Capitolo 1: Normalità (quinta parte)

256 80 171
                                    

Nel parlare d'amore riscontro sempre notevoli difficoltà. Con l'immaginazione formulo discorsi complessi, stupendi, commoventi. Mancano gli elementi fondamentali: l'esperienza e il cuore. Come posso conoscere questo sentimento, se non sfrutto il muscolo cardiaco al cento per cento?

Non avverto ancora la famosa scossa, le farfalle nello stomaco. Il deserto del Sahara prosciuga le sorgenti dell'adrenalina. Io sono curiosa, desidero studiarlo, immergermi in esso. Forse è meglio evitare un approccio nozionostico.

Il quotidiano è il miglior insegnante. Le ragazze non fanno altro che ribadire la mia fortuna nello stare con Jake.
"Ti ama e farebbe di tutto per te".
È facile commentare se il dubbio non logora la tua anima. Per molti l'apparenza consiste nella realtà. Il mio corpo è un tutt'uno con Rooney. Sono il suo trofeo, il suo accessorio. Non c'è nulla di più sbagliato. Ho nome e cognome specifici, difendo la mia identità. La relazione dev'essere equilibrata. L'amore aggiunge certezza e sottrae insicurezze.

Sfoglio il "vecchio" libro del passato, sebbene sia costantemente attuale. Vivo lì ogni volta che mi spavento, mi sento nostalgici. Le immagini si sfumano nel grigio dell'indefinito, le vicende sono parzialmente riportate.

Che cosa spinge ad avvicinarmi? Cosa penso di ottenere? L'errore è a monte. Non ragiono, mi butto a capofitto in questa folle avventura. Sono felice e appagata. Saltello in un campo fiorito a piedi nudi. Le spine sono i tarli degli scettici. Poi giungono le sottili umiliazioni coperte dall'ironia, i pungenti aromi della stoltezza.
"Sei una giraffa".
Sono alta un metro e settantatré centimetri. Qual è il problema?

I preliminari aprono un'altra parentesi. "Dobbiamo iniziare dalle basi".
Criticava le movenze, la grinta. Il sesso con lui è un puro susseguirsi di freddezza glaciale.
"È colpa tua se non si alza".
La volgarità del pensiero continua a sporcarmi. Le debolezze maschili sono colpe delle donne. Mondo ingiusto.

La mia prima volta è catalogata nei ricordi piacevoli e speciali. La consumo con Douglas, il mio primo vero ragazzo. Tranquillità e dolcezza accorrono all'appello. Condividiamo anche rapporti più o meno spinti, ma il cerchio si conclude nel rispetto reciproco. Non corregge. Non liquida il sesso ad arte pornografica. Lascia stare le spiegazioni, mette da parte l'orgoglio da maschio alpha. Agisce. È tutto naturale e giusto.

Perdo dignità e credibilità. Sono vincolata dalle catene della tradizione. Dovrei essere contenta e gioire del mio fidanzamento. Riempirmi di bugie, rimandare la verità, arrampicarmi sugli specchi è tossico.

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Non sento più le stesse cose di prima. Sospiro sconfitta. Menzionarlo è un colpo d'accetta, uno scarabocchio, una nota inesatta. Bisogna chiuderla qui. Riordinerò le idee e parlerò al momento opportuno.

Mi coglie alla sprovvista palpandomi il seno e la vita. So cosa stiamo per fare. Negli ultimi due mesi mi usa solo come valvola di sfogo. Oggi ne approfitto anche io e ammetto lo squallore. Tuttavia, gli ormoni chiamano e necessito di svago. La carne goffa sopra di me che ansima oscenità, penetra le conferme delle mie tesi.

Non gli importa nulla di me. Chiede per caso cosa mi piace a letto? I preliminari preferiti? Le posizioni? Risposta negativa. Bada a sé, al suo spregevole egoismo. Non facciamo mai l'amore, ma solo sesso a non finire. Non penso più all'orgasmo. Mi concentro sul mio piacere futuro. Questa fase si conclude in fretta. Sistemerò i vestiti gettati sul pavimento così come scolpirò il sorriso.

Pink and BlueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora