La matematica è una materia tanto amata quanto odiata. Io ho sempre condiviso un pessimo rapporto con quest'ultima.
Tralasciando i risultati sbagliati e le operazioni impossibili, mai come oggi temo i numeri.
Le visualizzazioni su Facebook s'infittiscono in cifre esorbitanti. Ho paura. Persone sconosciute, introvabili, irrintracciabili mi colpiscono a colpi di mi piace, commenti, condivisioni.
Si ha presente il momento in cui si guarda un video esilarante, in cui il malcapitato cade o è vittima di scherzi? Sfato un mito: non è divertente.
Non si ride del prossimo, del dolore, dell'imbarazzo. Siamo tutti giocattoli della coincidenza, disponiamo di pari difficoltà a inciampare e soffrire.
Provo pena e frustrazione per la maggioranza. Si proclamano paladini della giustizia, individui esperti di vita e interazioni sociali. L'ipocrisia assapora l'inettitudine.
Infangano tematiche profonde, non dispongono del senso delle cose. Strillano per i diritti umani calpestati, ma gli imbecilli massacrano per primi le loro sterili convinzioni.
Gentili coetanei offrono aiuto, porgono la mano. Sorridono raggianti. Se si ritiene che sia reale, si è ingenui come bambini. Chi non indossa gli occhiali della verità gli pone fiducia.
Lo sventurato si gira serenamente di spalle, arriva il lieto fine. Un momento, per cortesia. Dimentico un passaggio fondamentale: il bersaglio crolla su sé stesso. Le ginocchia sbattono contro il cemento, le ossa arrecano dolore. Lì si intuisce che il sorriso benevolo è una copertura di scherno.
Il concetto di: "e vissero felici e contenti" canta una metafora arcaica, esibita con ampio respiro nelle favole.
Abolirei immediatamente ogni forma di comunicazione virtuale. Eliminerei cellulari, computer, tablet. Non so quale via di fuga imboccare, ammesso e concesso che esista.
Nessuno rimuoverà più dalla mie pelle l'etichetta di attrazione principale del circo. I tatuaggi della crescita, del confronto, del combattimento oscurano il fittizio. Un cuore, una frase, una stellina non regge il confronto della cattiveria.
Sognano in grande, esistono in piccolo.
E se il pianeta fosse un vasto laboratorio? E se i viventi fossero le cavie?
Mi ritrovo a oscillare nell'incertezza. Mi spavento perfino a pensare. Scorgo pericoli di ogni forma e misura. Gli alberi sono le colonne d'Ercole della natura, le strade allungano il tragitto per la salvezza. Il problema non è l'involucro in cui cresco bensì i miei simili.
I professori non meritano risentimento. Ignorano l'ombra dell'ignoranza che aleggia attorno alla struttura.
Lo studio dell'inglese, della storia, della matematica, delle scienze prepara ad affrontare un colloquio lavorativo, ad ampliare il bagaglio culturale.
Come consola la conoscenza della Guerra d'indipendenza americana agli emarginati della società?
Le valutazioni eccellenti non compensano l'assenza di civiltà. Prima di insistere sulla cultura, bisogna lavorare sull'umanità. Le date, i conflitti, i personaggi di spicco si possono recuperare in qualsiasi momento.Non intendo criticare questo gruppo di lavoratori. Credo che assistano lo studente come ritengono opportuno, se sussiste empatia nell'adulto.
I ragazzi e le ragazze perdono consistenza, identità, autonomia. Evito di notare le risate, gli sguardi insistenti.
Mi siedo sulle scale e leggo i messaggi di supporto ricevuti su Instagram. Il blog sta riscuotendo successo, stima, ammirazione. Concedono fiducia, ricevo le prime richieste di ascolto.
È bello quando qualcuno ritrova la stella che illumina il cammino. I buoni sono astri folgoranti, sono speranze.
Intravedo Ophelia da sola, lontana da me.
Le va ancora di diventare mia amica? Abbiamo parlato pochissimo, considerati gli ultimi eventi. Il brio scatena un energico cenno di mano. Punta l'attenzione verso la mia direzione eppure non ricevo risposta.
Corro per raggiungerla. La chiamo a voce alta, continuando a sostare nel velo del suo strano menefreghismo.
Ottengo la sua concentrazione. Riusciamo a guardarci negli occhi, l'abbraccio.
Tutti affermano che in un secondo non si capta nulla. Nella brevità si estrae la verità.
Un brivido lungo la schiena mi paralizza. Non ricambia il gesto, mi scansa con brutalità.
"Non toccarmi, vattene!"Le grida di rabbia feriscono più degli insulti. Le corde vocali tremano come una città scossa dal terremoto violento. Il freddo cozza con l'aria frizzante di settembre. Che cosa le ho fatto? Perché mi aggredisce? Tento di farla ragionare, ma non mi concede spazio.
Devo fare un passo indietro e ignorarla. Gli spettatori si amalgamano in un'unica massa indefinita che sputa goduria. Jake, Josephine, Cassandra si compiacciono della mia umiliazione. Sospiro sconvolta.
Il tempo della quiete, l'illusione dell'esperienza liceale da sogno sono lontani ricordi. Mi allontano, stacco la spina. Affronto il presente, un calvario fitto di spine, lividi, sangue.
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Pink and Blue
RomanceDetroit, Michigan, 2018. Helena Miller, un nome che cela abissi insospettabili di curiosità. Sono la classica ragazza che ama scrivere e allo stesso tempo detesta ricevere le tracce dall'insegnante. Il motivo? È un limite alla libertà, creatività, s...