La sera era ormai calata, il cielo era scuro, quasi nero illuminato solamente dalle poche e piccole stelle presenti quella sera. Ero seduta sul divano a leggere per l’ennesima volta la poesia che avrei dovuto imparare a memoria per il giorno seguente, per qualche ragione ero sempre stata pessima nel ricordarmi i versi di quegli strani testi, di quei fiumi di parole incomprensibili, spesso e volentieri inventate a mio parere.
La stanza era illuminata appena dalla luce biancastra della luna che filtrava dalla finestra e da una piccola lanterna giallognola ornata di pizzo bianco che mia madre aveva comperato nel suo viaggio di lavoro in Belgio, diceva fosse un pezzo da collezione.
Chris piombò in salotto con fare svelto, mi parve subito agitato, solitamente la sera era l’unico momento in cui lo vedevo in tutta la sua tranquillità – non che al solito non lo fosse – eppure sembrava turbato, agitato e parecchio nervoso. Tuttavia non osai chiedere nulla, immaginai che non volesse sentire la mia voce, se c’era una cosa che sapevo fare era capire quando farmi da parte con lui.
“Verranno i ragazzi” disse aprendo frettolosamente l’armadio e prendendo un paio di fascicoli da esso, oh se era nervoso.
Non feci però in tempo a chiedermi i motivi del suo improvviso nervosismo che corrugai la fronte colpita dalle sue parole, perché sarebbero dovuti venire i ragazzi? Se n’erano andati poco prima ed il mio ultimo incontro con Justin non era stato dei più piacevoli, anzi il contrario.
“Per quale motivo? Se ne sono andati via meno di tre ore fa” dissi, lui parve indifferente alla mia domanda infatti mi guardò appena con la coda dell’occhio per poi tornare a cercare un qualche foglio tra i mille del fascicolo.
“Lo sai com’è.. siamo una famiglia” alle sue fredde ed apparentemente innocue parole storsi il naso, quasi mi venne il voltastomaco all’immagine di me nelle vesti di sorella di Justin, no non avrei resistito.
Non risposi, era chiaro che non avesse voglia di intrattenere con me una conversazione sull’argomento in caso contrario si sarebbe infatti seduto accanto a me pronto a ribattere ad ogni mia singola affermazione.
Nel giro di pochi minuti suonarono alla porta e in meno di un secondo intravidi la figura di Chaz, rozza e sicura e subito dopo quella di Justin, forte ed arrogante – la normalità insomma – entrare in salotto.
Senza degnarmi di uno sguardo si avvicinarono a Chris prendendo entrambi un foglio, sembravano uno più nervoso dell’altro, andarono così a sedersi sul divano opposto a me, deglutii all’istante non appena posai lo sguardo sugli occhi di Justin.
Il loro colore non era il solito così intenso da far girare la testa, quella sera avevano un colore particolarmente strano, sembrava quasi una vena nera, sembrava la rabbia gli si fosse colorata nelle iridi modificandone il colore. Non sapevo definirli, sembravano macchiati di nero e verde proprio accanto alla pupilla anche se avevano mantenuto i bordi di quel solito color miele che piaceva a tutte le ragazze, direi quasi fossero spaventosi.
“Che cazzo facciamo?” chiese duro alzando lo sguardo su Chris il quale si portò un istante la mano sulla bocca per poi posare lo sguardo su di me, perché dovevo sempre essere chiamata in causa?
Abbassai lo sguardo tornando a leggere la poesia stampata, speravo che Chris non badasse a me e non mi ponesse alcuna domanda.
“Evelyn lasciaci soli per favore” disse, strinsi tra le dita la pagina di carta innervosita, non sopportavo il fatto che dovessi sempre essere io a cambiare stanza per loro, che se ne andassero in camera di Chris.
“Perché non ve ne andate voi?” chiesi acida alzando appena lo sguardo su di lui. Mi guardava duro come a volermi uccidere con lo sguardo, non disse nulla si limitò ad osservarmi tanto intensamente da farmi venire un groppo alla gola. Lo detestai con tutta me stessa.
Sbuffai sonoramente alzandomi dal divano con il foglio fra le mani, gli lasciai un’ultima fervida occhiata prima di dargli le spalle e di sparire in prossimità delle scale.
Justin
Chris sembrava spazientito, come me d’altronde e forse anche come Chaz sebbene tendesse sempre ad avere molta pazienza, la pulce prese il foglio tra le mani sbuffando e senza aggiungere altro a passo svelto, infastidita e nervosamente se ne andò salendo in fretta le scale per poi scomparire dalla nostra visuale.
Chris sospirò sedendosi sopra il tavolino al centro di quel salotto conosciuto sia da me che da Chaz quasi fosse la nostra casa, ma infondo un po’ lo era, ci consideravamo una famiglia e probabilmente quella mia “famiglia” era più importante di quella reale composta da mio padre, Jane e i piccoli, nemmeno la consideravo una vera e propria famiglia quella. Così come non consideravo una vera e propria casa la nostra abitazione, infondo rientravo solo per dormire e al massimo per cenare.
“Allora.. Kevin vuole i soldi entro sabato mattina, ci aspetta al vecchio magazzino alle 08.30 precise” disse Chris posando lo sguardo su Chaz per qualche secondo prima di soffermarsi su di me.
“Quanto vuole?” chiesi.
Sia io che Chaz speravamo non avesse chiesto troppo, speravamo solo di avere buone notizie da Chris, l’unico a conoscenza delle richieste di Kevin.
“900 dollari.. in contanti”
“Puttana..” imprecai passandomi con rapidi gesti le mani fra i capelli, mi chiedevo con quale miracolo avremmo ottenuto i soldi per pagare Kevin, nessuno possedeva tanto denaro al momento.
“L’unica speranza è l’incontro di domani” disse subito Chaz alzando le spalle,entrambi corrugammo la fronte osservandolo, non avevo idea di come un incontro come quello della sera seguente avrebbe potuto darci una mano a pagare.
“Che intendi?”
“La nostra unica possibilità è ricavare il più possibile domani sera” alle parole di Chaz storsi il naso, era un’idea assurda pensare che un semplice combattimento come quello della sera seguente ci avrebbe potuto fruttare tanto, di certo non poteva darci novecento dollari.
“Non ci darà mai 900 dollari, nemmeno se tutti i presenti scommettessero” disse Chris alzando le spalle, Chaz parve quasi deluso dall’essere così stroncato al nascere della sua idea, ma forse non era del tutto sbagliata, ci sarebbe servito solo qualcos’altro.
“Beh almeno 500 dollari li frutterà.. ma ne mancano ancora un bel po’” disse il ragazzo dai capelli neri di fronte a me osservando con attenzioni ogni singola riga del foglio che teneva fra le mani.
“Io avrei un idea..” sorrisi non appena quella magica illuminazione mi piombò in testa, era rischioso si ma altrettanto imprevedibile e scenografico, avrebbe funzionato ne ero più che certo.
“Del tipo?” sorrisi alla domanda di Chris, a volte mi sorprendevo per la mia bravura nel trovare scorciatoie, idee o anche solo strategie.
“Posso riuscire a recuperare sui 600 dollari domani sera.. ma pensate un po’, una ragazza in mezzo al ring a ballare la pole dance” sorrisi al sol pensiero, i due mi guardarono quasi stupiti dal mio intuito ma mai avrei immaginato le loro facce nel sapere a chi stavo pensando.
“Niente male, potrebbe fruttarci un bel po’ ma.. chi accetterà? Tutte le ragazze sanno quanto sia rischioso, non credo sarà facile convincerle” disse Chaz passando più volte con lo sguardo da me a Chris, sorrisi ancora di più.
“Beh c’è Bridget” alzò le spalle Chris, io scossi la testa trattenendo un gemito, non volevo partecipasse al combattimento, alla fine mi si sarebbe aggrappata al collo ed avrebbe iniziato ad urlare come una gallina isterica – non che al solito non lo facesse – ed io di certo non mi sarei fatto deridere davanti ai boss della pugilato per le crisi.
“Nah.. io pensavo a qualcun altro” dissi alzandomi per poi portarmi la mani nelle tasche, i due mi guardavano dal basso verso l’alto in attesa che continuassi, in effetti adoravo far restare le persone col fiato sospeso, mi divertiva oserei dire.
“A chi?” corrugò impaziente la fronte Chaz.
“Alla pulce” dissi poi in un ghigno, subito sul volto del moro apparve un sorriso molto simile al mio, era incredibile come ci capissimo tuttavia sul volto di Chris non si intravedeva la stessa nostra soddisfazione, sembrava quasi stordito dalle mie parole.
Si alzò dal tavolino incrociando le braccia al petto facendo qualche passo verso di me.
“Non farò mai fare ad Evelyn una cosa del genere” disse serio.
Tutti sapevamo che non era consigliabile far ballare una ragazza al centro del ring dopo un incontro il venerdì sera –non per niente non accettava mai nessuna – ma quella volta non avevamo scelta o Kevin ci avrebbe uccisi uno ad uno.
Avrebbe funzionato, non sapevo se la pulce sapesse ballare al palo, non ne avevo la più pallida idea ma nessuna lo avrebbe fatto perciò non avevamo scelta.
“Senti non abbiamo scelta”
“No, non la costringerò a fare la puttana solo per parare il culo a noi” sapevo quanto Chris tenesse alla sorella per quanto con noi lo nascondesse e in un certo senso forse potevo anche capirlo ma non m’importava, lì c’era in ballo la nostra vita.
“Non è un gioco Chris, qui ci giochiamo la pelle. O vuoi forse morire per non farla ballare attaccata a un palo per dieci minuti?” lo sfidai.
Sul suo volto comparve quella sua solita espressione da quello che sapeva di avere torto ma che non lo avrebbe mai ammesso, era un po’ come me in questo.
“Non accetterà mai di farlo” alzai gli occhi al cielo, tutti sapevamo che con la forza avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Proprio in quel momento scese le scale, iniziò a camminare verso la cucina senza degnarci di uno sguardo forse arrabbiata, Chris sospirò poi prima che sparisse le prese il polso portandola più vicina a se, al centro del salotto.
“Che vuoi?” alzò lei gli occhi al cielo.
“Ehm.. domani sera dopo il combattimento dovresti fare una cosa” iniziò lui, ero già sicuro della prima reazione della pulce ma sapevo anche come convincerla, con le buone o con le cattive avrebbe ballato sopra quello stupido ring.
“Del tipo?” sorrisi senza darlo a vedere, già immaginavo la sua faccia dopo la richiesta che presto le avrebbe fatto Chris.
“Abbiamo bisogno che tu balli sul ring .. sai cosa intendo” disse lui, subito i suoi occhi azzurri si allargarono e la bocca si schiuse, si sarebbe aspettata di tutto ma non una richiesta del genere.
“Non ci pensare nemmeno!” esclamò.
Chaz mi diede un piccolo tocco dietro la schiena, entrambi sapevamo che non avrebbe mai accettato con le parole e che di certo ci sarebbe voluto un intervento un attimo più intenso diciamo.
“Non farò mai la troia attaccata a un palo per voi tre, mai!” ribadì incrociando le braccia al petto, dopo la sua affermazione allora decisi che era il momento di intervenire.
Mi avvicinai lentamente facendola sospirare, credo avesse già capito le mie intensioni. Arrivai a pochi centimetri da lei guardandola dritta negli occhi. Sia io che lei sapevamo che sarebbe riuscita a reggere il mio sguardo per appena pochi minuti prima di doversi arrendere.
“Tu lo farai a basta”
“Mai. Cosa pensate che sia? Non ballerò mai strusciandomi contro uno stupido pale per fare un favore a voi tre!” mi puntò l’indice contro, apparentemente sembrava irremovibile ma io sapevo benissimo quali fossero i punti deboli su cui lavorare.
“Ascolta non ho voglia di pregarti, tu lo farai e basta. A meno che tu non voglia vedere morto tuo fratello” alle mie parole ricevetti una trucidata sia da Chris che da Chaz ma poco m’importava. Gli occhi della pulce si dilatarono all’improvviso e potei vederla tremare, girò lentamente la testa sino ad arrivare al fratello.
“Che sta dicendo Chris?” balbettò appena poi, lui sospirò sfiorandole la guancia con l’indice.
“Ci servono soldi.. ci serve che balli o ci faranno fuori, non chiedermi altro ti prego” il ragazzo la guardava serio, mi sembrò quasi di sentire le lacrime dagli occhi della pulce – ormai colmi - toccarmi la pelle.
“Io.. d’accordo” sorrisi soddisfatto, infondo credevo sarebbe stato molto più difficile invece si era lasciata convincere molto facilmente ma infondo ero certo che dicendole del fratello non si sarebbe tirata indietro.
Chaz annuì altrettanto fiero prima di prendere il cellulare fra le mani, ora dovevo pensare a me, a prepararmi al meglio per l’incontro, anche io dovevo fare la mia buona parte.
Evelyn
Gli occhi di Chris erano fissi sui miei mentre sentivo le lacrime farsi sempre più vicine, non avevo accettato con piacere anzi, ma quelle parole di Justin mi avevano semplicemente trafitto come lame.
“Grazie” non riuscii a rispondere, mi limitai a guardare i suoi occhi verdi così impenetrabili, mi chiedevo a cosa potessero servirgli dei soldi ma infondo un’idea ce l’avevo a speravo con tutto il cuore di sbagliarmi.
Il giorno dopo..
Erano le sei di sera passate, la mattina Chris mi aveva solo accompagnato fino a scuola poi era sfrecciato via confidandomi che quella mattina avrebbe saltato le lezioni per andare con Justin e Chaz in palestra ad allenarsi.
Il cuore mi batteva sempre più forte, ogni minuto che passava, Chris diceva che i ragazzi sarebbero passati a prenderci per le sette precise, non un minuto dopo.
Se c’era una cosa che Justin detestava, era il ritardo.
“Dovresti prepararti” la voce di Chris mi riportò alla realtà, stava allacciando l’orologio al polso destro guardandomi appena con la coda dell’occhio, annuii lievemente alzandomi dirigendomi poi verso la mia camera.
Aprii la porta, non avevo idea di come ci sia dovesse vestire ad un incontro di boxe, non ricordavo nemmeno l’ultima e unica volta in cui ero andata.
Presi una semplice maglietta nera a maniche corte con impressa sopra una scritta grigia, corta tanto da lasciar fuori un piccolo lembo di pelle tra esse e gli shorts di jeans aderenti. Gli stivaletti neri erano i miei preferiti, chissà magari mi avrebbero portato fortuna (http://s3.favim.com/orig/47/dr-martens-outfit-polyvore-shorts-tee-Favim.com-438542.jpg) mi pettinai i capelli in un’alta coda di cavallo tenuta da un piccolo elastico bianco. Gli occhi erano contornati da sottili righe nere di trucco e le labbra leggermente rossastre.
Uscii dalla stanza passandomi nervosamente le mani sulle gambe, ero terribilmente agitata, non appena Chris mi vide mi lasciò un bacio sulla fronte regalandomi un piccolo sorriso.
