La portiera dal lato guidatore era ammaccata verso l'interno e bloccata parzialmente dal muso del furgone: sarebbe stato impossibile aprirla.
«Devi uscire dal mio lato, Ale!» Esclamò Michelito, affrettandosi a raggiungere la maniglia del suo sportello «Forza!».
La ragazza lo guardò come attraverso un muro di nebbia, distante. Michelito le prese la mano e la tirò, la costrinse a muoversi, la portò fuori, sorreggendola per non farla cadere. Quasi inciampò lui stesso in quella fuga precipitosa, saltellò con le punte dei piedi sull'asfalto, si strinse al petto Ale.
«Dobbiamo andare» Disse, con urgenza.
E questa volta lei capì fulmineamente e fu come se un velo si dissipasse dai suoi occhi. Annuì e prese a correre, così veloce che all'iniziò Michelito rimase un po' indietro. Poi si presero per mano.
Qualcuno li inseguiva: ne sentivano i passi, le scarpe rinforzate, il peso del corpo.
«Fermi!» Disse una voce rauca, che somigliava al gracchiare di un corvo reale.
Ale svoltò, tirando con sé il ragazzo, e continuò a correre in salita, per un vicolo viscido e costellato di sacchetti neri pieni di spazzatura.
«Chi sono?» Domandò, con un filo appena di fiatone
«Non lo so» rispose Michelito «Non sembrano sbirri. Avevano un furgone da gioiellieri»
«Gioiellieri?»
«Sì. Forse sono inviati dal governo...»
«No. No. Sono i Gioiellieri Vespa»
«Come?» Michelito si guardò indietro.
Molto indietro, lontano da loro, arrancava un uomo pesante, con un grosso casco nero in testa che ne celava il volto.
«Sono criminali» Disse Ale, fermandosi «Non c'entra il governo. Ci hanno speronati per le sigarette...»
«Come fanno ad andare in giro di notte senza permesso?»
«Ce l'hanno il permesso» rispose Ale, con voce sempre più alterata «Trasportano gioielli da un paese all'altro. Ma derubano anche gli altri autotrasportatori. Vogliono le nostre sigarette».
La ragazza girò sui tacchi e iniziò ad avanzare verso l'uomo con il casco nero, che rallentò e trasformò la sua corsa in un trotto.
«Lui vuole che scappiamo» Continuò Ale «Così il suo compare può scassinare il mio camion e fregarsi le sigarette»
«Ah» fece Michelito, occhieggiando al misterioso uomo con il casco.
Il Gioielliere Vespa era grosso due volte Ale, con la pancia rotonda, braccia e gambe pesanti. Si era fermato e persino la sua postura sembrava perplessa... perché quella ragazzina non scappava più?
«Vattene» Disse Ale ad alta voce «Vattene subito».
Il Gioielliere Vespa rise, emettendo un suono che somigliava ad un accesso di tosse grassa.
«Perché dovrei, bimba?» Domandò.
Ale alzò una mano verso di lui, le dita ben aperte e tese.
«Perché altrimenti ti stritolo il cuore» Rispose, con aria feroce.
L'uomo con il casco inclinò appena la testa di lato, poi iniziò a tossire davvero; prima piano, una tosse controllata, un paio di colpi trattenuti... come se avesse potuto davvero trattenerla! Illuso. I colpi di tosse si fecero più forti e l'uomo si artigliò il petto.
Ale stava chiudendo le dita con esasperante lentezza, come se stesse lottando contro la resistenza di qualcosa, quasi avesse un oggetto fra le mani e lo stesse strizzando con tutta la forza delle sue dita.
Il Gioielliere Vespa, ansimante, si girò e iniziò a scappare.
«L'ha capito» Disse Michelito, con ammirazione.
Una volta allontanatosi, l'uomo con il casco riuscì a respirare di nuovo liberamente e accelerò: i poteri di Ale non potevano arrivare a quella distanza.
«Andiamo» Borbottò Ale «Riprendiamoci quello che è nostro».
Poi però, girato l'angolo, Michelito e la ragazza si ritrovarono a fissare la sgradita sorpresa di una canna di pistola puntata verso di loro. Non abbastanza lontana, però: Ale mosse appena un dito e l'oggetto salto verso l'alto come se un calcio l'avesse colpito.
Il Gioielliere Vespa emise un mezzo ululato di stupore, indietreggiando mentre l'arma ricadeva per terra tintinnando e iniziava a scivolare verso Michelito e Ale, quasi fosse dotata di vita propria.
La ragazza aprì la mano e la pistola ci volò dentro. Lei richiuse le dita, alzò l'arma e fece fuoco, senza pietà, senza preannunciarsi.
L'uomo grugnì e gracchiò, cadendo su un ginocchio, tutto piegato verso la ferita: il suo piede destro, la cui scarpa bruna era stata bucata da parte a parte. Il sangue, quasi nero nella notte, con tremolanti bordi del lucente giallo dei lampioni, si iniziò a spargere da sotto la suola.
«Il prossimo colpo è in testa, se non mi dici dove tieni i soldi» Disse Ale
«I soldi?» Ansimò il Gioielliere Vespa
«I soldi. Per pagare i danni al mio mezzo» rispose la ragazza, fra i denti
«Non ucciderlo, Ale» mormorò Michelito, abbracciandola da dietro, delicatamente per evitare di causarle una reazione
«Ah, sono nel... nel... nella mia tasca, ecco, sì, dietro, qui» disse l'uomo, raggiungendosi con una mano il retro dei jeans
«Se tiri fuori un'arma, anche solo un coltellino da frutta, ti sparo» garantì Ale
«Certo, certo...»
«E il tuo complice?»
«Complice?»
«Di solito siete sempre due. Dov'è il tuo complice?»
«Non ho nessun complice. Sono uscito da solo»
«Stai mentendo»
«Non sto mentendo, io...».
Ale sparò. Michelito la lasciò andare immediatamente, chiudendo gli occhi e piantandosi le mani sulle orecchie, spaventato.
«Non sto mentendo, non sto mentendo!» Balbettò il Gioielliere Vespa, quasi gridando.
Ale aveva soltanto sparato in aria e Michelito fu sollevato di non vedere nessun cadavere quando riaprì, molto lentamente, gli occhi. Lei teneva di nuovo la pistola puntata sul ladro e aveva l'aria di qualcuno che avrebbe sparato senza esitare se gliene si fosse data la ragione.
"Un animale spaventato che non vuole mai più cadere in trappola" Pensò Michelito "Probabilmente quell'idiota con il casco non riesce a immaginarsi la paura che prova Ale in questo momento. Non lo sa che lo ammazzerebbe per quanta paura ha".
E invece sembrava che il Gioielliere Vespa potesse immaginarsi benissimo cosa stava succedendo, perché si tolse il portafogli dalla tasca, con cautela, e lo posò per terra, di fronte a sé. Ale usò i suoi poteri per farsi volare anche quell'oggetto in mano, nella sinistra, e lo porse a Michelito.
«Esci tutti i soldi. Lascia i documenti» Disse, senza riuscire del tutto a nascondere un tono tremulo.
Michelito sapeva perché lo stavano facendo: le riparazioni sarebbero state costose, anche se forse non quanto farsi riparare il piede lo sarebbe stato per il tizio. Svuotò in fretta il portafogli (seicentodieci dollari in banconote di vario taglio), diede un'occhiata veloce alla carta di identità del tizio e poi buttò per terra tutto quello che non gli serviva.
«Andiamo via» Disse, con tenerezza, poggiando una mano sulla spalla di Ale. Lei camminò all'indietro, un gamberetto aggressivo e spaventato, risalendo piano piano sul camion e continuando a puntare il gioielliere vespa con la pistola.
«Non può farci niente. Dammi questa» Disse lui, allungando le mani per prenderle l'arma. Lei lo lasciò fare, arrendevole.
I due si sistemarono sui loro sedili, allacciarono le cinture di sicurezza e Ale diede inizio alla manovra per rimettere dritto il veicolo sulla strada. Colpì più volte il furgone, spostandolo come se fosse un giocattolino: anche se era corazzato, era pur sempre un mezzo svariate volte più leggero del suo possente autocarro.
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Deus Ex Machina
Ciencia Ficción[Storia completa] In un mondo dove chiunque nasce con un potere unico, che può andare dalla totale inutilità di farsi crescere le scaglie sulle orecchie all'incredibile e utilissima lettura del pensiero, il giovane Michele "Michelito" Philippus è ri...
