13. Il desiderio di fuggire

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Michelito sospirò leggermente, frugandosi in tasca. Strinse le dita su un biglietto dell'autobus, un cartoncino leggerissimo, con una singola striscia plasticata nel centro, che opponeva una leggerissima resistenza sotto il suo pollice. Era un biglietto per il Nocturne, l'unico mezzo pubblico autorizzato a girare nelle ore notturne, solitamente zeppo di poliziotti armati, a volte ospitava persino un supereroe a bordo... Michelito non aveva mai avuto alcun problema a prendere il Nocturne, no. Era figlio di due super, lui, rispettato, amato, simpatico a tutti.

Ma se adesso le cose fossero cambiate? Se per qualche motivo quello che aveva fatto al Metropolitan lo avesse fatto etichettare come criminale? Il biglietto per il Nocturne sarebbe diventato un biglietto di sola andata per la prigione. O peggio.

«Volevo andare a casa» Disse il giovane Philippus, estraendo la mano dalla tasca con cautela, come se l'aria fuori dai suoi pantaloni fosse fredda, pericolosa «Però non so se prendere il Nox... forse non c'è motivo di avere paura, ma se invece gli sbirri mi cercano?»

«Perché hai aiutato Fernando?»
«Sì. Lo sai com'è, no? Oggi ci mettono un attimo a riscriverti. Un attimo sei un lavoratore esemplare e l'attimo dopo sei il nuovo boss spawnato direttamente dall'inferno a cui sparare a vista. Io ho... ho paura. Forse non ce n'è motivo, però...»

Ale si sfilò il cappellino, scoprendo i cortissimi capelli neri, rasati ai lati. Pensierosa, strinse il cappellino fra le mani, lo rigirò fra le dita due volte, poi se lo rimise in testa con cura.

«Vengo a casa tua. Ti accompagno con il camion» Disse

«No. No, no c'è il coprifuoco, non lo puoi fare»

«C'è il coprifuoco solo per i mezzi civili, io ho l'autorizzazione per il trasporto di tabacchi»

«Sul serio?»
«Domani devo andare ad Arlington per consegnare dieci casse di Goodealer»

«Goodealer?»
«Sono sigari. Li fanno qui vicino, c'è un'azienda che paga bene per il trasporto... domani mattina presto dovrò partire, ma ci metto al massimo mezza giornata per fare tutto il lavoro e sarò di nuovo da te. Per ora, se vuoi, ti accompagno a casa e se ci fermano gli sbirri posso sempre dirgli che stiamo andando a consegnare i Goodealer... gli sbirri vanno matti per i Goodealer e la signora Ari, la proprietaria, li paga pure per non mettere il naso nelle sue faccende, perciò è una copertura sicura»

«Wow. Perché non sapevo queste cose?»
«Perché a te i tabacchi vari hanno sempre fatto schifo»
«Ottima osservazione» rise Michelito, sollevato «Allora andiamo. E, Ale... grazie».

La giovane donna sorrise appena, per meno di un secondo: sollevò un angolo della bocca, morbidamente, quasi timidamente, poi si alzò e si infilò le mani profondamente nelle tasche.

«Vieni» Disse.

Michelito si sporse sul bancone per baciare su una guancia Ginger.

«Ciao Bro!» Salutò «Ci vediamo poi»

«Ci vediamo» rispose il ragazzo alto, afferrandosi il grembiule con le manone.

Michelito e Ale uscirono nella notte. C'era un silenzio quasi irreale: nessuno che camminasse per le strade, niente grilli, niente uccelli notturni, neppure il rumore di una zampetta posata a terra o di una ruota che si muoveva sull'asfalto. Il suono della portiera del camion che veniva aperta risuonò come se fosse dieci volte più forte.

Michelito balzò sul sedile passeggero e si allacciò la cintura di sicurezza, sospirando.

«Credi che adesso la polizia mi cerchi?» Domandò.

Ale ci pensò mentre metteva in moto. Attese per un tempo lunghissimo prima di rispondere: oltrepassò un blocco di attività commerciali, due incroci, un carrarmato parcheggiato e un cavallo morto. Poi parlò.

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