non me ne vado, rassegnati

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Ho scritto sulle note
di Softcore - the neighbourhood
in caso amaste leggere
accompagnati dalla musica <3

~•~

La paura è
l'assassino
della mente

~•~

Draco Malfoy se ne stava in piedi davanti a lei e la fissava con un'espressione imperturbabile, la postura rigida.

«Malfoy vattene!». Gli gridò contro in un impeto furioso, aggrappandosi al fusto dell'albero al suo fianco, aiutandosi a stare in piedi.

Non voleva sembrare debole davanti ai suoi occhi, nonostante fosse consapevole che sarebbe stato meglio rimanere seduta a terra, dove i suoi occhi non vedevano tutto mosso. E il fatto di essere già arrabbiata con lui, di certo non migliorava affatto la situazione.

Ma Draco la ignorò, abituato a sentirsi urlare contro, avanzò nella sua direzione, fronteggiandola, un'espressione strana sul volto. Davanti a quello sguardo misterioso e impenetrabile, Hermione si sentiva violata, messa a nudo. Come se le sue debolezze venissero improvvisamente esposte in vetrina e lui fosse il principale osservatore.

Era a pochi metri da lei e continuava ad avanzare. Il raggio di distanza che separava i loro volti si accorciava, man mano che la tensione cresceva.

La giovane strega distolse lo sguardo e perse l'equilibrio nel vano tentativo di spingerlo via. Aspettò invano una botta che non arrivò, perché lui l'aveva afferrata prontamente per un braccio, impedendole di cadere. Draco tenne la presa salda ma delicata, sostenendola senza farle male.

«Attenta». Soffiò sulla sua fronte.

Hermione piantò i suoi occhi lucidi sulla sua mano pallida, artigliata al suo braccio, sentendo il punto in cui l'aveva afferrata che iniziava a formicolare. Un miscuglio di sensazioni che le esplodevano alla bocca dello stomaco, alimentate dal respiro di lui che le sfiorava la fronte.

«Cos'è successo?». Le chiese poi.

Non voleva rimanere sola, ma non voleva nemmeno restare con lui, debole e spezzata.

«Vattene». La sua voce era ruvida, mentre cercava di tirare via il braccio. Aveva cercato di essere intimidatoria, ma la sua voce spezzata l'aveva tradita.

Lui non mollò la presa, continuando a sorreggerla senza battere ciglio, notando quando fosse scossa. Hermione sapeva perfettamente che lui percepiva il suo stato d'animo. Hermione lo sapeva e aveva ragione, perché Draco sentiva l'inquietudine cucirsi sotto la propria pelle diafana nel vederla così.

«Granger, come ti sei ridotta?». Le chiese con calma osservandole i vestiti, per poi farla sedere a terra. «Chi era quell'uomo?».

E la sagoma sfocata le apparve di nuovo davanti agli occhi, insieme allo scompiglio che si rivoltò nel suo cuore, ripensando al fatto che fosse stata incapace di fermarlo. Era rimasta immobile a guardarlo scappare, svanire nel nulla. Hermione pensò che non sarebbe mai stata davvero al sicuro.

«Perché poi lo stavi inseguendo?».

Hermione alzò gli occhi, rivelando la sua espressione stremata e gli occhi lucidi.

«Draco, vattene». Lo aveva chiamato per nome. «Ti prego».

E il serpeverde si pietrificò in quella posizione. Hermione lo vide quasi trattenere il fiato. Lei aveva pronunciato il suo nome, lei lo stava pregando di andarsene. 

Se questo episodio fosse accaduto qualche anno prima, lo avrebbe immediatamente usato come espediente per ferirla, ma il tempo era passato e lui era diverso. 

Around the black lake // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora