Capitolo 69

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Vi consiglio di ascoltarla con questa canzone non
appena leggere queste prime sei pezzettini, ovvero quando vedete il testo della canzone!

In quei giorni sembrava che il mio mondo avesse avuto una specie di black out, come se avessi spento tutte le luci per non vedere più le ombre che mi circondavano, non avevo più voglia di inseguirle o di aver paura di loro, avevo pensato che mettere in pausa la mia vita per un attimo non era poi così male, eppure le federe del cuscino bagnate, la fronte imperlata dal sudore e tutti quei brutti sogni pronti a diventare dei veri e propri incubi non mi facevano riavviare l'intero sistema. Il fatidico mal di testa non poteva più essere una scusa eclatante per saltare altri giorni di scuola, i miei genitori iniziavano a sospettare ci fosse qualcosa di anomalo nei miei comportamenti, ma non domandarono il perché e io gliene fui davvero grata. Avevo bisogno di spazi.

Il corridoio sembrava molto più lungo se percorso in solitudine, ma la verità è che io avevo paura di sollevare lo sguardo e di ritrovarmela davanti, per come mi sentivo guardarla negli occhi e sostenere il suo sguardo sembrava impossibile, eppure quegli occhi tanto vispi, e vivaci adesso provavano per me soltanto rabbia, commiserazione forse. Provavo a immaginare. Nella mia testa pianificai una tattica, o una cosa simile per affrontare quella giornata: entro in classe, ascolto o almeno ci provo e torno a casa.
Entro, ascolto, torno, indicai sulle punte dei polpastrelli. Afferrai i libri dell giornata e con gesto veloce chiusi l'armadietto dirigendomi al secondo piano. Avrei persino dovuto pensare di mettermi una tuta che potesse mimetizzarmi e invece la maglietta celeste, i pantaloni bianchi non sembravano esser un ottimo modo per passare inosservati. Abbassai la testa, avevo paura di qualche incontro visivo con lei.

"Ehi." Mi sentì chiamare, cercai di velocizzarmi facendo finta di essere distratta da qualsiasi cosa, che fosse la parete piena zeppa di cartelloni, le mie fantastiche e noiosissime scarpe di sempre, o persino la voce stridula di Kimberly dall'altro capo del corridoio, adesso ci mancava soltanto Tyler tra le altre cose, mi obbligò ad arrestare la mia fuga quando strillò il mio nome come se non ci fosse un domani, dopo qualche secondo strinse il mio braccio in una stretta ferrea, le sue gambe ringraziavano, mentre le mie le avrei volute sgridare, ma non ero così pazza da discutere con due arti "Mi ignoravi?"
chiese retoricamente, scontento con tono canzonatorio, avrei voluto rispondere che sì, avrei voluto ignorare tutti e tutto ma rilassai le spalle e con un modo beffardo lo presi in giro "Certo che no, in questi giorni non sono venuto apposta, non volevo vedere la tua pessima faccia." In verità un po' mi era mancato ma questo non glielo avrei detto, non l'avrei ammesso.

Ci pensò qualche attimo, si rese conto di quanto fosse una tale cavolata, avvolse il suo braccio sulle mie spalle e mi avvicinò a lui "Ho bisogno di staccare un po' la spina, voglio dire a volte necessito proprio di cambiare aria, hai mai provato questa strana sensazione?" Cercò di spiegarmi, ma io afferrai subito il concetto, quanto avrei voluto scomparire per poi riapparire piena di vita, scomparire per poi tornare più forte come una batteria ricaricata.
"Non ti biasimo, non sono stati giorni felici."
Palesai ricevendo un'occhiata incuriosita, scrollai le spalle non dissi nulla nello specifico, mi limitai a guardarlo di sbieco in silenzio mentre camminavamo per poi ritrovarci di fronte al distributore automatico.

"Facciamo una cosa adesso." Esortò prendendo qualche spiccio dalla tasca dei suoi jeans chiari, lo squadrai per un po', i suoi pantaloni fasciavano perfettamente le sue gambe lunghe e atletiche, mentre la maglietta bianca, gli donava tantissimo, ce l'aveva al di sotto della sua felpa, ma poteva vedersi benissimo dalla sua zip abbassata, inserii le monete all'interno di quell'enorme frigo a gettoni "Prendiamo le nostre cose, queste buonissime barrette- ne allungò una che agguantai prontamente- e facciamo una piccola gita, chiamala gita scolastica."
"Suona bene." Ammisi sorridendo stupendomi persino di me stessa, non ero il tipo di persona da saltare le ore scolastiche senza pensare alle conseguenze, o tantomeno alla faccia dei miei genitori quando avrebbero scoperto una scappatella da scuola, ma non avevo nessuna intenzione di pensarci oggi.

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