pioggia nello sguardo

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Per chi amasse leggere
accompagnato dalla musica,
ho scritto sulle note di
Afraid - The neighbourhood.

~•~

Che maledetto vizio
ha l'infinito.

Ha tutto l'universo
a disposizione,

e va a nascondersi
dentro uno sguardo.

~•~

Avanzava passi traballanti.

La luce fioca della luna illuminava in modo leggero la torre di astronomia. Il pallore rischiarava il volto di Draco Malfoy, che in quell'esatto momento era deformato in una smorfia di terrore.

La sua bacchetta scura era puntata verso la figura immobile di Albus Silente.

Era circondato dai mostri che da mesi vivevano ormai dentro la sua casa, che era diventata improvvisamente più macabra del solito. I mangiamorte lo fissavano con quelle loro espressioni assetate di gloria, di vendetta, di morte.

Sua zia Bellatrix sussurrava parole al suo orecchio che più che consigli suonavano come delle minacce. Draco si domandò se quella cadenza sibilante l'avesse imparata imitando il signore oscuro.

«Fallo, Draco». Intimò Madama Lestrange e Draco sentì i suoi ricci ispidi solleticargli la guancia.

Un brivido corse lungo la sua spina dorsale.

Le sue gambe mossero in solitario due passi avanti. Avrebbe voluto arrestare quella avanzata, ma le sue gambe non rispondevano a nessun tipo di impulso. Pensò per un attimo di essere sotto Imperio.

Sentiva tutti gli sguardi puntati su di se. I mangiamorte erano convinti che non l'avrebbe fatto. Ognuno di loro bramava la posizione del rampollo dei Malfoy, un'occasione del genere non capita spesso nella vita.

Anche Draco sapeva che quella era l'occasione perfetta. Il momento tanto agognato per redimere suo padre, per guadagnare la fiducia del signore oscuro, per togliere tutto il fango che era stato gettato sullo stemma della sua famiglia.

Eppure sembrava volersi opporre.

«Draco, tu non sei un assassino». Disse il vecchio, con gli occhi che luccicavano di pietà. Ma non per se stesso, per Draco.

Il ragazzo sentiva tutti i suoni ovattati, come se stesse guardando la scena da fuori.

Bellatrix gridò di nuovo, strattonandogli la spalla.

Draco avrebbe voluto cambiare la direzione nella quale stava puntando la sua bacchetta e rivolgerla verso l'espressione psicotica di sua zia, in gesto di ribellione che avrebbe segnato la sua esistenza.

Ma il suo braccio non gli rispose, rimase puntato verso la veste turchese del suo preside. Draco si concentrò maggiormente, ma il braccio rimase rigido nella sua posizione.

Sentiva il sudore freddo premergli sul collo. Il suo braccio finalmente si mosse, insieme alle gambe. Due passi lenti verso la figura illuminata dalla luna.

«Draco, hai bisogno di aiuto». Ripeté Albus Silente. «Io posso aiutarti».

Draco chiedeva pietà nella sua testa. Il copione di quella maledetta scena della sua vita lo sapeva a memoria e viveva nella sua mente da mesi.

«Io non ho alternative!». Esclamò Malfoy, non riuscendo a tenere a freno la lingua, letteralmente. «Devo farlo! Lui mi ucciderà! Ucciderà tutta la mia famiglia!».

Around the black lake // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora