Capitolo 29

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In fondo stare male non cambia il risultato: dolore, angoscia e tristezza non potranno cambiare il passato, le persone che ci hanno fatto del male ci hanno insegnato che fidarsi di noi stessi è la cosa migliore che potremmo fare.

Avevo la testa che assomigliava a un groviglio, le parole che rimbombavano nella mia mente,
non riuscivo a tranquillizzarmi, mi stavo rendendo conto soltanto adesso a quello in cui stavo andando incontro.
Ne ero davvero sicura?

Scottarmi per l'ennesima volta, questa volta ero consapevole e forse non sarebbe stato così devastante. Volevo davvero la vendetta, anche a costo di lasciare tutto ciò a cui volevo veramente bene ?

Certo, avrei dovuto lasciare da parte le persone che amavo, non le avrei trascinate giù insieme a me, avrei sopportato, resistito da sola.

Mi rigirai ancora una volta nel letto, volevo cercare di abbandonarmi tra le braccia di Morfeo. Sembrava inutile ,i pensieri facevano più rumore del dovuto, nel silenzio risuonavano più forti, sempre lì dopo l'angolo a ricordarmi che forse avrei dovuto dare una
spiegazione a Julie. Non meritava questo.

Spensi l'abat-jour, la luce fioca che dapprima illuminava i mobili della mia camera adesso era spenta, forse nel buio avrei avuto modo di addormentarmi una volta per tutte.
Un fastidioso rumore proveniva dalla mia finestra, era come se qualcuno stesse bussando ripetutamente, immaginai fossero i rami degli alberi e il fastidioso vento.

Stropicciai gli occhi e mi sporsi leggermente verso la finestra, sgranai gli occhi quando intravidi una figura al di sotto dell'albero di magnolia. Accesi la luce in un batter d'occhio per poter mettere a fuoco chi fosse.

"Fammi salire, si gela qui fuori."

Non appena la sua voce arrivò alle mie orecchie, per un attimo non mi venne un attacco di panico. Lei era qui.
Cosa avrei potuto fare?
Inscenare un mal di testa, un terribile mal di pancia o un litigio con mia madre non sarebbe bastato a farla placare. Era qui per parlare.

Le tesi la mano per paura che potesse cadere, sebbene fosse molto agile avevo paura delle altezze e che nel buio sarebbe potuta scivolare mettendo il piede nel posto sbagliato.

In pochi secondi si ritrovava di fronte a me,
aveva i capelli disordinati per via del vento, lo sguardo posato sulle sue Converse, non avrei resistito se mi avesse guardata negli occhi. Strofinò le mani per poterle riscaldare e dopo qualche secondo si sedette su uno degli angoli del letto.

Aveva ancora la testa china.
L'ansia mi stava assalendo.
Perché lei era qui?

Presi posto fra le mie coperte, con le gambe incrociate e con il cuscino fra le mie braccia, come se fosse una specie di protezione a quello che stava per accadere.

"Cosa ti sta succedendo Madison?
Io non ti riconosco più..."

La sue parole sembravano un colpo al cuore.
Ecco ciò che temevo di più: affrontarla.
Mi morsi il labbro per non scoppiare in un mare di lacrime, quella sera ero nettamente sensibile, più del solito.

"Sei la persona sbagliata." aggiunse poco dopo, non capì subito a cosa si riferisse, era qui perché sapeva qualcosa? Un groppo mi si formò in gola, non riuscivo a mandarlo più.
Sembrava più forte di me.

"Voglio dire ho bisogno di una persona sbagliata, non quella che fa sempre la cosa giusta, che mi rincuora e mi fa sentire perfetta in ogni singolo momento."
Continuò senza guardarmi, di tanto in tanto si bloccava come per trovare le parole giuste, nel frattempo continuavo a fissare le strisce del piumone come se fossero la cosa più importante in questo momento.

"Ho bisogno di una persona che non sparisca da un giorno all'altro, che sia sbagliata perché è pazza, perché combina guai perché è folle insieme a me." Cercò di soffocare un singhiozzo, ma in quel silenzio avremmo potuto anche sentire i respiri o persino i battiti del cuore. Mi avvicinai lentamente con gli occhi lucidi e le lacrime che minacciavano di solcare le mie guance, dovevo resistere.
Mi morsi la lingua.

Si voltò lentamente con le lacrime agli occhi, mi si strinse in cuore, ciò che potevo fare era stringerla in un abbraccio, avrebbe espresso più cose che di cento parole messe insieme.
Le volevo bene, vederla in quel modo era l'ultima cosa che avrei voluto vedere.

"Io ho bisogno della mia Madison, quella persona con cui essere oneste e se stesse non
è un optional." Sussurrò sulla mia spalla, annuì lentamente per farle capire che io ero ancora lì, ero sempre Madison.

"Non mi dovrai spiegare adesso cosa succede,
prenditi tutto il tempo che vuoi, sono sicura che dietro a tutto questo ci sia una qualcosa che non ti senti di dire..."

Adoravo il modo in cui riusciva a lasciarmi i miei spazi, non le avrei detto niente al momento, le avrei raccontato alla fine dell'avventura.

Avevo già in mente un piano perfetto.

Era la cosa giusta mentirle ancora una volta,
o sarebbe stato un terribile errore?






•••
Hola chicos!
Ho cercato (e spero di esserci riuscita) di spiegare le sensazioni delle due ragazze.

Cosa ne pensate?
Cosa dovrebbe fare Madison/ cosa fareste voi al suo posto?

Voglio ringraziare ognuno di voi per aver dedicato del tempo alla mia storia, ogni giorno cresce sempre di più e io non potrei che essere più felice di così.
Grazie per le 3000 letture e per i numerosi commenti.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, in tal caso lasciate una stellina di supporto 🌟.

Al prossimo aggiornamento.

•Benny❤️

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