Farfalle nello stomaco

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La scuola è iniziata da un paio di settimane e per mia fortuna non è stato difficile ambientarsi; tutti mi hanno subito vista come quella nuova che viene da un altro paese, diversa credo sia l'aggettivo migliore per descrivere come appaio agli occhi degli altri.

Io e Lauren non abbiamo tutte le materie in comune ma quando siamo nella stessa classe lei riesce sempre ad integrarmi nel suo gruppo di amici, non sono il mio genere ma li conosco da poco, non abbiamo avuto ancora modo di fare un discorso completo.

Del gruppo c'è un particolare un ragazzo, Adam, un ragazzo parecchio scontroso, sempre con lo sguardo basso e l'espressione apatica, il tipico ragazzo che ruba il pranzo allo sfigato della scuola e che odora di menta e tabacco.
Non ci ho mai parlato ma tutte le mattine prendiamo lo stesso autobus, quando i nostri sguardi si incontrano mi affretto a spostarlo altrove, posso solo immaginare che tipo di occhiataccia giudicante potrebbe regalarmi.

Questa mattina Lauren è uscita prima perché doveva portare un progetto a scuola con una sua amica quindi prenderò l'autobus da sola.
Chiudo lo zaino ed esco di casa, cammino tranquillamente quando il rumore di un motore richiama la mia attenzione e poco dopo il mio mezzo di trasporto mi passa davanti, inizio a correre verso la fermata ma prima che possa salire l'autobus chiude le porte.

"Merda!" esclamo, calcio un sassolino che era posizionato davanti alla mia scarpa sinistra.

Lancio lo zaino per terra, slaccio la giacca e allargo il nodo della cravatta, sistemo la gonna sul retro delle cosce e mi siedo a gambe incrociate sulla panchina della fermata mordicchiandomi le unghie innervosita.

L'attesa per il prossimo autobus è lunga e la noia mi pervade, giro continuamente lo sguardo sperando di imbrattarmi in qualcosa di interessante ma nulla, le solite persone, i soliti cani e le solite auto, nulla di nuovo.
Guardandomi in torno butto uno sguardo dall'altra parte della strada dov'è casa mia e proprio in quel momento la porta della casa degli Holland si apre.

"Cazzo, ommioddio, no no no" vedo Tom uscire di casa che giocherella con un mazzo di chiavi e subito mi agito iniziando disperatamente a cercare il mio cellulare nello zaino per evitare di incrociare lo sguardo con lui.

"Se io non vedo lui, lui non vede me" la mia voce trema mentre scorro le pagine della home del telefono facendo finta di essere impegnata.

Alzo lo sguardo per vedere se se ne sia andato ma quello che vedo è lui girato verso di me, intento ad aprire la portiera della sua audi decappottabile.
Alza un braccio per salutarmi e io ricambio imbarazzata.

"Ehi" si avvicina con la macchina al marciapiede.

"Ehi" sospiro poggiando le mani sulla portiera.

"Che ci fai qui? Non hai scuola?" Mi guarda dall'alto verso il basso notando che porto la divisa.

"Si ma ho perso l'autobus e sto aspettando il prossimo" spiego lui mentre guardo la strada nella speranza che arrivi.

"Vuoi un passaggio?" Mi spiazza con questa domanda.

"I-io?" Balbetto stupita.

"Si tu" ridacchia e io avvampo.

"Grazie mille" corro a recuperare lo zaino e la giacca che erano fini per terra a causa della mia crisi di nervi e salgo in auto.

"Dio, vi fanno ancora indossare le divise" sospira divertito ed io sorrido.

"Sono tremendamente scomode" borbotto sistemando il nodo della cravatta.

"Me le ricordo, indossavo la stessa divisa" mi confessa tenendo lo sguardo fisso di fronte a se.

"Non ci credo!" Esclamo ridendo, immagino Tom in una di queste.
Chissà se i suoi muscoli ci starebbero ancora...

"Non andare oltre"||Tom HollandDove le storie prendono vita. Scoprilo ora