Mi rifiuti

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Tom's pov

Guido verso gli studios per parlare con Amy, produttrice degli ultimi film di Spider-Man, delle ultime riprese in programma prima dell'uscita del film.
Parcheggio e la attendo nell'atrio dell'edificio; mi siedo ed inizio a tamburellare le dita sulle ginocchia, intanto che sento provenire da infondo all'ampia stanza il fastidioso rumore dei tasti del computer che vengono premuti.

"Tom!", Amy fa il suo ingresso nella stanza e io scatto in piedi, lei si avvicina a braccia aperte ed io l'accolgo.

"Ciao Amy" la stringo come se fosse una mia vecchia amica e lei ricambia.

"Vieni, andiamo a parlare di là", con una mano sulla schiena mi accompagna in uno degli uffici nel quale sono presenti anche John e Kevin, il regista della mia trilogia e il presidente degli Marvel studios che conosco da diversi anni.

"Ciao ragazzi" prendo posto davanti a loro e la donna chiude la porta alle nostre spalle.

"Come va Tom?" Kevin picchietta una penna sul tavolo tenendo lo sguardo fisso su un documento sotto di lui che provo ad identificare senza risultati.

"Bene voi?" Sospiro aprendo la bottiglia di acqua frizzante difronte a me.

"Benissimo, non vediamo l'ora che il film esca" risponde John entusiasta del suo lavoro...come sempre e come dovrebbe.
Il film sarà un vero successo.

"Soprattutto perché ci guadagneremo tutti" conclude Kevin con una grassa risata contagiando gli altri due.

"Vuoi qualcosa da bere oltre all'acqua?" Amy appoggia una mano sulla mia gamba ma io scuoto il capo ringraziandola.

"Allora...che ci racconti?" John attacca bottone, è un uomo semplice e sempre gentile, nonostante la sua timidezza sono riuscito a stringere un bel legame che va oltre all'ambito lavorativo.

"Nulla di che, questa sera sono atteso alla premier di Eternals quindi ho mille pensieri per la testa" ridacchio nervoso e loro sorridono.

"Ci vai da solo?" Mi domanda John.
Io esito e poi annuisco timidamente.

"Ma come, un bel ragazzo come te", Amy è sempre molto carina, una specie di seconda madre per me.

"Grazie ma-" Kevin mi interrompe.

"E quella ragazza con cui sei stato paparazzato?", lui si diverte a stuzzicarmi, è il capo di tutti ed è un uomo parecchio divertente ma non conosce il limite.

"Hai una ragazza?! E Zendaya?!" John si stupisce e io inarco un sopracciglio.

"Cosa?! No Zendaya e io siamo solo amici e quella ragazza era solo- era solo..." balbetto come un bambino ogni volta che qualcuno prova a chiedermi di Aurora.
Io lo direi tranquillante ma rispetto la sua riservatezza.

"D'accordo Peter Parker, parliamo del film" Amy mi strizza l'occhiolino e io tiro le labbra in un sorriso forzato a causa dell'imbarazzo che provo dato l'argomento appena trattato.

E cosí passano due ore: firme varie, risate, strette di mano e infine tante, troppe battutine, su ogni-singolo-argomento.

Salgo in macchina e subito cerco il suo contatto.

"Hey dove sei?"

"All'aeroporto" la sua dolce voce fa capolino nel mio orecchio e subito un sorriso mi compare sul volto.

"È vero cavolo, arriva la tua famiglia" porto una mano sulla fronte intanto che tengo lo sguardo fisso sulla strada.

"Anche la tua famiglia" ridacchia e di nuovo mi sento più smemorato che mai.

"Hai ragione" annuisco ghignando contagiato da lei.
"Passo a prenderti?" Le domando.

"Tua mamma ha proposto un pranzo al ristorante dell'albergo", alzo gli occhi al cielo.

"Aurora, sai quanto ami la mia famiglia ma amo anche te e in questi giorni non avremo molto tempo per stare da soli, non per una settimana intera almeno, ma comunque vorrei sfruttare ogni singolo momento libero con te" le confesso e sento un suo sospiro dall'altro capo del telefono.

"Tom, io apprezzo e ti amo, però tua mamma è sempre così carina e arrivano oggi quindi mi sembra brutto non passare del tempo con loro, per poco giuro", sbuffo, non sonoramente, non voglio che pensi che io sia totalmente contrario alla sua idea.

"Per poco?" Le chiedo con un tono supplicante.

"Per poco" ride.
"Sono arrivati, a dopo e vieni davvero, però non mi costringere nemmeno ad andare via subito, fa nulla ne parlino dopo ciao" dice di fretta per poi attaccare il telefono prima che io possa salutarla a mia volta.

"Ciao Darling" sussurro offeso di come abbia chiuso la telefonata bruscamente, credo che la motivazione sia che abbia visto i nostri parenti arrivare.

Guido per venti minuti nel traffico di Los Angeles e finalmente arrivo al ristorante, chiudo la macchina e a passo svelto mi dirigo all'interno; una volta dentro, volto lo sguardo diverse volte in cerca della mia famiglia ed eccola.
Sorrido giocherellando con le chiavi della macchina e quando arrivo al tavolo saluto tutti rimanendo deluso nel vedere come mio fratello e mia madre abbiano preso i posti accanto alla mia ragazza mentre Lauren esattamente davanti a lei.
Mi tocca un posto lontano.

"Com'è andata?", mi avvicino a lei e mi abbasso al suo livello.

"Bene, mi sarebbe piaciuto che tu venissi con me" le rispondo accarezzandole i capelli che cadono sullo schienale della sedia.

"Non è ancora il momento Tom" sussurra spostando lo sguardo difronte a se e io, rimanendo ancora deluso da questa sua risposta, torno a sedermi vicino a mio padre ed a Estelle.

"Avete concluso gli accordi?" Chiede mio padre addentando un pezzo di pane.

"Sí tutto finito" sorrido e poi passo di nuovo lo sguardo su di lei, siamo praticamente agli opposti del tavolo e vedo come lei sia serena e tranquilla, non mi cerca con lo sguardo.

"Ho già in mente l'abito perfetto per questa sera", Estelle richiama la mia attenzione e così le rivolgo lo sguardo, annuisco e lei procede:
"Ho penato ha qualcosa che s'intoni con la tua pelle: dei jeans blu scuro, quasi neri, belli stretti che ti fascino queste belle gambe muscolose" ride battendo la mano sulla mia coscia "una t-shirt grigia semplice e una giacca di pelle in tinta con i pantaloni" annuisco ancora senza darle troppo retta, ho altri pensieri per la testa.

"La tua parrucchiera ha già pensato a qualcosa per i capelli?" Mi domanda e io mi risveglio.

"Si, mi ha detto di lasciarli morbidi, nessun gel questa volta", lei annuisce in segno di totale approvazione e io torno con gli occhi puntati su mia madre che sussurra in continuazione qualcosa nell'orecchio di Aurora.
Tutte sue si voltano a guardarmi e scoppiano a ridere.
Io alzo le spalle ed estraggo dalla tasca il pacchetto di sigarette mostrandolo alla mia ragazza.

"Vieni?" Mimo con le labbra inclinando la testa verso la porta e lei annuisce.
Mi segue fino a davanti al ristorante e quando siamo fuori mi tocco le tasche in cerca di qualcosa per accendere.

"Tieni", il cuore mi si scioglie, mi porge quel famoso accendino che le regalai la prima sera che ci incontrammo.
"È sempre con me" sorride timidamente.

"Anche io ho sempre il tuo elastico", alzo una manica della giacca e le mostro il laccio nero che mi ero preso i primi tempi che ci conoscevamo.

Aspiro ed espiro il fumo avvicinandomi a lei, mi appoggio al suo stesso muretto e mi protendo per baciarla.
"Non quando sai di fumo" poggia le dita sulle mie labbra respingendomi delicatamente.

"Cos'hai oggi?" Le domando piazzandomi davanti a lei.

"Nulla, perché?" Dice con tono pacato.

"Non lo so, dimmelo tu, continui a trattarmi male, con sufficienza" affermo e lei mi guarda storto.

"È come avrei fatto scusa?".
Si è offesa, mi sento in colpa.

"Mi rifiuti"
"Lo sai come la penso"
"Io ci sto male"
"Non sai quanto mi dispiaccia, mi dispiace non avere il coraggio di baciarti per strada oppure di tenerti anche solo per mano, io ti amo, ma...non sono ancora pronta a farmi conoscere da tutti".

"Non andare oltre"||Tom HollandDove le storie prendono vita. Scoprilo ora