Le macchine che sfrecciano veloci a pochi centimetri da me creano una corrente d'aria che mi provoca diversi brividi su tutto il corpo, ma quando il semaforo diventa rosso per loro e verde per me comincio a camminare e la mia temperatura corporea torna normale.
Nonostante mi trovi ancora a più di cento metri dalla caffetteria, l'odore di caffè mi invade le narici.
Il profumo di caffè mi ricorda casa."Ciao" dico a Lauren sedendomi difronte a lei.
"Come stai?" mi sorride.
È un sorriso che riconosco quello, pieno di pena e privo di qualsiasi emozione sincera."Bene tu?" rispondo sfuggente.
"Lo sai che io sto bene, voglio parlare di te" allunga il braccio sul tavolo e sovrappone la sua mano alla mia.
Tiro un sospiro e mentre esalo l'aria sento un groppo in gola.
Se fossimo a casa sarei in lacrime in questo momento."Se vuoi piangere-" si mostra compassionevole.
"Non ne ho bisogno" la interrompo tirando le labbra nel sorriso più falso che abbia mai fatto.
"Da quanto non vi sentite?" domanda sapendo di addentrarsi in un discorso delicato.
"Poco più di una settimana" guardo verso il basso abbandonandomi completamente sulla sedia.
"Che testa di cazzo" esordisce.
So che è dalla mia parte e sta cercando di aiutarmi, ma il commento l'ho trovato terribilmente fastidioso.
"Cosa vuoi fare adesso?" mi domanda portando alla bocca la tazza calda di cappuccino."Non ne ho idea, vorrei scrivergli" scuoto la testa.
"Perché dovresti? è stato lui l'immaturo" contorce il viso in un'espressione di disapprovazione.
"Se io non cerco un dialogo con lui faccio il suo stesso gioco, almeno metto in chiaro le cose" le mie parole sono scure, ma sotto il tavolo il mio dito che sfrega violentemente sull'altro è un chiaro segno d'insicurezza.
"Vorrei essere diplomatica come te" sorride, è un sorriso tenero, pieno di ammirazione, ma con un pizzico di tristezza che mi fa dubitare.
"Sei sicura di stare bene?" le domando dopo aver notato il suo sguardo.
"Solo cose di poco conto"
"Ovvero?"
"Haz mi ha frindzonata"."Non ti merita" asserisco e questa volta sono io a sorridere con un briciolo di pena che traspare dagli occhi.
***
Corro fuori dalla mia stanza e scivolo difronte alla porta di Lauren mostrandole lo schermo del mio cellulare."Cosa ti ha risposto?" salta dal letto.
"Vuole vedermi tra dieci minuti" mi siedo accanto a lei scorrendo la chat per farle leggere.
"Perfetto, cosa ti vuoi mettere?" si avvicina all'armadio e lo apre mostrandomi i suoi vestiti per le occasioni speciali.
"Nulla" rido.
"Ormai abbiamo raggiunto quel livello di confidenza dove l'abito poco importa...tanto finiamo sempre per levarceli di dosso" sorrido ammiccante provocando una risata alla mia amica."Sono sicura che andrà benissimo" mi abbraccia e io ricambio la stretta.
"Vado, voglio arrivare un attimo prima" sospiro stringendo i pugni lungo i fianchi.
Scendo le scale e quando esco di casa vedo che anche lui mi sta venendo incontro.
Abbiamo avuto la stessa idea.Tiene stretta fra le labbra una sigaretta e quando ci ritroviamo faccia a faccia l'imbarazzo cala fra noi.
Gli stampo un bacio sulla guancia e sul volto mi si stampa un'espressione disgustata.
Ho sempre odiato l'odore del fumo."Fumi di nuovo?" aveva smesso qualche mese fa perché sapeva che odiavo la puzza.
Ha smesso per me e adesso mi fuma in faccia."Colpa dello stress" dice schietto senza aggiungere altro.
"Stress per quale motivo?" domando curiosa, ma tento di nascondere il mio interesse, cerco di far sembrare la domanda come un semplice argomento di conversazione, come se in ogni caso la sua risposta fosse futile.
"Forse perché avevo trovato l'armonia nello stare con te tutti i giorni e da due settimane mi sento un po' spaesato, le sigarette mi aiutano", posso aiutarti io.
Rimango fredda, non voglio lanciarmi tra le sue braccia, non mi basta una frase carina per risolvere tutto."Tu hai ripreso ad attorcigliarti i capelli vedo" mi indica con la sigaretta ancora accesa fra le dita.
Non me ne ero nemmeno accorta.
Ho sempre giocato con i capelli prima di stare con Tom, il gesto mi aiutava a calmare l'ansia nelle situazioni di forte carico sentimentale."Come mai sei ancora a casa dei tuoi?" chiedo indicando la casa con un cenno di capo.
"Lo sai che mi piace starti vicino" aspira l'ultimo tiro e poi la spegne per terra.
"Hai fatto il colloquio?" domanda lui questa volta.Io annuisco ma non proseguo il discorso perché non ho ancora ricevuto nessuna informazione.
Lui capisce che non ho voglia di continuare a parlarne e tenta di spostare l'attenzione di entrambi su altro, ma io lo interrompo.
"Ti amo" dico come se ricominciassi a respirare dopo tanto tempo.
"Dico davvero, ma tu hai sempre saputo quanto fosse importante per me il mio futuro e ci sei passato sopra schiacciando il mio sogno" una lacrima riga la mia guancia destra."Non ho scusanti" abbassa la testa grattandosi la nuca.
"Come dovrei fidarmi di te dopo questo?" un'altra lacrima.
"Il tuo sogno è studiare cinema" la sua affermazione mi confonde.
"Parti con me, in quei mesi verresti sul set e impareresti moltissimo, fai cinque mesi di prova come stagista, ho già pensato a tutto" mi prende la mano."Al mio ritorno sarò fuori corso" dico scuotendo la testa in un cenno negativo.
"Imparerai talmente tanto che quando torneremo sarai più avanti di tutti gli altri studenti del corso" fissa le sue pupille nelle mie e si avvicina al mio viso.
Il suo ragionamento mi fa pensare, sembra convincente ma ci devo pensare."Ci devo pensare" sospiro ritraendo la mano e facendo un passa indietro.
Lui inizia a tastarsi le tasche in cerca di qualcosa.
"Di cosa hai bisogno?" domando notando il suo gesto."Ho voglia di una sigaretta" dichiara estraendone una dal pacchetto trovato nella tasca posteriore dei jeans.
"Hai l'accendino vero?" protende la mano verso di me in attesa che io glielo dia."No" incrocio le braccia e lui mi guarda con un'espressione delusa.
"Prima lo portavi sempre con te" dice tenendo la sigaretta fra le labbra.
"Anche tu prima non fumavi" controbatto e lui alza le spalle in segno di resa.
"Hai vinto tu" spezza la sigaretta infilandola nella tasca della giacca.
"Vado a letto" allaccio la felpa e prima di voltarmi lo guardo negli occhi esitando.
"Dammi un bacio prima di andare" sospira appoggiando una mano sul mio fianco.
Tentenno un paio di secondi, poi, protendo il mio viso verso il suo e lui fa lo stesso.
Le nostre labbra si sfiorano prima di unirsi definitivamente, le nostre lingue s'intrecciano e nessuno dei due sembra voler interrompere il contatto.
Mi mancava.
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"Non andare oltre"||Tom Holland
FanfictionDiciassette anni, tanta voglia di vivere e di fare esperienze, l'opportunità si presenta quando le offrono di partire per l'anno all'estero. Una famiglia amorevole e vivace, che nonostante i suoi difetti renderà stupenda la sua permanenza in Inghilt...