In silenzio

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Taking hits for you
Cause I wanna feel like
I'm supposed to
I could disappear
If this is what
makes me feel so real

~•~

Hermione camminava velocemente per i corridoi del castello, annunciando la sua presenza grazie al ticchettio delle sue scarpe nere. 

Era Lunedì pomeriggio, il che significava che doveva allenarsi nella stanza delle necessità insieme a Draco. Per evitare di fare un buco nell'acqua e di sprecare un intero pomeriggio aspettandolo invano, si era informata tramite la professoressa Mcgranitt, la quale l'aveva rassicurata confermandogli la presenza del caposcuola.

A quanto pare, a detta della sua preside, Draco aveva preso una terribile influenza ed era stato confinato nella sua stanza da caposcuola tutto il week end. Hermione non credeva molto a questa versione dei fatti per due motivi: il primo, le sembrava molto strano che non fosse stato costretto a recarsi in infermeria, il secondo era che l'ultimo giorno in cui l'aveva visto, l'otto Dicembre, ovvero il giorno degli addobbi, lui le era sembrato più sano di un pesce e piuttosto di fretta.

Ad ogni modo, si era riguardata dal dirlo alla preside di Hogwarts, decidendo di tenere quella piccola informazione per sé e di chiedere semplicemente al diretto interessato, sperando che fosse in vena di spiegazioni.

Svoltò l'angolo del corridoio, frettolosa come non mai. A quanto pare, aveva davvero una predisposizione naturale ad arrivare in ritardo agli appuntamenti, anche se quel giorno non sembrava importargliene più di tanto. Aveva lei il coltello dalla parte del manico e non 

«In ritardo come sempre?» La prese in giro una voce che non sentiva ormai da quattro giorni.

Hermione si accigliò, le braccia conserte.

«Di grazia, si può sapere dove sei stato?»

Draco sospirò, le dita affusolate che si posavano precisamente ai lati del setto nasale, vicino agli occhi.

«Sono stato malato.»

E una risata derisoria scappò dalla bocca di lei.

«Non ci credo.»

Draco allargò le palpebre. «Ho avuto la febbre alta.»

«Non credo ad una sola parola Malfoy.» Scandì bene, soffermandosi sul suo cognome. «Se stavi così tanto male saresti dovuto essere ricoverato in infermeria.»

Ma lui non fece caso al suo tono indispettito, non fece caso nemmeno al fatto che si fosse appellata a lui volutamente utilizzando il suo cognome.

«Sono stanco, Hermione.» Le disse con un sospiro e lei non potette fare a meno di notare i solchi scuri che come crateri lunari segnavano la pelle sotto i suoi occhi. «Possiamo iniziare?» Le domandò con gentilezza.

Hermione lo fissò come se quella figura che avesse davanti fosse un'ombra sbiadita dal suo solito compagno di allenamento. Come se non fosse lo stesso ragazzo che la punzecchiava, che ribatteva sempre. Come se non fosse lo stesso che aveva baciato e che le faceva mozzare il respiro ogni volta che si palesava di fronte a lei. Le sembrò trascurato, spossato, un fantasma di sé stesso.

«Sì.» Deglutì.

Insieme fecero comparire la porta della stanza delle necessità, in religioso silenzio, senza nemmeno guardarsi negli occhi.

Hermione aveva come l'impressione che qualcosa non andasse e lo strano comportamento di Draco glielo stava confermando alla grande. Desiderava ardentemente che lui le parlasse, che si aprisse con lei, e desiderava ancora di più sapere dove fosse stato per tutto quel tempo. La curiosità era come un tarlo che le beccava costantemente il cervello.

Around the black lake // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora