Monaco 2017
una folata di vento fece spettinare nuovamente i miei capelli che mi finirono dritti in faccia, un sonoro sbuffò uscì dalle mie labbra e mi alzai dal muretto dove mi trovavo.
infilai le mani nelle tasche del giubbotto e mi guardai in torno.
alcuni passi proveniente da dietro di me mi fecero voltare di scatto.
-che dici dovremmo smetterla di incontrarci in qualche posto strano no?- disse quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio.
-non è colpa mia se ci incontriamo casualmente nei momenti peggiori-
storse il naso.
-momenti peggiori?-
alzai gli occhi al cielo e mi appoggiai al muretto dietro di me.
era una fredda serata di gennaio e l'aria si scontrava duramente contro il mio viso caldo facendomi arrossare la punta del naso e le guancie.
la suoneria del mio telefono interruppe di nuovo quel silenzio che mi circondava da ormai ore.
era la milionesima volta che mio padre mi chiamava e la mia pazienza era arrivata ben sopra ogni limite sopportabile.
afferrai il telefono dalle tasche in una mossa veloce e lo tirai nel buio totale il più lontano possibile.
-ma che cazz... - borbottò il ragazzo di fronte a me - più passano i minuti e più credo che tu sia pazza-
-soltanto perchè ho tirato un telefono?-
-mi hai baciato, o te lo devo ricordare-
sbuffai.
-tanto non ci rivedremo più, cosa te ne importa?-
-voglio sapere perchè l'hai fatto- fece un passo verso di me.
-quante volte ti è capitato sbagliare qualcosa in una gara e rovinare l'intero weekend?- chiesi puntando lo sguardo nel vuoto.
-cosa centra?-
-rispondi- sbottai.
-tante volte-
-questa è la prima volta che ho rovinato tutto, ho avuto un incidente venerdì scorso e non ho potuto correre domenica, mio padre non l'ha presa bene-
-cosa centra ora?-
-niente, non centra niente- presi un lungo respiro.
a nessuno sarebbe importato di quello che era successo e che sarebbe successo nelle prossime ore.
-hai detto che conosci Carlos, sai dirmi dove trovarlo?-
-pensi che do ai primi che capitano l'indirizzo di casa di un pilota?-
sospirai.
il silenziò calò tra noi due di nuovo.
-hai gli stessi vestiti di ieri- disse improvvisamente.
-e quindi?-
-non sei entrata a casa quando ci siamo salutati vero?-
-non posso tornare a casa- borbottai
-perchè?-
-non credo siano affari tuoi e non te ne fregherebbe un cazzo-
mi staccai dal muretto e cominciai a camminare in direzione del mio telefono.
-hai ragione, generalmente non me ne fraga un cazzo di nessuno ma c'è qualcosa in te che mi incuriosisce-
-non sai nemmeno come mi chiamo... perchè non te ne vai e mi lasci sola? non è difficile sai?-
-è notte e sei sola-
-prima che tu arrivassi lo ero e credo di essere ancora viva-
lo sentii sbuffare sonoramente.
quando raggiunsi il mio telefono lo raccolsi e lo infilai in una delle tante tasche dei pantaloni.
camminammo spalla contro spalla per non so quanto tempo, i piedi cominciavano a farmi male e le mani erano diventate dei cubetti di ghiaccio.
-dicono che parlare con gli sconosciuti è più facile che parlare con qualcuno che si conosce da tempo... ho una cosa da confessare da molto tempo ma non ne ho mai avuto il coraggio, soltanto Carlos lo sa ma non perchè gliel'ho detto, lui si è trovato nel posto sbagliato al momento giusto- sospirai, non sapevo se mi stesse ascoltando ma poco mi importava -venerdì ho commesso un errore e ne ho pagato le conseguenze passando ore in ospedale e non correndo domenica... lo scorso weekend c'era anche mio padre, lui non viene più da anni a vedermi e non sapevo ci fosse... era passato davvero tantissimo tempo dall'ultima volta che lo avevo visto ma il disprezzo nei suoi occhi ogni volta che il suo sguardo si poggiava su di me non è mai cambiato, i segni che lasciava ogni volta sulla mia pelle non sono cambiati e le brutte parole che mi gridava sono rimaste sempre le stesse, per lui devo essere sempre perfetta in prima fila in qualsiasi sessione-
presi una breve pausa.
-la mia famiglia attuale non sa niente di tutto ciò, non posso tornare a casa come se niente fosse mentre ho la pelle macchiata da lividi e segni rossi, non passerei di certo inosservata e non ho voglia di dare spiegazioni a nessuno-
quando finii di parlare eravamo arrivati posso il palazzo dove abitavo con Charles.
-ora ci saluteremo un ultima volta e non ci vedremo più, penserai alle mie parole per qualche ora e poi tutto sarà come scomparso e tornerai alla tua normale vita, forse un giorno ti ricorderai di me e ti chiederai se sarò ancora viva oppure no- borbottai calciando un sassolino.
-prima che tu vada... volevi sapere perchè ti avessi baciato, beh l'uomo che urlava era mio padre e per non farmi riconoscere ti ho baciato...-
-dove andrai ora? hai detto che non puoi entrare a casa- disse ignorando le mie parole.
-non lo so-
mi fece cenno di seguirlo e così feci.
non sapevo dove mi stesse portando ma poco mi importava.
dopo qualche minuto estrasse un mazzo di chiavi dalle tasche e salì su un'aston martin parcheggiata al margini della strada.
-Carlos è a Monaco fino a domani mattina e casualmente so dove alloggia, vieni?-
salii e gli sorrisi.
-grazie-
STAI LEGGENDO
Start Again || Lando Norris
Fanfiction[Watty's 2022] Amy aveva solo 4 anni quando per la prima volta la mano di suo padre incontrò la sua pelle chiara, ne aveva 11 quando chi avrebbe dovuto amarla e proteggerla la fece quasi morire, ne aveva 12 quando venne tolta dalla tutela dei suoi g...