Capitolo 2.🌙

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Cinque del pomeriggio.
È arrivata l'ora e io non sto più nella pelle.
Sto tornando a casa, lo spagnolo sarà già lì? Mamma e papà sono ancora ad aspettarlo in aeroporto? E se non è ancora arrivato a casa quanto tempo impiegherà?
Sono euforica, sì, aspettavo da tanto questo giorno e finalmente è arrivato.
Accelero il passo cercando di arrivare un po prima a casa e intanto già prendo le chiavi dalla borsa. Appena suona il telefono accedo a WhatsApp e leggo il messaggio che mi ha appena inviato mamma: "Abbiamo recuperato Aron, saremo di ritorno tra poco".
Non realizzooo.
Come devo comportarmi quando ce lo avrò davanti? Capirà tutto in italiano o devo parlare per metà in spagnolo?
Spero di cavarmela e di non farlo sentire estraneo alla situazione, parecchie volte mi capita di non riuscire a mettere al cento per cento a proprio agio l'altra persona, quindi incrocio le dita.

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Suonano al citofono. Sono sicuramente loro!
Okay Marti, calma e sangue freddo, è appena arrivato Aron e devi essere il più alla mano possibile, non farti prendere dal panico.

"Mamma e papà?"-chiedo entusiasta prima di aprire il portone principale.

"Y Aron también. Ehm.. anche Aron."-ecco la voce maschile dall'accento spagnolo, il mio preferito.

Un brivido mi percorre la schiena, l'entusiasmo sale oltre le stelle e finalmente schiaccio il tastino per aprire l'ingresso della palazzina.

Mi precipito appena fuori alla porta di casa e attendo l'arrivo dei miei genitori insieme al nuovo arrivato.
Qualche rampa di scala e saranno qui.

E invece no, alla mia destra si apre l'ascensore: la prima ad uscire è mamma, con in mano una grande valigia nera, e dietro di lei riesco a distinguere la sagoma più alta dello spagnolo, che subito dopo esce allo scoperto mettendosi di lato a mia madre, sorridendole mentre trascina un'altra valigia, un po più piccola dell'altra.

"Aron, siamo arrivati. Benvenuto a casa."-sorride orgogliosamente e poi fa cadere il suo sguardo su di me.

"Grazie"-risponde lui con voce delicata.

Ripeto, l'accento spagnolo insieme alla lingua italiana è qualcosa di unico.

"Ciao, piacere di conoscerti. Sono Martina."-gli porgo la mano e lui, dopo un attimo di esitazione, me la stringe.

"Il piacere è mio, soy Aron."-sorride. -"Scusa, volevo dire, sono Aron."-ridacchia imbarazzato aggiustandosi i capelli corti e ricci.

"Non ti preoccupare, ci farai l'abitudine."-lo rassicuro.

"Entra, Aron, parla un po con Martina, ai bagagli ci penseró io tra poco."-interviene mia mamma.

Lui annuisce e la ringrazia, nel frattempo lei scende le scale e così rimango insieme allo straniero.
Sarà scesa da papà, forse.

"Prego, vieni."-lo invito ad entrare in casa, non appena arriviamo nell'ingresso gli faccio strada verso il soggiorno, invitandolo ancora a sedersi sul divano.

Aron si guarda intorno, ammiccando un piccolo sorriso di tanto in tanto, curioso di vedere la casa di cui sarà ospite per i prossimi sei mesi.
Negli attimi in cui tra noi regna il silenzio inizio a contemplare per pochissimo la sua figura: è alto, snello, ha i capelli ricci castani e gli occhi del medesimo colore, è ben vestito e fino ad ora mi è sembrato molto educato e tranquillo. Che bel ragazzo..

"Allora.. com'è andato il viaggio in aereo?" -gli chiedo sedendomi dall'altro lato del divano.

Lui si gira a guardarmi.

"Bene..è stato.. molto tranquillo. Un po stancante, però."-ecco la prima frase che ha pronunciato interamente in italiano.

Parla molto bene la nostra lingua, forse l'unico problemino è che dovrà farci l'abitudine. Anch'io quando andai in Francia dicevo qualche parola in italiano, molte volte non mi veniva in mente il termine francese per l'ansia. Dopo i primi tre giorni invece parlavo come loro, benissimo!
Sarà anche per lui così.

"Ti va un bicchiere d'acqua? Un succo.. o qualcosa da mangiare?"

"No tengo mucha hambre. Ehm.. disculpe, non ho molta fame. Gradirei volentieri dell'acqua."-sorride impacciato.

Che carino che è quando fa così!

"Vieni, così ti mostro la cucina intanto."-mi alzo dal divano e con la mano faccio segno di seguirmi.

Continua a guardarsi intorno e io nel frattempo prendo dell'acqua dal frigorifero.

"Bella casa tua. Già mi piace."-commenta quando gli porgo il bicchiere. -"E grazie."

"Grazie a te. Parli molto bene l'italiano, lo sai?"

"È una delle mie lingue preferite. Non so tutto, mi capiterà sicuramente di dire qualche parola in spagnolo."-ridacchia.

"Tranquillo, quindi come prima?" -rido anch'io. -"Credo sia una questione di abitudine."

"Si, abitudine.. sono d'accordo con te."

"Ti aiuto io con le valige comunque, così ti faccio vedere anche la tua stanza. L'abbiamo arredata apposta per il tuo arrivo."-gli spiego mentre vado a prendere i suoi bagagli.

"Grazie per questa opportunità. A te e ai tuoi genitori."-mi dice sulla porta di casa.

"È un piacere ospitarti, benvenuto a Salerno!"-alzo le braccia in alto in segno di felicità e lui si avvicina per abbracciarmi.

Ricambio l'abbraccio e dopo qualche secondo ci stacchiamo.
Bello lui e anche il suo profumo.

"Ferma, una la prendo io."-mi toglie delicatamente una valigia dalle mani, nonché quella più pesante.

"Oh..non ce n'era bisogno."-arrossisco. -"Seguimi, ti faccio vedere il tuo piccolo rifugio per questi mesi."-gli faccio strada in casa, e lui mi segue sorridendo.

Una bugia meravigliosa.🌙||Aron Piper.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora