la fine dell'inizio

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Ho scritto sulle note
di end of beginning - Djo
per chiunque amasse
leggere accompagnato
dalla musica.

And when I'm back
in Chicago, I feel it
Another version of me,
I was in it
I wave goodbye to
the end of beginning

~•~

Un bianco accecante investì i suoi occhi marroni la prima volta che le sue palpebre si separarono. Sbatté le ciglia. Una, due, tre volte. Doveva abituarsi a quella strana luce che non le permetteva di vedere nulla.

Un odore di disinfettante le punse le narici d'improvviso, senza permetterle di abituarsi ad esso in maniera graduale.

Era distesa in un letto che non era il suo. Il cuscino era duro e le lenzuola erano rigide.

Poteva sentire delle voci fuori campo che chiamavano il suo nome mentre metteva a fuoco l'ambiente circostante. Ipotizzò esserci una finestra alla sua sinistra, a giudicare dai raggi solari che raggiungevano il suo naso. Mura bianche, lenzuola bianche, un armadietto bianco di fianco ad una scrivania in legno con sedia annessa. Vicino alla sua testa spuntava una comodino con poggiate sopra delle fiale.

Hermione capì subito di essere al San Mungo.

«Signorina Granger, mi sente?» Una voce chiara la chiamò alla sua destra, facendogli voltare la testa. Era rallentata nei movimenti e decisamente stordita. Sbatté le palpebre di nuovo, mettendo a fuoco l'immagine minuta dell'infermiera.

«Sì io... la sento.» La gola pizzicava tremendamente e dovette sforzarsi per parlare senza tossire.

«Mi sa dire qual è il suo nome?»

«Hermione Jean Granger.» Decretò dopo un attimo di silenzio. «Cos'è successo? Dove-» La tosse la scosse. «Dove sono i miei amici?»

«Tutto a tempo debito, signorina Granger. Le chiamo subito un medico, ha bisogno di essere visitata.» Le rispose la donna con tono risoluto, mentre scribacchiava qualcosa su una cartella bianca.

«Da quanto tempo sono qui?» Domandò, ignorando il bruciore delle tonsille.

«Si trova nel reparto di terapia intensiva del San Mungo da una settimana. È arrivata qui in condizioni precarie, abbiamo dovuto aspettare che la sua situazione si stabilizzasse prima di svegliarla.» Le spiegò brevemente.

Hermione aveva voglia di fare moltissime altre domande, ma l'infermiera non glielo permise, sparendo oltre la porta e lasciandola sola.

Fissò il soffitto con gli occhi gonfi. Continuava a sforzarsi di ricordare, ma tutto ciò che le veniva in mente era il volto di Dominik sorridente mentre le puntava la bacchetta contro. Continuava a vederlo mentre rideva della sua sofferenza.

Ron varcò la soglia, l'espressione trafelata e un pacchetto tra le mani.

«Hermione!» Le sillabe del suo nome si rincorsero in un suono confuso.

Hermione si raddrizzò, sistemando con la mano sinistra i cuscini dietro la sua schiena. «Ron.» lo chiamò debolmente, ma un sorriso affiorò sulla sua bocca screpolata. «Stai bene!»

«Certo. Come ti senti?» Chiese una volta accanto al letto.

«Una schifezza.» Ammise con uno sbuffo.

«Direi che è più che comprensibile.»

«Ron, cos'è successo?» Chiese subito, senza perdere tempo.

«Hermione, non adesso, io-»

«Ron.» Lo richiamò, sforzando di più la voce. «L'infermiera non ha voluto dirmi niente, voi-»

Around the black lake // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora