ferite che non si rimarginano

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Ci sono ferite che
non guariscono,
quelle,
ferite che ad ogni pretesto
ricominciano a sanguinare.

~•~

Hermione era accucciata sul divano della sala comune dei grifondoro e, avvolta in una coperta di pile, osservava le fiamme fioche del camino che danzavano tra i bassi scoppiettii. I suoi occhi erano spenti, vuoti di quel luccichio che la contraddistinguevano, mentre nella sua mente si ripetevano in loop gli ultimi eventi che l'avevano a dir poco sconvolta.

La ronda di quella sera era stata annullata in vista degli eventi accaduti nel pomeriggio, così come quelle dei prossimi tre-quattro giorni. A detta della Mcgranitt, le misure di sicurezza sarebbero state intensificate, così come il via vai di auror dal ministero alla scuola di magia. Secondo Dawlish, non c'era stata un'infrazione vera e propria, in quanto la barriera che divideva il perimetro della scuola dalla foresta proibita non aveva subito danneggiamenti. Tuttavia, nessuno dei due era ancora certo delle dinamiche dell'evento, i punti ciechi erano innumerevoli e nessuno sembrava capace di far luce sulla faccenda.

Dawlish era andato su tutte le furie appena aveva scoperto che il giovane auror che sarebbe dovuto essere a sorvegliare i confini a est della foresta proibita non era di guardia. Tutto il caos e l'interrogatorio che egli aveva svolto nei confronti della squadra di sicurezza del castello, si era risolto nella scoperta di una banale incomprensione di orario, che lasciava perplessa Hermione, la quale aveva subito a sua volta le migliaia di domande che le erano stata rivolte sia dal capo degli auror di Hogwarts, sia dalla preside stessa. Aveva mantenuto la calma, per quanto le fosse possibile, e aveva sentito lo sguardo vigile di Draco sempre dietro le scapole. Lo aveva visto rimanere sempre immobile e in silenzio, precisamente dietro di lei, annuendo ad ogni conferma che gli veniva domandata.

Dawlish aveva anche insistito per fare ricorso all'utilizzo di un pensatoio, ma la Mcgranitt si era opposta, ragionando sul fatto che, dopo aver subito un tale shock, i ricordi di Hermione non sarebbero risultati chiari ma, al contrario, avrebbero seguito il filo conduttore della paura, che li avrebbe resi caotici e di difficile interpretazione. Aveva sollecitato sia lei, sia il serpeverde a tornare nei loro alloggi, come del resto fecero.

Una volta tornata al dormitorio, Hermione si era lanciata in doccia, ma nemmeno lo scorrere dell'acqua calda sulla sua pelle era riuscita a rivitalizzarla ed a toglierle di dosso quella sensazione di terrore che era ancora impressa nel suo cuore e che l'abbracciava da dietro.

Mentre sentiva i muscoli rilassarsi a poco a poco sotto lo scorrere dell'acqua, il suo pensiero volò al la serpe dai capelli biondi, che le aveva tenuto la mano in silenzio, mentre una delle parti più soffocate e profonde di lei premevano per venire a galla.

Ripensò al coraggio che le era mancato nel guardarlo in faccia, alla paura che lui si mettesse a ridere davanti al suo volto graffiato e bagnato di acqua salata e, infine, ripensò che tutto quello non era accaduto, al silenzio religioso con il quale lui l'aveva guardata e al momento decisamente troppo intimo che avevano condiviso.

Lei lo aveva involontariamente fatto entrare, aveva perso il controllo e sapeva che avrebbe finito per pagarne le conseguenze.

Sospirò, stringendosi la coperta addosso, ritornando al presente, proprio nel momento in cui sentì dei passi sordi provenire da dietro di sé. Voltò la testa e i suoi occhi focalizzarono dei ciuffi scuri disordinati.

«Hermione, che ci fai qui?». Harry camminò intorno al divano, per poi prendere posto accanto a lei.

La riccia gli offrì un lembo della coperta, che lui accettò con uno sbadiglio, tirandosela sopra le gambe.

Around the black lake // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora