Capitolo 6

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Aprii velocemente il cassetto del comodino prendendo il diario ed afferrando una penna nera, la prima che trovai.
Aprii con un rapido gesto il piccolo diario dalla copertina spessa, rossa e mi preparai per scrivere, avevo ancora il batticuore.
 
Caro Diario,
visto sono di nuovo qui!
Immagino sarai stupito ed ammetto di esserlo anche io ma sono qui, che tu ci creda o no Justin non mi ha toccato o per meglio dire non tanto quanto avrebbe potuto.
Si è limitato a darmi uno schiaffo sulla guancia destra che a dir la verità per la violenza mi brucia ancora ma non è questo l’importante, si è limitato ad uno schiaffo capisci? Io devo ancora realizzare la cosa.
Ma non finisce qui, ho quasi paura possa venirti un colpo al cuore ahahah
Non solo si è limitato ad uno schiaffo ma una volta raggiunta la soglia della porta quando credevo se ne stesse andando si è voltato e senti un po’.. si è scusato.
Si proprio così, Justin Bieber il ragazzo più temuto di Los Angeles si è scusato con me riesci ad immaginarlo?! Io no, sono sconvolta.
Solo una cosa mi lascia un retrogusto amaro in bocca.
Dice di voler dire a Chris di portarmi al suo prossimo incontro che sarebbe domani sera, non me ne capacito e sento che qualcosa andrà storto, non so dimmi quello che vuoi, che sono pessimista ma non posso farci niente.
Ho un bruttissimo presentimento.
In ogni caso non capisco proprio il suo comportamento, non sembrava lui, non l’ho riconosciuto mentre mi parlava questo pomeriggio.
Non pensavo Justin potesse scusarsi con una persona, chi lo avrebbe mai pensato infondo? Eppure lo ha fatto con me,  proprio con me.
Assurdo.
Beh diciamo che oggi è accaduto “solo” questo se mai potessi sentirmi insoddisfatta ma non credo sia possibile, sono ancora sotto shock ad essere sincera.
Sai prima del suo arrivo ero davvero disperata, mamma e papà erano entrambi a casa e mi sorprendo del fatto che non abbiano ancora bussato alla mia porta per chiedermi qualcosa (non che mi dispiaccia il loro silenzio).
Tra poco Chris tornerà dalla riunione per l’incontro di Justin anzi, credo stia tornando proprio ora, non vedo l’ora di raccontargli chissà se mi crederà.
Credo di no.
Infondo è assurdo quello che è successo e che ora sto raccontando a te, forse non dovrei nemmeno dirglielo, forse Justin non vorrebbe lo dicessi ma che importa? Lo farò e basta, magari non rivelerò ogni dettaglio ma non posso lasciarmi sfuggire quest’occasione non credi?
Adesso devo andare, ho sentito il cancelletto aprirsi, credo Chris sia tornato, ci sentiamo presto.

La tua Evelyn.
 
 
Chiusi il diario respirando profondamente, mi passai una mano fra i capelli indecisa sul da farsi, mi affacciai alla finestra lasciando cadere il diario sopra il letto. Intravidi i capelli nero corvino di Chris sparire appena sotto di me, stava rientrando.
Aprii la porta scendendo le scale, rimasi per qualche secondo li ad osservare, mia madre uscì dalla cucina pulendosi le mani nel grembiule che portava legato in vita, mio padre afferrò la valigetta accanto al muro prima di guardare l’orologio d’oro al suo polso.
“Ci vediamo dopo” lo sentii dire rivolto a mia madre prima di lasciarle un bacio sulle labbra, sorpassò Chris dandogli un’occhiata con la coda dell’occhio il quale iniziò in fretta a salire le scale.
“Ehi.. è già venuto?” sembrava incuriosito mentre si passava una mano fra i capelli alquanto disordinati, più del solito.
“Si e non crederai mai a quello che è successo” annuii non trattenendo un sorriso, mi scrutò da capo a piedi alzando un sopracciglio poi si soffermò sul mio volto.
Allungò la mano verso di me sfiorandomi con il pollice la guancia che di tanto in tanto bruciava ancora.
“Qui c’è la sua firma” disse osservandomi, annuii alzando le spalle e sorridendo nuovamente.
“Si ma non puoi immaginare.. mi ha solo dato uno schiaffo nient’altro, si è sfogato contro il muro” si lasciò sfuggire una risata negando con la testa.
Mi accarezzò appena il volto prima di annuire, non sapevo nemmeno io se raccontargli tutto, forse avrei solo reso ridicolo Justin ma infondo quella sarebbe potuta essere la mia unica occasione.
Tuttavia qualcosa mi bloccò, qualcosa mi disse di non dire a Chris delle scuse che mi aveva posto Justin per lo schiaffo, non so il motivo ma mi convinsi a rimanere zitta in silenzio sulla questione.
“Strano..”sussurrò appena Chris allontanando la mano dalla mia pelle, annuii alzando le spalle.
“Questa sera verranno qui” aggiunse poi sospirando, il sorriso che fino a quel momento sentivo vivo impresso sul mio volto fu come se si spense.
Ero certa che se mi aveva risparmiato quando era solo con me, non si sarebbe mai mostrato debole alla presenza di Chris  e Chaz, non avrebbe mai permesso a nessuno di considerarlo un vigliacco.
Se mai qualcuno lo avesse pensato.
“Non voglio nascondermi” dissi solo, lui annuì passandosi le mani fra i capelli sospirando come a pensare ad una soluzione.
“L’unica soluzione è che tu non lo istighi” alzai gli occhi al cielo portando le braccia al petto infastidita.
Io lo istigavo?
Non era di certo colpa mia se la sua pazienza nei miei confronti, e non solo nei miei, era pari a zero.
“Non è colpa mia se si altera dal nulla”
Chris mi sorpassò senza badare a ciò che avevo detto, si fermò un paio di gradini dietro di me.
“Se non vuoi essere toccata non provocarlo” non mi lasciò il tempo di ribattere che imboccò il corridoio sparendo dal mio campo visivo. Odiavo quando mi dava la colpa del comportamento di Justin, era forse colpa mia se non aveva autocontrollo?
No di certo ma Chris non sembrava capirlo.
Sbuffai portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, andai in salotto per poi sedermi sul divano, mia madre mi raggiunse poco dopo mentre leggeva attentamente dei fogli che teneva fra le mani.
Si sistemò gli occhiali sulla punta del naso come faceva sempre quando stava analizzando qualcosa di importante, forse mio padre aveva una riunione o forse stava concludendo un affare. Qualsiasi cosa fosse io non ne ero a conoscenza.
Ero indecisa sul da farsi.
Sarei voluta andare a bussare alla porta della camera di Chris per chiedergli della riunione sull’incontro o per chiedergli se Justin gli aveva accennato che mi avrebbe dovuto portare.
Battevo nervosamente il piede a terra in modo quasi nevrotico.
Non sapevo se era il caso.
Iniziai a pensare che Justin mi avesse mentito, che mi avesse solo preso in giro.
Non me ne sarei stupita.
Mi alzai dal divano salendo nuovamente le scale, presi una grande boccata d’aria e bussai alla porta in legno della sua camera.
Non rispose ma entrai comunque, non c’era traccia della sua figura così iniziai a guardarmi intorno, il poster di quel suo strano cantante preferito era ancora appeso affianco all’armadio dalle ante aperte.
Il letto disfatto era in parte coperto da qualche vestito in disordine, tutto regolare insomma.
Andai a sedermi sul fondo di esso quando improvvisamente la porta del bagno si aprì ed uscì Chris, portava un paio di pantaloni sino al ginocchio ed un asciugamano bianco attorno al collo.
“Che ci fai qui?” chiese infilandosi la prima maglietta che le sue mani trovarono dentro l’armadio.
“Vorrei sapere della riunione” dissi diretta, ne io ne lui facevamo giri di parole, era una delle poche cosa che ci accomunava credo.
Tuttavia la mia schiettezza nel parlare lo fece alzare lo sguardo torvo, sembrava volesse uccidermi con lo sguardo ma dovevo resistere o non mi avrebbe rivelato niente.
“Cosa ti dice che ti racconterò?” chiese poi mettendosi di fronte e me a braccia conserte, alzai le spalle, non c’era un motivo ma speravo non chiedesse altro, infondo non ci dovevano essere per forza motivi per raccontarsi le cose tra fratelli.
“Non posso e lo sai” sbuffai alle sue parole mettendomi di fronte a lui, non si era mosso di un millimetro e non sembrava intenzionato a cambiare idea, perché doveva essere così dannatamente cocciuto?!
“Andiamo non ti chiedo mai niente, non credi che sia mio diritto sapere?” chiesi poi allargando le braccia, lui storse il naso poco convinto.
“Per raccontarti dovrei avere il permesso di Justin” alzai gli occhi al cielo.
Non avrei mai saputo nulla.
Justin non gli avrebbe mai  dato il permesso di raccontarmi qualcosa, mai ne ero più che certa ed in un secondo le mie speranze, anche se già piccole in partenza, si spensero definitivamente.
“Piuttosto dovresti ringraziarmi” disse cambiando argomento, si diresse dandomi le spalle verso la scrivania prendendo un libro dall’ultimo cassetto.
Corrugai la fronte interrogativa, io ringraziare Chris? E per cosa.. non mi aveva nemmeno detto l’unica cosa che volevo sapere.
“Dovevano venire qui per cena pensa.. una cena con Justin, splendido no?” al suo umorismo io non risi al contrario le mie pupille si dilatarono.
Avevo paura di sapere come continuava il discorso.
Tutto ma non Justin a cena a casa mia, mi avrebbe messo un qualcosa nell’acqua pur di vedermi morta per merito suo..
“Ma tu li hai fermati.. vero?” chiesi con timore, lui sospirò poi annuì guardandomi dritto negli occhi.
“Ringraziami” suonava come un ordine e se c’era una cosa che detestavo erano gli ordini, Justin me ne dava sempre e ciò lo rendeva più fastidioso, non potevo accettare che Chris iniziasse a fare come lui.
“Non prendo ordini”
“Non è questione di prendere ordini ad ogni modo.. verranno alle 20.00” riportò acido e quasi con aria menefreghista lo sguardo sul libro che aveva aperto fra le mani.
Mi portai le mani alla testa mordendomi il labbro, guardai l’orologio e mi sentii mancare non appena i miei occhi vi si posarono sopra.
Erano le 18.50 ancora un’ora e dieci e Justin sarebbe stato per la seconda volta in un solo giorno a casa mia.
“Oh mio Dio fai sul serio?!” esclamai, lui alzò nuovamente le spalle prima di annuire semplicemente, il suo atteggiamento non faceva altro che farmi innervosire.
Forse per lui avere Justin o meno in casa era la stessa cosa ma per me no, ero certa che le sue “belle” parole del pomeriggio fossero state solo un tentativo di plagio.
Aveva già pianificato tutto, sapeva già che sarebbe venuto da me anche la sera e probabilmente si era risparmiato solo per quello.
“Che importa, finita la cena te ne starai buona e lui non ti farà nulla”
“Lui mi darà ciò che non mi ha dato oggi” sibilai mordendomi la lingua, Chris mi osservò da capo a piedi, non sapevo bene come dovevo apparire, sentivo le gambe cedere, le mani tremare e la testa pulsare.
Stavo andando nel panico.
“Se non ti ha fatto nulla oggi non ti farà niente”
“Puoi giurarmelo?” aprì appena la bocca ma da essa non uscì alcun suono, sentii gli occhi pizzicare e dovetti deglutire per cacciare indietro le lacrime.
Ne ero certa, nemmeno lui poteva promettermi che non mi avrebbe toccata.
Nessuno poteva infondo.
“Senti ora basta.. non accadrà nulla smetti di farti film  in testa e poi non potrà mai farti più di quel che ti ha già fatto” le sue ultime parole furono come lame.
Era così che ragionava mio fratello, certo lo sapevo anche io che non poteva fare peggio con tutte le volte che si era sfogato su di me!
Forse mi ero illusa che Chris potesse capirmi ma la verità probabilmente era che nessuno mi avrebbe mai capito, non potevano semplicemente poiché nessuno aveva mai provato ciò, semplice.
