Capitolo 13.🌙

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Forse non dovrei dirlo, ma Aron mi fa provare delle sensazioni bellissime. Credo che inizi a piacermi.
Con lui sento le famosissime farfalle nello stomaco, e ora ne ho la certezza che non è una semplice e banale metafora. Fino a poco tempo fa avrei detto il contrario, non ho mai creduto a questo genere di cose, forse perché in passato non le ho mai sentite.

Non che io non abbia mai avuto una cotta, una sbandata di testa per un ragazzo o una relazione -purtroppo solo una finita male-, ma certi stati interiori non li provi con chiunque.
Spero di non farci subito l'abitudine, non potrei sopportare il momento in cui ritornerà in Spagna. Possiamo farlo rimanere qui per sempre? Chissà se i miei lo accoglierebbero per altri mesi, sicuramente si!

Quando entro in camera dello spagnolo per portargli il caffè, lo trovo che sorride davanti al telefono, e forse i sogni di prima si stanno infrangendo.
Ha la fidanzata?
Ieri ha detto di non avercela da un paio d'anni.
Perché mi faccio tutti questi problemi?
Posso vivere la mia vita più tranquillamente?

"Ecco a te il caffè! Ti ho disturbato?"-mi faccio avanti.

"Ovvio che no."- mi raggiunge e mi bacia la guancia. -"Grazie, stavo riguardando delle foto in realtà."

"Di chi è questo cagnolino bellissimo? Che cucciolo!"-esclamo guardando la foto sul display.

"Mio e della mia famiglia, si chiama Luna."-spiega contento. -"Guarda, qui è quando lo abbiamo preso, lei è mia mamma."-mi fa vedere un'altra foto.

"Che cosa bella, anch'io ne ho sempre voluto uno ma qui non possiamo tenerli essendo in un condominio."-mi sposto di fronte a lui.

In sua risposta annuisce semplicemente, sorseggia il caffè e scrolla altre tre foto nella sua galleria.

"Ti mancano?" -chiedo dopo attimi di silenzio.

"Si, qui mi trovo molto bene, ma la mia famiglia e Madrid sono pur sempre la mia prima casa."-sospira e accenna un sorriso, accompagnandomi fuori dalla camera per poi ritrovarci in soggiorno.

"Dai, falli venire qui qualche volta!"-cerco di sdrammatizzare.

"Non possono."-ride divertito insieme a me. -"A lavoro hanno dei giorni e degli orari fissi, e non possono proprio mancare. A meno che non gli diano la giornata libera." -specifica.

"Beh, molto rigida la situazione allora..."-noto, e lui annuisce.

Tra noi cala il silenzio per qualche minuto; vorrei chiedergli una cosa ma non so se è il caso, spero di non fare danni, magari provo...

"Hai risolto col tuo amico per... la chiamata dell'altra volta?" -domando a bassa voce un po intimorita dalla risposta.

"Non è successo nient'altro dopo quell'episodio."-risponde fermo. -"Non sono io a dovergli chiedere scusa, è lui che mi ha rinfacciato una cosa di cui non ne sono colpevole."-si prende il capo tra le mani.

"Tranquillo, Aron, lo so.. non è colpa tua."-gli accarezzo l'avambraccio.

Prima che io mi allontani, lo spagnolo mi abbraccia senza proferire altro. Non voglio che si senta ancora così, mi dispiace davvero tanto e purtroppo non so come aiutarlo in altri modi. Forse non potrei fare di più in realtà..

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*Qualche giorno più tardi*

"Ho vinto! Sei una franaa!"-esulto contenta tirando all'aria le carte.

"Cazzo! È già la seconda che perdo.."

Aron si accascia allo schienale della sedia e sbuffa rumorosamente.

"Gia? In realtà la prima partita l'hai vinta tu."-puntualizzo, prima guardando lui, poi la vista mare che abbiamo dal terrazzino di casa.

Una bugia meravigliosa.🌙||Aron Piper.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora