Slanci di coraggio

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Il silenzio è un po'
come il buio:
bisogna avere il
coraggio di guardarlo.
E poi pian piano si comincia
a vedere il profilo delle cose.

~•~

Draco si passò l'indice affusolato su un sopracciglio. L'espressione corrucciata impegnata ad osservare la sua tazzina di caffè scuro fumante. Nella sua testa passavano a raffica immagini che vedevano lui stesso che trasfigurava il libro di rune antiche in un sassolino e che lo legava alla zampa di Imperion, il quale lo aveva fissato con aria accigliata. Il giovane Malfoy si stava maledicendo dall'esatto momento in cui aveva spedito il proprio gufo in direzione della torre Grifondoro, precisamente davanti alla finestra della Granger, sperando che quell'orgoglioso del suo animale non si avvicinasse nemmeno ad un posto simile. Ma, quando non l'aveva visto tornare, si era reso conto di essere stato troppo speranzoso. 

Adesso contemplava le espressioni assonnate dei suoi compagni Serpeverde e prendeva sarcasticamente in giro i ragazzi appartenenti alle altre case, anche se la sua mente volava altrove, insieme al suo sguardo. Il tavolo dei rosso-dorati era ancora semi vuoto e non se ne sorprese. Solo una domanda lo illuminò di curiosità. All'appello degli studenti mattinieri mancava una testa irriconoscibile, possibile che la Granger non fosse ancora scesa? Si chiese se avesse ricevuto il suo messaggio, sperando in una risposta negativa. 

La vide spuntare dalla porta d'ingresso della sala grande una manciata di minuti dopo, la solita aria di chi non perde mai un capello, la postura dritta e l'espressione seriosa. Solo un particolare stonava con quella sua immagine ordinata: la sua cascata di capelli ricci, all'apparenza così setosi e morbidi che Draco non potette fare a meno di pensare di volerci passare una mano e di stringerli tra le sue dita, sentendo tra le narici ancora imprigionato quell'odore di cannella che lo raggiungeva ogni volta che le era troppo vicino.

Cancellò quel pensiero con un colpo di frusta appena notò cosa lei stringeva in modo protettivo al petto. Yggdrasil era intrappolato tra le pieghe della sua camicetta, in un intreccio di braccia. Ma, il vero fulmine a ciel sereno arrivò con lo sguardo che gli scoccò lei, un misto tra confusione, sorpresa e... cosa diamine era quell'ultima piega sulle sue labbra? Compiacimento?

Draco nemmeno se n'era accorto di aver iniziato a stringere la tazzina di caffè tra le dita pallide. Lasciò la presa, scottato più da quello sguardo che dalla ceramica bollente. 

La vide, mentre portava le sue iridi altrove e tornava ad ignorarlo come faceva sempre. Si interrogò in maniera pragmatica, costringendosi a guardare dentro sé stesso e a domandarsi il perché continuasse a ricercare in quel modo morboso ogni qualsiasi dannata briciola del suo interesse che, puntualmente, veniva rivolto altrove.

La testa riccioluta di Justin Fadford si era affiancata a quella della Granger ed il suo volto era fin troppo vicino a quello di lei. Si domandò come avesse fatto a non vederlo comparire. Era difficile non riconoscerlo quando il suo biglietto da visita era quella sua boriosa e solita camminata elegante, che faceva rivoltare il suo stomaco.

Lo osservò, mentre indicava il libro che lei cullava tra le braccia e si mostrava interessato in un modo che il serpeverde giudicava ridicolo, ponendole qualche domanda con il suo timbro misurato sui toni caldi che gli faceva sempre venire i brividi. Draco non riusciva a sentire, il brusio della sala grande era assordante. E proprio mentre stava per utilizzare un incantesimo per origliare la loro conversazione, venne interrotto.

«Di buon umore vedo.»

Una frangetta svolazzante gli si parò davanti alla visuale.

Draco si schiarì la voce in modo brusco, lasciando la presa sulla bacchetta, facendola giacere nella tasca della sua toga. 

Around the black lake // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora