29. Marionette di Stato

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Nell'inquadratura entrò anche la donna con il trucco da punk e i lunghi capelli scuri, Maris, la prima dei Mutoid ad essersi presentata. Le sue scarpe producevano un rumore secco ad ogni passo, battendo sulle piastrelle del laboratorio.

«Wohoo, sto vedendo il pipino di una pop star!» Disse, indicando l'uomo sospeso nella vasca «Voi invece no, perché siamo rispettosi e non ve lo facciamo vedere. Comunque, in qualunque momento vi stiate trovando nel tempo, Hawk Storm è già morto, quindi voi sarete una cifra sorpresi, ammesso che abbiate riconosciuto chi è. Guardatelo! Hawk Storm, conosciuto da molti anche come Death Rider, il supereroe-cantante che grandi e piccini adoravano! Scommetto che ora ve lo ricordate. Eh eh! E starete facendo tutti delle facce sorprese da "ma non è possibile, quello è morto!"»

(Sì, effettivamente c'erano molte facce sorprese a fissare lo schermo e i bisbigli di congetture su come il supereroe potesse essersi salvato serpeggiavano fra tutta la folla. Michelito, invece, era come congelato: non riusciva neanche a pensare)

«Tranquilli, tranquilli! Non è ancora stato scoperto un potere o una tecnologia capace di riportare in vita dalla morte e neanche di viaggiare nel tempo, quindi quello che vedete qui non è Hawk Storm, ma solo un clone» spiegò Maris, agitando un indice in aria «Scommettiamo che non lo sapevate, che esiste un programma statale di clonazione dei supereroi con poteri unici! E mister Hawk Storm ne aveva uno che era davvero fantastico, ma noi non siamo qui per questo. No, no, siamo qui perché secondo i nostri sondaggi, una delle voci più amate d'America è quella di Hawk Storm: mette allegria, ma rassicura anche. E noi vogliamo dare a Toy Boy la voce più amata d'America, ma anche raccontarvi del programma segreto di clonazione che si svolge a vostra completa insaputa. O quasi: magari qualcuno di voi lo sa perché ha dato la disponibilità».

Maris tamburellò con le unghie sul vetro del vascone, guardando verso l'alto, in direzione del volto rilassato dell'uomo.

«Lui per esempio» Disse «Ha dato il suo consenso scritto per la clonazione. E ha dato il suo consenso scritto anche per il doppiaggio di Toy Boy! A dire il vero avrebbe dovuto farlo lui in persona, ma lo hanno fatto saltare in aria prima e i brandellini di carne sparsi in un prato non sono molto eloquenti, ehem...»

(«Okay, è morto, è ufficiale, non è papà» Sentenziò Michelito, che pure non poté fare a meno di rabbrividire).

«... Perciò dovremo utilizzare solo il suo corpo, senza la sua mente. I corpi clonati hanno un inibitore nel cervello, che impedisce loro di sviluppare qualsivoglia personalità: questo coso qui, per quanto somigli al vostro beniamino Hawk, è scemo come una pigna e riesce a malapena a respirare da solo. Avrà perciò bisogno di essere guidato da un doppiatore, che prenderà il controllo del corpo vuoto e lo userà come una sorta di marionetta. Inquietante, vero? Ma è tutto legale e abbiamo il permesso, quindi niente paura gente! Adesso andiamo in sala, perché non vi faremo vedere il modo in cui viene tirato fuori, asciugato, vestito, perché insomma, non siamo qui a vedere cose morbose! O meglio, sì, un po' morbose sì, ma sempre con rispetto. Rispettiamo tutti, vero Toy Boy?»

«Vero!» rispose la voce robotica dell'androide

«Non vedo l'ora che tu abbia un doppiaggio decente, stellina. Così ci potrò finalmente credere che non ti vuoi ribellare e uccidermi come nei film di serie B sui robot assassini»

«Non ti voglio uccidere! Ti voglio bene!»

«Con quella voce sei poco convincente. Spegni e andiamo, Toy Boy!».

L'inquadratura divenne nera per un istante. Si udì un rumore sottile e ritmico, simile a quello della ventola di raffreddamento di un computer, poi le luci si riaccesero sull'interno di una stanza coperta di pannelli insonorizzanti grigi, occupata da due persone: Maris e quello che sembrava Hawk Storm, vestito con una semplice maglietta nera e un paio di pantaloni color crema.

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