Senza che me ne rendessi conto Chris si era messo esattamente di fronte a me e la sua mano mi stringeva il polso.
“A Justin non piacciono le ragazze testarde, lo infastidiscono.. se te ne starai buona posso quasi prometterti che non si accorgerà nemmeno di te” entrambi sapevamo che ciò non era possibile, lui meglio di me.
Tuttavia lo guardai un istante negli occhi e così, tanto per renderlo felice annuii allontanandomi, senza aggiungere altro uscii dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle.
Non sarebbe servito a nulla continuare la conversazione, non mi avrebbe detto nulla sulla riunione e non mi avrebbe capita.
Avrei solo perso tempo.
 
Justin
 
Abbassai il finestrino dell’auto soffiando fuori il fumo, avevo appena accostato davanti alla casa di Chaz, saremmo dovuti andare a fare un piccolo allenamento prima del combattimento.
Ero nervoso e molto, il fumo era l’unico rimedio plausibile così aveva preso una sigaretta dal portaoggetti, quella di certo mi avrebbe calmato.
Ero andato via da poco da casa di Chris, ero appena venuto a conoscenza del fatto che era andato ad una riunione per l’incontro il che non mi entusiasmava, ogni volta c’era qualche problema con dei documenti che per qualche ragione era un miracolo ottenere.
Il cellulare iniziò a vibrare, lo afferrai sbuffando infastidito, non avevo assolutamente voglia di ascoltare nessuno e non appena lessi “Mamma” sullo schermo un’ondata di odio improvviso mi trapassò in un secondo.
Lo afferrai in fretta portandomelo rapidamente all’orecchio, cercavo di mantenere la calma ma non sapevo per quanto tempo sarei riuscito a resistere.
“Ehi tesoro” la sua voce, la sua fastidiosa voce che per l’ennesima volta mielosa, che sapeva solo la incantatrice, mi penetrò il timpano.
“Che vuoi?” sputai aspramente.
“Ti prego ascoltami, è importante” sospirò facendo una breve pausa, sembrava fosse preoccupata ma non sarebbe servito, sapevo già abbastanza ed anche se probabilmente non era tutto mi bastava ciò che mi era stato detto.
“So già tutto non serve che tu aggiunga altro, starò bene e non mi mancherete perciò.. addio” non avevo voglia di discutere, in altre circostanze sarei stato al gioco pronto a ribattere ad ogni sua affermazione ma non ne avevo proprio voglia, zero.
“Sono pur sempre tua madre e mi dispiace non avertelo detto prima, è stata una sorpresa anche per noi”
“Ah già quasi dimenticavo Cassie” alzai gli occhi al cielo sbuffando, lei sospirò facendomi quasi innervosire ulteriormente.
Voleva essere più infastidita di me?
“Mi dispiace..”
“Almeno ora so che persone avevo attorno” non aspettai un’ulteriore risposta e chiusi la telefonata, inalai il fumo prima di rilasciarlo nell’aria pochi istanti dopo.
Forse mi avrebbe dovuto fare più effetto la loro partenza ed ammetto che inizialmente la rabbia prese il sopravvento ma infondo, non mi era mai importato di loro sul serio, non avrebbe iniziato allora solo perché sarebbero partite.
Il cancelletto si aprì per poi richiudersi dietro le spalle di Chaz, gettai il finale ormai bruciato della sigaretta a terra aspettando che entrasse nell’auto.
“Ehi.. pronto?”
“Si, devo scaricare la tensione”
“A causa di chi? O di cosa?” chiese corrugando la fronte incuriosito, alzai solo le spalle partendo.
“Mia madre e Cassie partono per Boston” mosse il capo un paio di volte trattenendo un sorriso, a lui i comportamenti di mia madre divertivano, a me invece facevano pena, provavo pietà per una donna che alla soglia dei quarant’anni non sapeva ancora cosa fare della sua vita.
“Chi te l’ha dett0?” sorrisi questa volta trattenendo io una risata.
“La pulce” rise divertito poi si fece per un istante serio riportando lo sguardo su di me, mi avrebbe fatto altre cento domande se solo avesse potuto ma sapeva bene quanto odiassi gli interrogatori.
“E lei come lo sapeva?”
“Era amica di Cassie..” alzai le spalle, annuì restandosene zitto sino al nostro arrivo alla palestra. Entrai nel parcheggio sul retro parcheggiando accanto ad un’altra auto appartenente a qualcuno da me sconosciuto,  strano in effetti.
“Dov’è Chris?” chiese Chaz aprendo la porta dello stabilimento dandomi le spalle, mi guardai un secondo intorno sistemandomi il borsone in spalla prima di rispondere.
“E’ alla riunione per domani sera, oh.. gli dirò di portare la pulce” sul suo volto un’espressione oserei dire scioccata si impadronì di lui, forse credeva d’aver capito male ma no, aveva capito benissimo.
Ero deciso a portarla con noi all’incontro.
“E per quale ragione?!”
“Non so..” alzai le spalle “.. voglio farle vedere chi sono” continuai poi aprendo la porta dello spogliatoio.
Sul volto si Chaz l’espressione confusa non se n’era ancora andata ma non mi aspettavo capisse, tuttavia nonostante non avesse le idee chiare non mi fece altre domande il che mi fece rilassare, odiavo profondamente quelli che io consideravo interrogatori.
Mi avvicinai alla panchina arrugginita posandovi sopra il borsone, lo aprii prendendo il piccolo asciugamano bianco e le scarpe che utilizzavo agli allenamenti.
Me le cambiai prima di sfilarmi la maglietta e restare a petto nudo come ogni volta, mi abbassai ulteriormente i pantaloni neri lasciando intravedere per la centesima volta ancora maggiormente i boxer bianchi.
Mi passai una mano fra i capelli prima di infilarmi i guantoni rossastri, Chaz osservava lo schermo del cellulare aspettando che finissi di prepararmi.
“Ehi questa sera siamo a casa di Chris vero?” chiese d’un tratto infilandosi il cellulare nella tasca posteriore dei pantaloni.
Alzai lo sguardo su di lui non appena finii di allacciarmi il secondo guantone, annuii leggermente ed improvvisamente mi ricordai di una cosa insignificante ma allo stesso tempo importantissima..
“Merda..” sussurrai, Chaz alzò lo sguardo su di me alzando un sopracciglio.
“Dopo cena ho detto a Bridget che ci saremo visti..” mi morsi la lingua quasi maledicendomi, sul volto di Chaz apparve un’espressione divertita e serena, l’opposto della mia.
Non avevo alcuna voglia di vederla nonostante fosse la mia “ragazza” da qualche settimana, non ricordo quante.
Perché? Semplicemente perché non era una cosa importante.
Per lei eravamo destinati a passare la vita insieme, non m’importava ciò che diceva e non mi facevo problemi ad assecondarla, a me importava solo averla sempre disponibile.
Stavo con lei per sesso, per cos’altro se no?
Quella sera le avevo promesso avremmo passato la serata insieme, non so bene in che modo, mi avevo solo accennato ad un film o a qualcosa del genere.
Non prestavo molta attenzione quando mi parlava per non dire che non l’ascoltavo minimamente, ma a lei sembrava andare bene così, a me bastava avere una ragazza sempre disponibile a venire a letto con me e a lei bastava stare con Justin Bieber, semplice.
Eravamo entrambi soddisfatti.
“Come farai?” mi riportò alla realtà Chaz.
“Credo annullerò con Bridget, non ho voglia di vederla..” alzai le spalle indifferente, come sempre.
“Amico stai bene.. da quando non hai voglia di una scopata?” risi alla domanda di Chaz, non era da me rifiutare una serata sotto le coperte in compagnia di Bridget ma quella sera non ne avevo semplicemente voglia.
Volevo piuttosto andare a casa di Chris a torturare un po’ la pulce, era un dei miei passatempi preferiti, mi faceva divertire come poche quando cercava di tenermi testa e poi malamente ci riusciva indietreggiando ad ogni mio sguardo.
“Non ho voglia..” risposi solo.
“Spiegami, non hai voglia di farti Bridget ma hai voglia di andare da Chris? Tu sei strano forte!” esclamò scuotendo la testa.
Annuii alzando indifferente le spalle.
Era forse colpa mia se non volevo vedere la mia ragazza?
No.
“Non ho voglia di andare a casa di Chris, ho voglia di torturare la pulce” precisai aprendo la porta diretto in palestra, Chaz mi osservò da capo a piedi scrutandomi attentamente, poi mi sorpassò forse facendo finta di nulla.
In ogni caso non mi dispiacque, non avevo più voglia di parlare anzi, la discussione si stava dilungando troppo per i miei gusti.
Entrai anche io nello stanzone, era vuoto rispetto al solito infatti ad allenarsi erano presenti un paio di ragazzi forse tre.
Uno lo conoscevo, era James Holew, fece il provino con me per essere “preso” da un manager se così lo si poteva definire, solo i ragazzi che facevano le selezioni non lo reputavano all’altezza di mantenere il controllo e soprattutto in grado di vincere qualche incontro.
Non erano i classici incontri visti da tutti alla televisione il sabato sera, lì se volevano ucciderti e ne avevano la possibilità lo avrebbero fatto senza problemi.
Io non avevo mai ucciso nessuno, non m’importava ammazzare una persona che non avrei più rivisto nella mia vita e che non mi avrebbe mai dato problemi ma qualche mese prima era successo, proprio al fratello di James.
Non ricordo il suo nome a dir la verità, era un debole e una sera Tom Eaton decise di porre fine alla sua carriera segreta da pugile.
Mi avvicinai al solito sacco da boxe appeso al soffitto, era sempre più rovinato ma per qualche ragione i sacchi rovinati funzionavano meglio rispetto a quelli nuovi.
“Allora.. che pensi di fare?” Chaz si posò contro la parete con le braccia al petto mentre iniziavo a tirare qualche pugno di riscaldamento al sacco.
“Di che cosa parli?” corrugai le sopracciglia.
“Di tua madre e di Cassie” sbuffai sferrando un pugno di nervosismo contro il sacco.
“Hanno fatto la loro scelta, non è un problema mio e poi averle o no nella mia vita è lo stesso” alzai le spalle freddamente, non scherzavo quando ero duro riguardo la mia famiglia.
Non m’importava niente di nessuno di loro.
“Tuo padre lo sa?” chiese.
“Non credo, mia madre lo avrà chiamato dopo aver avvisato me.. non credo soffrirà, ora è felice” alzai le spalle una seconda volta colpendo nuovamente il sacco ma con più violenza.
Mio padre e mia madre si erano separati poco più di due anni prima, Cassie decise di seguire mia madre mentre io fui affidato a mio padre.
Sembrava la spartizione dei beni.
Mio padre però non sembrava soffrire dopo la separazione infatti un anno dopo incontrò Jane, era più giovane di lui ma sembrava renderlo felice ogni giorno di più. Dopo pochi mesi di conoscenza venne a vivere da noi con i suoi due figli avuti da una precedente relazione.
Jazmine e Jaxon.
Non avevo nulla contro di loro, infondo credo avessero vissuto la mia stessa situazione, non avevamo la stessa età, non eravamo paragonabili.
Jazmine aveva compiuto da pochi mesi quattordici anni mentre Jaxon non ne aveva ancora sette.
Non sapevo definirli per me, forse erano gli unici dei quali mi importava un minimo in famiglia.
“Già.. da quanto convivono?” domandò Chaz interrompendo i miei pensieri.
“Circa otto mesi” lui annuì semplicemente restando poi zitto.
Finalmente.
Sapevo che Chaz non mi tartassava di domande per farmi innervosire ma solo per farmi capire che era un amico presente eppure non riuscivo a tollerare tropi quesiti, specialmente se riguardavano la mia famiglia.
Passammo un’ora all’incirca in palestra, i ragazzi dicevano non sarebbe stato un incontro difficile così gli allenamenti erano risultati più tranquilli.
Appena entrai in macchina mi lasciai cadere contro il sedile, senza motivo ero a pezzi.
“Non siamo a cena da Chris vero?” chiesi speranzoso.
Volevo solo andare a casa.
Strano.

I'm Danger (Justin Bieber)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora