Capitolo 2: Il tuo valore (sesta parte)

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La pace dei sensi giunge con il sabato sera. Ignoro categoricamente i messaggi di Josephine e Cassandra. Sproloqui lunghi, insignificanti, falsi ingolfano le conversazioni di WhatsApp. È soddisfacente leggere e non rispondere. Io mi sono sentita esattamente così e nessuno merita un simile trattamento. Mi siedo sul trono con la coscienza pulita. Non spendo tempo per chi vale meno di zero. Accetto il loro invito per la festa. Specifico che non mi presento per incontrarle, bensì per bere drink, ballare, divertirmi. Sorvolo sulla presenza di Jake. Non ho bisogno di tenergli conto, di essere la sua principessina perfetta. Detesto quell'appellativo.

Mi chiamo Helena Miller e non rappresento il marchio di nessuno, se non di me stessa. Avvenimenti vari costituiscono il contorno di una vita già esemplare, unica, irripetibile.

Nasco libera e lotterò per difendere l'ideale in cui credo. Liquido gli appuntamenti sotto casa mia. Raggiungo il locale da sola. Non serve la scorta di sicurezza.

Analizzo l'atmosfera. Il divertimento posticcio infagotta la noia.
"Mancava la stella della serata" urla un ragazzo disteso sui divanetti con un bicchiere di vino in mano. Mi sposto elegantemente

fra la folla mentre "Right Round" di Flo Rida sprigiona carica. Mi stabilisco al centro della sala. Nonostante la popolarità non prediligo avere le luci puntate. Tuttavia, in alcune circostanze mi piace. Non occorre la forza, la prepotenza, l'arroganza. È un'arte naturale.
"Qui è una noia mortale".
Sposto lo sguardo verso le ex amiche.
"Ricordo che eravate molto brave a organizzare".
Finisco di sorseggiare in un colpo.
"Dimenticavo di dire che ero io la leader, ecco perché riusciva sempre tutto alla perfezione".
Assisto alla goffaggine in cui le catapulto dopo il mio intervento.

La parola è letale. Semplici frasi si tatuano nel momento presente, si spalmano nell'arco del passato e del futuro. L'autodifesa è lo scudo essenziale. Fuori è una giungla selvaggia, il mondo fatato è un'illusione.

Se si necessita di magia, la si deve modellare nell'anima. È una lavagna pronta a ricevere il gesso delle esperienze. La bellezza è cancellare la pecca. Ognuno delimita spazi, inserisce i propri gusti. Cresciamo in un determinato modo, ma non è mai troppo tardi per cambiare.

Nessuno coglie la rivalità e la sfida. Il motto parla chiaro: a buon intenditore poche parole.

Esco dai giochi. Cosa faranno senza la mente del gruppo? Sono stata il collante, il pretesto, una stupida marionetta. Bado a me, alla mia felicità, recupero ciò che ho perso.

Svuoto la mente. Sono davvero contenta, grata per la fortuna che mi accompagna. Ho un tetto sulla testa, un fratellino adorabile, tante avventure da assimilare.

Scrollo in galleria le foto scattate, le prove inconfutabili dell'attualità. Apprezzo il top nero con le paillettes, la mini gonna bianca a portafoglio, i tacchi neri.

Quasi quasi pubblico su Instagram. Che rapporto instauro con questo social? La quarantina di contenuti, le storie in evidenza sostituiscono i contatti umani. Quante volte il mondo virtuale annulla il resto? Un'incona, un insieme di tasti, descrizioni nella biografia rappresentano la sfida del secolo.

Il fuoco della competizione azzera la razionalità. Oggi contano i font ricercati e i feed ordinati. A furia di abbellire la bugia imbruttiamo la realtà. Decido di allontanarmi lentamente e di assaporare il cielo stellato al mio interno.

Voglio ardentemente farlo, ma una voce familiare interrompe i progetti. È il rumore della fragilità, della debolezza, della paura, dell'ansia.

Il discorso circa la mia sessualità è a disposizione di tutti. La confessione rimbomba nelle pareti. La rivelazione scottante del 2018 disattiva la musica.

Gli occhi si inumidiscono. Mi impegno a non piangere. Josephine come hai potuto registrarmi? Come hai osato appropriarti della mia ingenuità? Non è vera la storiella del messaggio importante, così come non è vera questa menzogna chiamata amicizia.
"La festa sostiene lo scopo di aiutare Helena a fare coming out".
Cori nitidi e denigratori di risate frantumano il cuore.
"Eri la mia sorella acquisita, la mia confidente, la mia custode. Proteggevi i miei segreti. Dormivo tranquilla perché pensavo che non mi avresti mai tradita".
La risposta? Un sorriso perfido, meschino, malvagio.

L'angoscia si annoda al collo. Non resisto. Le silenti lacrime bagnano il viso.
"Cassandra, non hai nulla da aggiungere?".
I presenti bisbigliano, sghignazzano, fissano. L'ilarità generale distrugge le difese. Sono il pasto delle belve. Non resta niente.

Schizzo via dal covo infernale determinata a scappare. Il peso dei giudizi si fa sentire sulle inermi spalle. Cosa succederà? Ho paura. Le gambe si muovono con difficoltà. Morirei da un secondo all'altro.

Un incivile mi sbatte al muro, riportandomi all'atroce realtà. Metto a fuoco. Jake, non è possibile! Mi stringe l'avambraccio con estrema violenza.
"Non intendo stare con un'indecisa del cazzo, con una finta etero!".
Raccolgo le umili forze e sbraito con tutto il fiato.
"Staccati e sparisci. Non ti sopporto, sei l'individuo ignobile per eccellenza. Risolvi i tuoi maledetti problemi di rabbia e non azzardarti a contattarmi. Tra noi due è finita".
Porto una mano al petto. Gli rivolgo un'occhiataccia sprezzante.
"Non sai scopare. Fingevo l'orgasmo ogni volta".
L'angelo, nonché io, incolla le ali tagliate. È pronta a spiccare il volo lontana dalla baraonda.

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