Capitolo 19

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TYLER

Per la maggior parte dei ragazzi  si prospettava una serata ricca di divertimento, e chissà magari portarsi una ragazza a letto era il loro obiettivo, l'idea mi allettava e non poco, godermi la serata però non era una delle mie priorità.

Sarei andato alla festa con i miei amici, successivamente avrei attutato il mio piano, che avevo elaborato fin da troppo tempo, e doveva assolutamente andare a buon fine.

Indossai una camicia nera, arrotolata sulle braccia, dei semplici jeans del medesimo colore e le scarpe più comode che possedevo, raccattai il cellulare, e il borsone che avrei posato nel bagagliaio, per potermi cambiare successivamente.

Scesi in fretta e furia per non far aspettare quei due idioti, nonostante gli volessi bene, erano due stupidi che cercavano ormai da tempo di filtrare con mia madre, ignari che lei mi raccontasse di come fossero carini però troppo piccoli per la sua età, e sottolineava di quanto amasse papà.

Poco tempo fa parlammo, non ricordo bene come potessimo passare dalla verdura e la buonissima pasta al forno, all'argomento "sincerità di papà", tuttavia una morsa strinse il mio stomaco quando disse che lei si fidava ciecamente e sapeva che non le avrebbe mai nascosto nulla, accennai un sorriso e cercai di sfuggire al suo discorso.

Papà mentiva, erano affari di famiglia, e se non fosse per il dolore che la inghiottiva, sarebbe al corrente anche lei, della situazione.
Esistono bugie dette in buona fede?

Non avevo una vera e propria risposta, in fondo sapevo che sarebbe stato meglio dirle tutto, affrontare il discorso, ma nessuno dei due aveva il coraggio di vederla piangere e soffrire.

Io avrei preferito sempre la verità sconfortante che una bugia che mi avrebbe soltanto portato a una falsa interpretazione della realtà.
Se arriverà il momento di parlarne, sarà quando tutto sarà risolto, almeno una cosa su cui siamo d'accordo io e mio padre.

"Ragazzi volete smetterla di
infastidire mia madre?"

li guardai di sbieco mentre mia madre se la rideva sotto i baffi, per lei erano come dei figli, venivano sempre a casa mia quando ero piccolo, e da lì non ci siamo più separati, scegliere il gioco della console era l'unico problema più grande che ci torturasse.

"Ma noi non la i fastidiamo mai, magari sei tu che le dai fastidio, non è vero Mary?"

Ridacchiò Logan ponendo nella tasca dei suoi jeans grigi il cellulare.

"Certo, come dici tu!"

Bofonchiai prima di chiudere la porta di casa.

Fra una canzone e l'altra arrivammo a scuola, dove si teneva il fatidico ballo, quest'anno non avevo portato nessuna compagna che potesse ballare con me, tuttavia non potevo avvinghiarmi a nessuno se poi sarei "scappato" di lì a poco.

"Logan sembra aver già avvistato la sua preda."

ridacchia Fred guardandosi attorno, cercando anche lui una compagna con cui trascorrere la serata, mentre loro si dirigevano rispettivamente da due belle ragazze, il mio obiettivo era il banchetto degli analcolici, semplicemente del punch e dell'aranciata che sembrava più una bustina per il vomito.

"Non ti facevo tipo da punch."

Una voce abbastanza famigliare pronunciò dietro le mie spalle, ridacchiai fra me e me
per un momento pensai di immaginare tutto, ma quando la sua figura slanciata apparve dinanzi a me, con un vestito che le fasciava alla perfezione le sue forme, mi ricredetti.

"Beh quando è l'unica cosa da bere, e non
hai alternativa, ti accontenti no?"

ridacchiai sommessamente e anche lei sembrava divertita, ne mise un po' nel suo bicchiere prima di guardarmi con uno sguardo serio.

"Ascolta, l'altro giorno credo di aver
sbagliato forse."

Portò il suo bicchiere alle labbra, e ne bevve un sorso, la guardai con aria interrogativa così continuò:

"Hai ragione non posso giudicarti, non ti conosco, però non sono del tutto sicura che
tu sia innocente, sai per quel fatto là."

Scrollai le spalle.
Era testarda, perché ostinarsi a incolpare me?
Non le ho mai dato prova della mia innocenza, e forse avrei fatto io la stessa cosa...

"Se ti dico che qualcuno sicuramente voleva mettermi con le spalle al muro, mi credi?"

"Non lo so, ma se è come dici tu- mi punta il dito contro toccando il mio torace, senza però farmi male, un tocco delicato- dobbiamo scoprirlo, e anche se non ci sopportiamo, almeno per me è così, che ne dici di collaborare?"

"Aspetta un attimo, la stimata ragazza che mi odia è venuta a chiedermi questo?"

Ironizzai.

Mi guardò aspettandosi una risposta del genere, pronta ad andarsene senza ripensamenti, il suo sguardo era gelido, compensava più di mille parole.

"Collaboriamo."

Dissi di colpo prima che potesse girare i tacchi.

"Bene, se scopri qualcosa non esitare a chiamarmi, io farò il possibile."

"E come faremo?"

"Ho i miei metodi."

Lasciò la frase sospesa, alludendo a qualcosa, annuì e successivamente guardai il display del cellulare.

Mancavano solo due ore.

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