Chi siete?

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Will, dopo tanta attesa, aprì finalmente gli occhi. La forte luce presente, a cui non era più abituato, essendo stato tenuto in un luogo piuttosto buio, glieli fece bruciare facendoglieli richiudere immediatamente.

Il dottor Choi sistemò luminosità della stanza notando il fastidio che provava. Avevano bisogno che si svegliasse per controllare per sue condizioni. Stavano attendendo proprio quello prima di poterlo operare.

- Will puoi provare a riaprire gli occhi? Puoi farlo per me? - chiese gentilmente Rhodes.

Il giovane era confuso, c'era qualcosa di strano, qualcosa che non riusciva a comprendere.
Quella persona che non conosceva aveva chiamato un certo Will, ma lui non aveva proprio idea di chi fosse costui.  Il giovane paziente non capiva a chi si stessero riferendo quell'uomo, ma decise ugualmente di fare ciò che gli era stato chiesto.

Lentamente, quindi, come se fosse la cosa più difficile del mondo da fare ok quel momento, aprì gli occhi.

Tante persone erano presenti attorno al suo letto. Guardando in giro oltre loro si rese conto che si trovava in un ospedale, nulla però gli sembrava familiare come avrebbe dovuto essere.

Tanti erano i visi che vedeva, li osservava attentamente, ma non riusciva a riconoscere nessuno.
Erano tutte facce nuove per lui, ma sembravano preoccupati e lo guardavano in attesa di qualcosa che lui non riusciva a capire cosa fosse.

Aveva aperto gli occhi come volevano loro, lì aveva accontentati, era finalmente sveglio.

Ma tutto gli dava fastidio. Aveva un fortissimo mal di testa e più cercava di concentrarsi nel distinguere i presenti, più questo aumentava.
Era come se la sua vista fosse sfuocata, come se non avesse mai visto quelle persone in vita sua.

Anni e anni di lavoro fianco a fianco  con loro non contavano nulla. Ad
Halstead sembrava tutto nuovo

Connor vedendolo stranito chiese cercando di attirare le sua attenzione:
- Will come ti senti? -

Una voce profonda e fastidiosa arrivò alle orecchie del paziente. Era chiaro che, quello che pareva essere un medico, vista l'uniforme che indossava, si stava rivolgendo proprio a lui chiamandolo con quel nome.

Halstead avrebbe voluto rispondere dicendo che che non si sentiva affatto bene, che era come se si sentisse  strano, ma appena aprì la bocca per parlare iniziò a vomitare.

Dentro di sé, nel suo stomaco, non era rimasto ormai nulla, ma quei conati erano così normali, e quel sapore aspro della bile gli riempiva la bocca infastidendolo ancora di più.

Era un medico anche lui, avrebbe dovuto comprendere che quello stato, tutto quel malessere, fosse riconducibile al trauma cranico abbastanza grave che aveva.

La sua confusione e l'amnesia che presentava, la nausea, il vomito, potevano essere tutti riconducono a quello.

Dopo un tempo che sembrava interminabile, il giovane Halstead si calmò poggiandosi nuovamente sul letto bagnato fradicio di sudore e sfinito per lo sforzo fatto. Il suo corpo gridava vendetta per i movimenti e le contrazioni fatte. Era pieno di ferite e provava dolore anche solo a respirare.

Il dottor Rhodes se ne stava lì al suo fianco e lo osservava. Il comportamento del suo amico era davvero strano, non era come al solito gioviale e sorridente e questo si poteva capire visto tutto ciò che gli era successo, ma allo stesso tempo c'era qualcosa di più.

Osservandolo nella mente di Connor si palesò un dubbio. Will aveva uno sguardo vuoto, spento, era assente. Era come se non avesse ancora capito con chi stesse parlando.

Il dottore, quindi, non appena il giovane paziente si fu calmato domandò:
- Will mi riconosci? Sai dirmi chi sono? -

Halstead sembrava un ubriaco, con un filo di voce rispose faticando nel farlo:
- un dottore. -

Tutti i presenti si rattristarono, non li riconosceva, non sapeva più chi fossero.

Pochi istanti dopo, però, tutto crollò.
Will chiuse gli occhi piombando nuovamente nell'oscurità.

Connor, Ethan ed April si scambiarono l'un l'altro degli sguardi preoccupati e spaventati quando suoni acuti e monotoni si diffusero nella stanza.

Il personale medico presente nella stanza lì conosceva bene. I valori del loro paziente erano diminuiti e così i macchinari avevano dato l'allarme cominciando a suonare.

- No! No! No! Maledizione! - imprecò il dottor Choi

- Forza subito in sala operatoria. Non possiamo più aspettare.- urlò Rhodes

E così subito tutti si mossero ed in pochissimo tempo Will fu portato di sopra e preparato per l'intervento.

Intanto nel vecchio magazzino Jay aveva gettato la spugna. Aveva deciso di non combattere più, non ne valeva la pena. Suo fratello era in salvo per quanto ne sapeva lui.
Lo aveva visto in piedi, per lo più tranquillo, quindi con era sollevato.
Non aveva, quindi, più nessuno da salvare, nessuno per cui resistere.

Iniziava a pensare che era arrivata la sua ora, era vicino alla fine.

Aveva immaginato tante e tante volte di trovarsi in quella situazione. Ci era andato spesso vicino, ma la sua immaginazione gli aveva riservato uno scenario diverso rispetto a quello in cui si trovava in realtà.

Era disteso lì per terra con ferite ovunque, impossibilitato a muoversi senza che fitte di dolore allucinante si irradiassero dentro ogni fibra del suo corpo.
Ma quello era evidentemente ciò che gli spettava, ciò che gli aveva riservato il destino.

Dopo essere stato lasciato a terra in un angolo della stanza aveva provato a reagire con quel briciolo di energia che gli era rimasto cercando anche di proteggersi.
Poi sia il dottor Brown che gli scagnozzi non lo avevano più considerato, concentrati com'erano su Will. Avevano organizzato tutto dopo averlo liberato ed erano in attesa di ottenere i dati della telecamera che avevano montato nel colletto della camicia del dottore.

E così il detective era rimasto lì, immobile con gli occhi chiusi, senza più né forza né voglia di aprirli.

Di tanto in tanto gli uomini di Brown lo usavano per divertirsi un po'. Jay incassava i colpi sperando che prima o poi il dolore che provava e quello che si sarebbe aggiunto finissero presto.

E così fu. Il giovane ringraziò il cielo che ciò era avvenuto, cadendo sempre più dell'incoscienza e d'un tratto non sentì più nulla.

Due fratelli da salvareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora