Capitolo 4

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Cosa non dovrebbe fare una persona per essere mia amica, principalmente alle otto di mattina? Semplice: non doveva parlarmi.

La voce stridula di Julie tuonava nelle mie orecchie come se fosse un disco rotto, non faceva altro che parlare di quanto fosse eccitante osservare qui ragazzi con la divisa, durante una partita di basket, le ripetevo da circa una manciata di minuti che fosse disgustoso, ragazzi che rincorrevano una palla estremamente sudati, ma qualora la contraddivo ricominciava il suo monologo sulla squadra, nello specifico di Logan.

"Quindi andiamo domani?"

I suoi occhioni dolci mi scrutarono insistentemente, le sue mani congiunte e il labbro sporgente, non avrebbe accettato un no, tutta via volevo farla ammattire per un po'.
Scossi la testa e guardai altrove mordendomi il labbro, sarei scoppiata a ridere da un momento all'altro se avessi continuato a osservarla.

"Davvero non verrai a vedere quei maschioni?"

Sgranò gli occhi come se fosse una cosa non tanto normale, si portò una mano al cuore e indietreggiò di qualche passo sussurrando:
Non puoi davvero farmi questo...

"Vorrai dire quei trogloditi!"

Ribatto scuotendo la testa divertita, sospira come se dovesse ingioiare il rospo, come se da un momento all'altro potesse urlarmi conto, sicuramente con una delle sue frasi:
"Tu sei pazza." O magari  "Non fai parte di questo mondo, mi chiedo ancora come io faccia ad esserti amica."

"Se verrai ti comprerò le barrette, le tue preferite."

Aggrottai la fronte visibilmente interessata, come avrei potuto rifiutare davanti a un simile compromesso? Avrei sprecato sicuramente una o due ore della mia vita per del cibo gratis?
Certo che sì!

"Mh può darsi che in questo modo farei un pensierino ma- mi spostai una ciocca dietro l'orecchio, il suo sguardo supplichevole era da incorniciare eppure adoravo farla ammattire-
non so..."

"Per una settimana, questo è il mio compromesso, ci stai?"

Allungò la mano verso di me, esitai un momento prima di stringerla.
Ero raggiante come una pasqua, avevo concluso l'affare migliore che ci potesse essere.

"Sapevo avresti accettato."

Si vantò mettendo in mostra i suoi denti perfetti, alzai un sopracciglio come a dirle
"Sono davvero così scontata?"

"Non è colpa mia se amo il cibo, più di quei trogloditi con un neurone e quel fisico scolpito."

scrollai le spalle ridendo sommessamente, raggiunse la sua compagna di classe, Jennifer dopo avermi salutata con un gesto rapido della mano, mi guardai attorno un po' spaesata, com'è possibile che tutti sembrano ricordare
l'orario tranne me?
Agguantai lo zaino rosso, feci una smorfia di disgusto quando guardai le scritte che avevo creato appositamente per renderlo originale,
peccato che nel tutorial sembrava così facile,
tuttavia sembrava scarabocchiato da un bambino.

"Matematica, matematica..."

Per un momento sperai di aver letto male, e invece nemmeno quando mi stropicciai gli occhi cambiò qualcosa, mi aspettavano due ore d'inferno.

"Buongiorno signorina, vuole anche un cappuccino o preferisce un cornetto?"

la donna continuava a fissarmi con astio, picchiettava sul pavimento quei tacchi decisamente orribili, mentre la sua gonna lunga e spiegazzata sembrava andargli troppo piccola, quelle rughe e quello sguardo che riservava a pochi: ritardatari, combina guai e soprattutto a me, la combinazione perfetta tra pasticciona e una frana.

"In verità mi andrebbe bene anche della cioccolata, una barretta di quelle che vendono
qui a scuola- mi picchiettai il mento- dovrebbe provarla anche lei!"

Per un momento notai il suo volto rosso che non desiderava altro che sbranarmi, i suoi occhi piccoli erano tutt'altro che minacciosi, soprattutto quando gli assottigliava in quello strano modo, mi dava l'aria di una cinese.

"Vada immediatamente a sedersi se non
vuole passare a far visita alla preside."

tuonò, mi rivolsi vero i miei compagni di classe, che si stavano godendo la scena
con grande interesse, notai alcuni stringere il labbro per non scoppiare a ridere.

"Dovevi proprio sederti qui?
Non sopporto le ragazzine come te."

marcò l'ultima frase alzando gli occhi al cielo.

"Il sentimento è reciproco, e se in caso non l'avessi notato questo è l'unico posto libero."

ribatto alzando di poco la voce, forse per auto valere la mia autorità, eppure non sembrava così, dal momento in cui rise scuotendo la testa bofonchiando frasi stupide:
"Sei proprio una nana"
"La piccoletta si sta scaldando eh!"

"Sei solo un ladro."

quasi sussurrai ma il suono arrivò all'orecchio di questo troglodita, se non fosse per la professoressa alias gallina alias stupida, l'avrei preso a calci nel sedere già da subito.

"Un ladro di barrette."

Aggiunsi guardandolo negli occhi per qualche istante, ma quando scoppiò a ridere non solo le oche mi continuavano a fulminare, soprattutto perché ero finita vicino a Tyler, ma la "gallina" si voltò poggiando il gesso sulla cattedra, avanzò verso di noi come un soldatino alle prese con la sua nuova arma, in questo caso quelle scarpe viola, e urlò come un'isterica:

"Adesso fuori!"

mi tappai le orecchie e seguita da quel deficiente uscimmo fuori dall'aula.

Qual era il mio obiettivo?
Non essere notata.
Menomale che dovevo apparire invisibile...

Pensai fra me e me...

"Allora..."

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