Capitolo 43

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...e adesso?

Tyler aveva insistito talmente tanto per accompagnarmi dentro casa che non avevo opposto resistenza, testardo com'era non mi avrebbe dato ascolto nemmeno se l'avessi implorato, dopo qualche chiacchiera e qualche battuta di troppo aveva deciso di lasciarmi ma non prima di avermi lasciato un bacio casto fra i capelli, preferiva dileguarsi prima dell'arrivo dei miei genitori, e io da una parte gliene fui grata, non avrei sopportato l'ennesimo interrogatorio, tuttavia come biasimarli?
Probabilmente avrei fatto lo stesso.

Mi rannicchiai vicino al piccolo spazio che avevo creato vicino la finestra, era davvero comodo, tra cuscini e copertine di plaid era ideale per rilassarsi, passavo la maggior parte del tempo a guardare le goccioline rincorrersi sulla finestra, e nella mia mente decretavo il vincitore proprio come quando ero bambina, tuttavia in quel momento numerosi dubbi mi passavano per la mente, alcuni non riuscivo a togliermeli dalla testa altri come piccoli lampi facevano capolino.

Tutto questo era frutto di un disegno già programmato, ma che nessuno di noi ne era a conoscenza, o forse era tutto scritto nelle stelle? Da piccola amavo pensarla in questo modo, associavo quell'immagine a dei piccoli puntini luminosi che in qualche modo appartenevano a ogni persona, inoltre fissare la distesa blu era una delle cose che amavo fare in assoluto, soprattutto d'estate e in campagna, dove il fruscio del vento accompagnava quel fantastico spettacolo.
Il destino avrebbe determinato chi, per puro caso magari sarebbe entrato a far parte della mia vita, ma solo io avrei deciso chi sarebbe restato, inoltre non facevo altro che contraddirmi, se da un lato pensavo che le nostre azioni avrebbero determinato il nostro domani, dall'altra credevo che qualsiasi cosa che facevamo sia già predetta, forse nel libro della nostra vita, o qualcosa del genere.

Incrociai le gambe e mi stiracchiai non curandomi di emettere un fastidioso suono dalla mia bocca, sembrava un gattino che stesse strillando, raccattai il telefono e lo accesi, non volevo distrazioni con Tyler, dal momento in cui pensavo che non fosse qualcosa di banale, e così si era rivelato.
In verità ancora dovevo immagazzinare quelle informazioni anche se ero sicura che quello fosse solo stato l'inizio di una lunga storia, avevo tante domande che avrei voluto sputare senza placarmi un attimo, ma sicuramente non era il momento, e dallo sguardo commiserato e angosciato che aveva avuto per tutto il discorso, mordermi la lingua era l'unica soluzione affinché trovasse anche la forza per spiegarmi.

Nel medesimo momento che il cellulare si illuminò procurandomi un fastidio agli occhi, in quanto non abituata a quella elevata luminosità, comparve una chiamata da Julie e solo qualche messaggio di Brian.
Mi sentivo decisamente una pessima amica, non mi ero fatta sentire e per di più in un momento così importante per lei, non una qualunque, ma lei. Un senso di colpa si impossessò di me in meno di qualche secondo, tempo in cui già avevo premuto la cornetta per scusarmi e per sapere le ultime novità del momento, c'è ne sarebbero state di sicuro.

Non appena sentii la sua voce squillante come al solito presi a parlare, ma soltanto qualche secondo dopo, quando la voce metallica della segreteria telefonica mi intimava a lasciare un messaggio dopo il 'bip' decisi che sarebbe stato meglio andare direttamente a casa sua, senza lasciare un inutile messaggio di circostanza, chiamatelo senso di colpa.

Agguantai la prima giacchetta che mi capitò fra le mani, legai i capelli in una coda alta e perfettamente ordinata, ovviamente per modo di dire, erano sempre crespi e annodati, nemmeno con una quantità disarmante di balsamo sarebbero stati morbidi come avrei voluto.

Fortunatamente non si trovava poi così lontano da casa mia, altrimenti mi sarei dovuta auto convivere che un messaggio sarebbe bastato, dal momento in cui la mia pigrizia non faceva altro che prendere il sopravvento in qualsiasi momento, e la mia voglia di camminare era decisamente pari a zero. Quando certe volte, mi ritrovavo a farmi i così soprannominati "film mentali", mi immaginavo seduta in qualche parte della casa con un incendio che avrebbe bruciato fino all'ultima mattonella della casa, e fossi l'unica che anche in una situazione di pericolo avrebbe dato il meglio di sé camminando come un bradipo.

Tra una cosa e l'altra mi ritrovavo già dinanzi al piccolo portone marrone che ospitava all'interno una bellissima dimora, ma la suoneria del mio cellulare mi bloccò per qualche secondo, Brian era piuttosto insistente, ignorarlo non sarebbe stata l'idea migliore, ma dovevo occuparmi di cose, o meglio qualcuno di più importante.

"Credi davvero di potermi ignorare in questo modo?"
Per un istante sperai di aver immaginato quella voce, sembrava un genitore nei miei confronti con quel tono non avrebbe fatto una piega, perlomeno non con me, intimidirmi sarebbe stata l'ultima cosa che sarebbe riuscito a compiere, ma quando con un flebile gesto mi toccò ripetutamente la spalla mi convinsi che non si trattasse di un'allucinazione, tentennai per poco ma mi voltai in fretta, cosa diavolo aveva in testa, stava cercando di fare qualcosa?

"Cosa ci fai tu qui?"
La domanda sorse spontanea, e il mio tono non ammetteva repliche, ma non sarei mai riuscita a farmi valere o spaventarlo. Insomma lui era Brian. Puntai un dito cercando di non attirare l'attenzione dei passanti e di non gridare dal momento in cui Julie o qualche suo parente sarebbe potuto uscire da un momento all'altro senza preavviso. La sua testa si mosse un po' all'indietro come per sgranchirsi un po' il collo, lo guardai di sottecchi facendo attenzione a ogni suo movimento, una cosa era certa: il fatto che fosse imprevedibile, altrimenti non si spiegherebbe il fatto per cui lui si trovi qui, proprio qui.

"Mi ignoravi, e ti stavo cercando."
Scrollò le spalle come se tutto fosse così ovvio, ma era evidentemente che non fosse solo quello il motivo, non avevo badato a leggere i suoi messaggi, capendo tutto dal mio sguardo proseguì a parlare.

"Questa sera sei dei nostri, lo sapevi vero?"
Indicò il cellulare che ritenevo rigorosamente nella tasca sinistra dei jeans, abbassai lo sguardo di poco e sbuffai rumorosamente, non era una delle mie priorità passare la serata con lui ma dovetti acconsentire. "Non rispondevi e pensavo volessi darmi buca sai." Continuò con tono provocatorio, strinsi le mani in due pugni e quasi non mi sentii sbiancare quando qualcuno prese parola, Julie.

Cazzo, imprecai mentalmente.
Lanciai un'occhiata fugace a Brian come per dirgli di dileguarsi e di inventare una scusa ma lui non fece nulla, a parte quel ghigno che mi innervosiva.

...e adesso?








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Anche il capitolo 43 è stato appena pubblicato, sono davvero contenta, ultimamente sono puntuale, non potete lamentarvi 😂

Vi è piaciuto il capitolo? Rigorosamente la stessa domanda che vi faccio ad ogni capitolo, ma sono davvero curiosa di saperlo!

Se vi va lasciate una stellina, e se ne avrete voglia anche un commento.

Al prossimo aggiornamento.

•Benny❤️

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