Finalmente a casa.
Aron è tornato.
Ho perso il conto dei giorni passati in ospedale, e sinceramente non vorrei neanche saperlo ora che è tutto finito.Lo hanno dimesso questo pomeriggio, poco fa, adesso siamo di ritorno al nostro appartamento.
Stamattina mamma e papà gli hanno portato il cambio, io nel frattempo ho organizzato una minuscola sorpresina a casa; nulla di che ma so che apprezzerà sicuramente.I medici hanno detto che si è ripreso in pochissimo tempo, la probabilità che impiegasse qualche giorno in più non era esclusa, ma visto il suo percorso e come ha reagito alla "cura" è andato alla grande. Sono così felice!
Vederlo migliorare giorno dopo giorno è qualcosa di unico, indescrivibile, che solo chi è stato a stretto contatto con una situazione del genere può capire a pieno.Fa ancora fatica a ricordare alcune cose nel dettaglio, ma nonostante questo ogni cosa va per il verso giusto; non ha più difficoltà a muoversi, a comunicare attraverso le parole, riconosce tutti e tiene a mente ogni cosa.
Le ferite sul suo volto si stanno ormai cicatrizzando, i punti che gli hanno messo al fianco dovrà toglierli tra un'altra settimana, e ogni giorno dovrà procedere alla medicazione per evitare infezioni.
Poteva andare molto peggio di così."Ragazzi, vi lasciamo salire da soli, noi saremo di ritorno tra una mezz'ora, andiamo a prendere un paio di cose."-papà guarda me e Aron dallo specchietto in auto, infine mi fa un occhiolino che io ricambio.
Riguarda tutto la sorpresa per lo spagnolo.
"Oh...si papà, ci vediamo dopo allora. Non fate troppo tardi."-faccio finta di niente e così scendo dalla macchina, aspettando Aron.
"A più tardi...hasta luego!"-saluta lui.
"Hasta luego chicos!"-risponde in coro mamma.
Dopo i vari saluti e qualche risata, ci ritroviamo davanti al portone del palazzo.
Mi fa uno strano effetto ritornarci insieme a lui, a casa.
Averlo qui, dopo tutto quello che è successo in questo periodo, è come vivere un sogno. Se lo è, non svegliatemi, perché adesso mi sento meglio."Finalmente qui. Non ci credo ancora."-lo guardo ammirare queste alte mura dall'alto, sorrido nel percepire il suo senso di appagamento.
Apre l'enorme portone e così ci ritroviamo nell'atrio.
"Ce la fai a fare tutte le rampe di scale? O vuoi che prendiamo l'ascensore?"-gli domando preoccupata.
"Ci riesco. Vieni con me."-sale due scalini e prima di continuare mi tende una mano.
Esito per un attimo, poi gliela stringo intrecciandola alla mia.
Quando ci ritroviamo davanti al portone di casa, faccio per superarlo e mi blocco davanti a lui."Perché questo? Neanche adesso posso entrare?"-ridacchia perplesso.
"No ehm...cioè si, puoi, però apro io perché c'è una cosa che devo farti vedere..."-alzo gli occhi al cielo timidamente.
"Mi hai buttato sottosopra la stanza e ora devo risistemare tutto?"-mi prende in giro e cerca di oltrepassarmi, e io lo blocco di nuovo.
"Dove vai? E comunque no!"-rido di gusto. -"Non ho combinato niente, aspetta e vedrai."-inserisco la chiave e apro con i soliti tre giri.
"Va bene, va bene."-scuote la testa sorridendo.
Gli faccio spazio per precedermi, entro dopo di lui chiudendomi la porta alle spalle.
Aron rimane al centro del soggiorno guardandosi intorno, di nuovo con sollievo e tranquillità."Quanto mi era mancata la mia seconda casa."-tira su col naso e si gira a guardarmi.
Emozionato si lascia abbracciare, per adesso trattiene le lacrime ma non resisterà ancora per molto.
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Una bugia meravigliosa.🌙||Aron Piper.
Literatura KobiecaPartecipando ad un Exchange Program scolastico, Aron, ragazzo spagnolo di 19 anni, come exchange student viene accolto da una host family italiana. Si ritroverà per 6 mesi in una nuova realtà e avrà a che fare con persone molto alla mano e sempre di...