Capitolo 9

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Abituata. Ero rassegnata, più cercavo di propormi nuovi propositi, più tutto ciò
non veniva realizzato, sebbene non fosse
esattamente colpa mia, lo spiacevole episodio
che si verificò quattro giorni fa, non era di certo qualcosa che sarebbe passato in un batter d'occhio, le persone si chiedevano, curiosavano e non smettevano di fissarmi, come se sulla mia fronte apparisse magicamente una risposta.

Persino Bill Manson mi chiese se stessi bene,
non che importasse molto dal momento in cui
non parlavamo da più di un annetto, eppure
era stato molto gentile; Per non parlare di
Annalise e Rayna Elms le due gemelle più famose del quartiere, erano molto conosciute, mi sorpresi quando vennero a salutarmi,
cosa avevo in più di prima?

E per finire c'era lui, l'idiota che avevo classificato nella lista nera, si creo un po' di liste, come passo le lunghe ore insonni?
Ecco a voi rivelato il segreto.
Julie mi trattenne il polso sussurrando qualche parola che mi fece arrestare all'istante:
"Non ne vale la pena."

Vedevo dappertutto occhietti vispi e curiosi che aspettavano una mia reazione, ma non me ne curai proseguì a passo svelto e veloce con la mia migliore amica. Non se ne parlava di dare ancora una volta spettacolo.

Lo odiavo, più del pesce, dei peperoni e persino i broccoli, odiavo ciò che aveva fatto, odiavo anche il fatto di non avere una vera e propria prova concreta, eppure lui non aveva smentito.

Due giorni fa.

Non avevo molta fame, dopo aver ingerito tutta quella pastina con il brodo e quelle mele insapore avevo perso definitivamente l'appetito. Nonostante ciò feci lo sforzo di assaggiare un po' della bistecca che mio padre aveva arrostito.

Non avevamo più toccato l'argomento, sembrava essere diventato ormai un tabù
ma io volevo sapere di più. Mi torturai le mani freneticamente, tanto da farmi persino male e maledicendomi della mia stupidità, mi avvicinai a passo lento a mia madre, rivolta di spalle verso la cucina, in punta di piedi come ogni volta che dovevo chiedere qualcosa o che magari avevo combinato una delle mie.

Sospirai e mi feci coraggio, cosa sarebbe successo di così tanto tragico?

"Voglio sapere."

Sputai il rospo senza girarci intorno, sarebbe stato peggio, o almeno lo credevo, il miglior modo per avere una risposta talvolta era essere diretti.

"Ho avuto tanta paura Mads, sembrava ripetersi tutto, un incubo la seconda volta era proprio l'inferno."

Prese parola mia madre dopo vari minuti di attesa, la voce si incrinò di poco e le accarezzai la spalla dolcemente.

"Sei stata più di quattro ore chiusa lì dentro, è stato il bidello della scuola ad aprire e avvertire, se non ci fosse stato lui..."

Le lacrime le rigarono il viso, la abbracciai forte e le sussurrai un semplice "Va tutto bene, è passato." Non sembrava rincuorarla eppure annuì lentamente.

"Non sappiamo chi sia stato, è chiaro che ci sia stato qualcuno che voleva farti uno scherzo
di cattivo gusto."

Annuì e decisi di chiudere una volta per
tutte il discorso, avrebbe provocato solo
altro dolore, che di certo non serviva.

Socchiusi gli occhi, mi mangiai la testa, nemmeno la solita pallina blu quella sera
sembrava molto utile a farmi calmare.
Un pensiero mi balenò in fretta, che fosse stato proprio Tyler? Non avevo idea di cosa pensare
ma avrei voluto delle vere e proprie risposte.

Cercai a tastoni il cellulare sul piccolo mobiletto che avevo deciso di pitturare, mi provocava sempre una risata ricordare la faccia di mia madre quando vide cosa combinai, infondo non era così male a parte qualche ammaccatura qua e là, avrei dovuto ridipingerlo magari questa volta non con un colore così sgargiante come il verde acceso, ma con lo stesso colore che predominava la camera.

Non avevo il numero di quel ladro di barrette,
ma sicuramente Julie aveva trovato il modo di averlo, mi ripeteva sempre che avrebbe dovuto possedere i numeri di tutte le persone più popolari a sua detta, della scuola perché:
"Non si sa mai che diventino famose, almeno ho il loro numero."

Un po' pazza? Direi proprio di sì.

Lo schermo si illuminò facendomi fare una smorfia, era soltanto l'ennesimo messaggio
degli operatori telefonici, con le loro offerte
scadenti, non facevano altro che inviarmi
richieste di abbonamenti, che rifiutavo sempre.

Il cellulare si illuminò per l'ennesima volta, mi trattenni dallo sbuffare quando ritrovai il messaggio che attendevo tanto, un numero allegato. Non mi preoccupai di dirle grazie, l'avrei fatto più tardi, bramavo dalla voglia di sapere di più.

Scrissi per l'ennesima volta qualcosa con un senso logico, e finalmente premetti invio, tuttavia mi diedi un colpo sulla fronte quando capì che forse non era del tutto... Beh, come dire... Avevo scritto "Tyler sono Madison, Madison Harvey, credo tu sappia bene chi sono, quella che hai chiuso nello sgabuzzino, direi che non avresti potuto fare di meglio, mi chiedevo se fossi stato tu?"

Non arrivò precisamente una risposta, solo un secco "Okay." che non aveva un senso logico.

L'avrei ammazzato.

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