitan Opera House. Ero nuovo al lavoro e mi sarebbe piaciuto fare amicizia – mi vedi, no, che sono una persona socievole? – ma non era facile. Gli eventi recenti hanno stancato molto la gente, così chi lavorava con me era diffidente e col pensiero fisso a tornare a casa e farsi una cioccolata o qualcosa del genere. Non c'era interazione, ognuno pensava solo a fare la propria parte.
La gente stanca e stressata e senza amici, però, non lavora bene.
Ecco come partì l'esperimento.
Diversi studi dimostrano che se sul posto di lavoro c'è una cosuccia carina che stempera le tensioni, come un gattino, aumentano sia l'efficienza che la coesione dei lavoratori.
Noi avevamo, in effetti, un micino che girava per l'Opera House, ma Bringo Junior è una gatta col nome da maschio che si fida solo di me, quindi non andava bene per tener compagnia a tutti.
Forse fu anche per questo che non scelsero di portare un animale vero: bisognava occuparsi di lui, pulirlo, nutrirlo, e la sua amicizia e lealtà non sono incondizionate come si potrebbe credere... non per un gruppo di estranei tutti diversi tra loro. Invece, un giorno, mentre lavoravamo dietro le quinte, arrivò tra noi una donna bionda vestita tutta di bianco.
Aveva una borsone a tracolla con sopra disegnato uno spicchio d'anguria, e le iniziali W e I cucite sopra in bianco. Lo accarezzava con una mano come se fosse stato un cucciolo.
«Potete chiamarmi Barbie» Disse, dopo averci salutati. Sorrideva, ma era di cortesia. Ricordo che la sua voce aveva una qualità ruvida che mi piacque, e che sembrava molto stanca.
«La farò breve. Il lavoro che state facendo è pesante, sappiamo che spesso vi sta tenendo lontano dalle vostre famiglie o dagli amici» Proseguì la donna «Perciò oggi ho qui con me qualcuno di speciale che ho portato apposta per tenervi compagnia».
Dal borsone estrasse un aggeggino non più alto di trenta centimetri. Aveva le fattezze di una personcina dalle forme semplici, disegnata per essere adorabile, con giunture come quelle di un manichino da disegno. Il pupattolo aveva dei ricci scuri solo disegnati sulla testa, occhietti neri e una boccuccia sorridente.
Barbie lo poggiò a terra con delicatezza e il giocattolo si animò, alzando un braccino come per salutarci.
«Ciao!» Ci disse, con una vocetta simpatica.
L'effetto era curioso, perché spesso gli attrezzi elettronici hanno delle spie luminose da qualche parte, per capire quando sono accesi o spenti. Quel giocattolo, invece, aveva tutte le lucette del caso esclusivamente sulla schiena, perciò quando si muoveva era come guardare un animaletto, più che un balocco.
Per di più la sua voce mi suonò subito familiare; pochi secondi dopo mi sarei ricordato che era la voce di un noto cantante morto vent'anni fa, forse leggermente distorta per sembrare ancora più carina. Hai presente Hawk Storm? Sì? Dalla tua faccia direi di sì. Ecco, lui.
Comunque ero incuriosito, perciò mi avvicinai.
«Ciao!» Salutai a mia volta, abbassandomi un poco per vederlo meglio.
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Deus Ex Machina
Science Fiction[Storia completa] In un mondo dove chiunque nasce con un potere unico, che può andare dalla totale inutilità di farsi crescere le scaglie sulle orecchie all'incredibile e utilissima lettura del pensiero, il giovane Michele "Michelito" Philippus è ri...
