Capitolo 35.🌙

138 4 2
                                    

Pov's Aron:
Non ci posso credere.
Quei tre bastardi di merda hanno davvero avuto il coraggio di spaventare Martina e aggredirla con un coltellino. È svenuta per lo shock mentale che le ha causato l'episodio, e si è ripresa da soli 10 minuti.

Ho avuto paura per lei, tantissima paura, a partire dal momento in cui è sbattuta a terra scivolando dalle mie braccia.
Ha perso i sensi, appena ha aperto gli occhi non riusciva ancora a parlare e il suo respiro era talmente debole che sembrava come non avercelo.
Ma il colpo basso è stato quando la guardavo, il mio sguardo nel suo, i miei occhi nei suoi, ma loro si muovevano vagamente da destra a sinistra e non cercavano me, non riconoscevano le quattro mura di casa nostra, erano spenti, assenti, come se la vista l'avesse completamente abbandonata e non sarebbe ritornata più.

Era così debole, indifesa, incapace di dire o fare qualcosa, le poche forze che aveva hanno abbandonato il suo corpo in un attimo.

Il mio compito era quello di proteggerla, e per adesso non ci sto riuscendo.

Ora che si è risvegliata sono io a prendermi cura di lei, sono io a non doverla abbandonare, ha bisogno di me.
È quasi una fortuna che i suoi genitori non tornino per cena, altrimenti saremmo stati costretti a spiegare tutto dall'inizio alla fine, io in primis, e non avrebbero perso occasione a pensare che sono stato io a ridurla così, a farla arrivare al punto di stare male ed essere arrivato a dar vita all'aggressione, perché è solo per i miei errori passati se adesso ci ritroviamo in questa situazione del cazzo.

Mi sento così in colpa...

"È tutto apposto, piccola, ti stai riprendendo..."-la rassicuro per la decima volta; lei mi stringe la mano ma la sua presa è ancora debole.

Le accarezzo il viso e poi la lascio sistemare di nuovo sul divano. È sdraiata qui da quasi un'ora, e io mi sono seduto a terra per starle accanto e non abbandonarla. La sto tenendo d'occhio dal primo momento e lo farò fino a che non starà meglio.
O non mi dirà di andarmene.
Spero non accada mai, è l'ultima cosa che voglio.

"Aron perché quei tre ti conoscono...?"-domanda con un sussurro.

Parla lentamente, quando vedo che continua a fare fatica le riempio un bicchiere d'acqua, la aiuto ad alzarsi e ne prende un sorso, poi altri due.
Non so se rivelandole di conoscerli metterò entrambi ancora più nei guai, ma almeno questo devo dirglielo, non posso mentire.
L'unica cosa che terrò per me saranno le chiamate, compresa quella di questo pomeriggio.

"Sarà qualche ragazzo da cui prima prendevo la roba."-ammetto. -"Per caso ti hanno detto i loro nomi?"-faccio finta di non conoscerli ma so benissimo di chi parla.

Martina scuote la testa un paio di volte in risposta alla mia domanda.

"Perché mi hanno aggredita? Come fanno a conoscermi? Mi hanno fatto credere che quelli sarebbero stati i miei ultimi minuti di vita."-inizia a piangere rannicchiandosi ancora di più.

Io la abbraccio subito per tranquillizzarla.

"È gente di merda, quella lì, vivono di intimidazioni e minacce e colpiscono sul punto debole del loro bersaglio. Era solo una messa in scena, l'aggressione è stata fatta per provocare una mia reazione. Il loro bersaglio sono io, ma il mio punto debole sei tu."-ammetto in piena sincerità e con tanta calma.

Non posso farmi vedere incazzato, è già agitata di suo e per quello che ha vissuto prima direi che basta così. Non sopporterebbe altro in più.

"Ho pensato che non ti avrei mai più visto, mai più abbracciato...mai più niente."-piange sulla mia spalla.

"Non è stato così, e non lo sarà neanche dopo."-la stringo più forte lasciandole un bacio tra i capelli.

Amore mio, come ti hanno ridotta...
Ne stiamo passando di tutti i colori in queste ultime due settimane.

Una bugia meravigliosa.🌙||Aron Piper.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora