Lydia si era frapposta tra Barbie e Toy Boy, allargando le braccia come se la sua presenza fisica potesse proteggerlo dalle parole.
«Codice invalido» Disse Toy Boy, ma non sembrava molto in sé.
Lydia si voltò per prendergli il viso tra le mani, senza celare neppure le lacrime. L'avevo sempre considerata fragile, ingenua per il modo semplice e genuino con cui si era affezionata a Toy Boy, ma era stata l'unica tra quelli che non erano d'accordo ad avere il coraggio di farsi avanti.
Il robot sembrava essere in stato confusionale, anzi, peggio: i suoi occhi vivaci sembravano senza vita, non simulava neppure più il respiro. Era immobile e morto come una statua di cera, ma le sue finte iridi marroni andavano comunque da una donna all'altra, in attesa.
Lydia gli accarezzò una guancia, poi le sue mani scesero ad aggiustargli il farfallino già dritto.
«Oh, Biscottino...»
«Non è un essere umano» Sbottò Barbie, impaziente, facendo un passo avanti «Mi dispiace, ma la situazione è chiaramente sfuggita di mano. È per il vostro benessere anzitutto che mi trovo costretta ad agire, e devo farlo prima possibile»
«Non è un essere umano» ripeté Lydia, voltandosi per fronteggiarla «Ma è una persona. Come puoi fargli questo? Tu lo hai cresciuto! Tu lo hai creato! Non vedi che è diventato anche di più di quel che pensavate? Per favore... per favore, lasciatelo con noi, ci occuperemo- io mi occuperò di lui se non puoi amarlo com'è. Ma non possiamo...»
«Guardalo» la interruppe Barbie indicandolo «Sono la prima ad essere felice che abbia funzionato tanto bene da potervi... ecco, da poter guadagnare il vostro affetto, ma quella ti sembra una persona?».
Immobile, senza espressione, Toy Boy non sembrava molto umano in quel momento. Non ero abbastanza vicino da udirlo, ma potevo immaginare vividamente il suono dei suoi ingranaggi interni.
«Sì» Rispose senza esitazione Lydia «Perché so che è Toy Boy, so che cosa gli stai facendo»
«Non potrei controllarlo in questo modo se fosse una persona. Mi spiace, ma lui non è ciò che pensi» la scienziata voleva forse essere compassionevole, ma il suo tono brusco tradiva la fretta e l'irritazione
«Non lo vedi, che questa è la prova? Ha ragione lui! Se fosse solo un robot controllato da te, come potrebbe avere dei desideri propri che vanno contro la sua programmazione?».
Barbie scosse la testa, emettendo un suono nasale a metà tra l'esasperazione e il disgusto «Non ha senso. Questo è un malfunzionamento, niente di più, niente di meno. È come attribuire una coscienza ad uno smartphone solo perché si è rotto e non legge più il tuo tocco. Toy Boy è un automa di altissima tecnologia, è programmato per imparare ed evolversi, è capitato che abbia imparato le cose sbagliate, ma devo rimediare ora».
C'era una nota di allarme nelle sue parole che mi incuriosì. Mi chiesi cosa sarebbe successo se non avesse rimediato subito, e se ciò che la allarmava avrebbe potuto essere pericoloso anche per noi.
«Mamma, codice invalido» Pigolò l'automa. Sembrava che gli venisse difficile esprimersi, anzi, mi sorprese che riuscisse a parlare. Non sapevo perché l'attivazione del comando di Barbie lo avesse messo in quella condizione, ma non sembrava intenzionato a demordere: «Rinnovo la mia richiesta di identificazione come essere um...»
«Toy Boy, sta' zitto».
Lui ammutolì all'istante, sconvolto dalla rabbia brusca di lei. Era un oggetto creato per renderci felici, quindi credo che vedere che stava provocando delle emozioni negative nella sua creatrice fosse una delle cose peggiori possibile a cui potesse assistere.
«Lui è un giocattolo» disse la donna aspramente «Mi dispiace, volevo renderlo meno traumatico, ma non sei in grado di capire. Comunque, non ho bisogno della vostra approvazione per operare».
Lydia sgranò gli occhi e gridò, mettendo le braccia avanti:
«No! Per favore, no! Mastercode: ti-bi-venutuno-novanta-sette!».
Era il codice giusto, ma era come se Toy Boy non potesse sentirla, perché non reagì.
Certo, immagino che avesse avuto qualcosa a che fare con il "profilo vocale" a cui aveva accennato la dottoressa nei comandi precedenti, ma Lydia non sembrò in grado di capirlo.
La voce di Barbie stavolta parlò senza esitazione, ignorando le urla e le proteste di Lydia
«Toy Boy, cancellazione della conversazione degli ultimi sessanta minuti sul disco fisso, codice uno-due-due-tre»
«No! No! Non puoi fargli questo, no!».
Toy Boy sussultò, e alzò le mani in segno di supplica. Ma l'ordine era stato chiaro.
«A-attendi, per favore... Operazione in corso...».
Ci fu un click. Un click forte, abbastanza da essere udito a distanza. Poi la faccia di Toy Boy tornò sorridente, distesa.
«NO!» Gridò Lydia «No, no, no... Toy Boy... Toy Boy...»
«Lydia» le rispose il robot, allegro «Posso aiutarti in qualche modo?»
«Toy Boy» si intromise Barbie «Adesso è ora di andare via. Sei stato efficiente, ma il tempo è finito, vieni».
Toy Boy le diede la mano, come un bambino troppo cresciuto, e lei lo portò via. Lydia era furiosa, continuava a gridargli dietro, a sbattere a terra i piedi, a cercare di far ricordare a Toy Boy che lui era una persona, una persona vera, che non era diverso da un essere umano.
Ma quella fu l'ultima volta che vedemmo Toy Boy.
Però non fu l'ultima volta che sentimmo parlare di lui.
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Deus Ex Machina
Science Fiction[Storia completa] In un mondo dove chiunque nasce con un potere unico, che può andare dalla totale inutilità di farsi crescere le scaglie sulle orecchie all'incredibile e utilissima lettura del pensiero, il giovane Michele "Michelito" Philippus è ri...