“Andrà tutto bene, mh?” annuii senza proferire parola, prese le chiavi di casa dal mobile di legno ed aprì la porta facendomi uscire, mi voltai ed intravidi subito l’auto di Justin parcheggiata sul ciglio della strada, ecco.. il cuore stava già perdendo battiti.
“Ehi andiamo?” Chris mi riportò alla realtà afferrandomi il braccio, annuii quasi fossi incapace di parlare e in effetti un po’ lo ero.
Salii in macchina e non appena alzai la testa non potei fare a meno di vedere gli occhi di Justin che mi scrutavano dallo specchietto, spostai subito lo sguardo fuori dal finestrino, non avrei mai retto i suoi occhi.
Non parlai per tutto il viaggio mentre i ragazzi si scambiavano battute o consigli sull’incontro, io mi sentivo così a disagio, così in ansia da non riuscire ad aprire bocca, solo quando sentii l’auto fermarsi completamente tornai a guardare davanti a me.
Non appena scesi non potei fare a meno di sentire le urla e le possenti voci di tutti i ragazzi e le ragazze che si accalcavano all’entrata di un grande stabile cercando di entrare-
Chris mi fece cenno con il capo di seguirlo, non passammo minimamente vicino alla folla, percorremmo tutto il perimetro del grande stabile ormai poco visibile sino ad arrivare al retro dove una grande porta rossa era controllata da un robusto uomo.
“Vi aspettavamo” disse solo aprendola.
Chris mi tirò dentro con lui, Justin e Chaz presero uno dei tanti corridoi e per un secondo mi sembrò di sentire nel fracasso generale il cuore di mio fratello battere veloce quasi quanto il mio.
I muri erano scuri e abbastanza vecchi, sembrava un vecchio stabile abbandonato da anni che ragazzi come loro usavano per fare incontri da quel che potevo sapere considerati illegali.
“Seguimi” mi urlò Chris per farsi sentire, ormai avevamo perso di vista sia Chaz che Justin ma mio fratello sembrava conoscere benissimo quel posto e in pochi minuti raggiungemmo uno spiazzo libero, appartato.
Un uomo si avvicinò a Justin e gli disse qualcosa sottovoce all’orecchio, lui annuì facendo un cenno a Chris e a Chaz, odiavo il fatto che avesse voluto portarmi con se e che poi non mi calcolasse minimamente.
“Ora noi dobbiamo andare sul bordo del ring, tu devi restare qui” alle parole di Chris mi sentii come una bambina abbandonata dalla propria madre, le mie gambe iniziarono a tremare senza controllo.
“Dovrei restare qui da sola?!” esclamai indicandomi, lui annuì quasi fosse una cosa normale, mi passai una mano sulla fronte non appena lo vidi allontanarsi di qualche passo da me. Stavo andando nel panico.
“Pulce!” la voce fastidiosa e aggressiva di Justin mi penetrò il cervello facendomi ruotare lievemente la testa.
“Non ti muovere da qui per tutto il combattimento, intesi?” avrei voluto urlargli contro qualsiasi cosa mi passasse per la testa ma capii che non era il momento e mi limitai ad annuire, restò fermo qualche secondo a guardarmi forse stupito del fatto che non avessi risposto in modo acido e freddo come mio solito.
Sparì senza aggiungere altro tra la folla e in pochi secondi rimasi sola, non c’erano molte persone lì, solo tre o quattro uomini della sicurezza, evidentemente quella era la zona da dove entravano i lottatori e dove quindi non c’erano persone.
Tuttavia le grida si potevano sentire benissimo, mi chiedevo il fracasso che doveva esserci accanto al ring dove sarebbero andati i ragazzi.
Dalla mia posizione riuscivo appena ad intravedere il bordo e le scalette del ring, un groppo alla gola divenne quasi soffocante non appena mi ricordai che sopra quel “palco” e davanti a tutte quelle persone io avrei dovuto ballare.
Deglutii nervosamente, un uomo si spintonò per passare e vedere meglio cosa stava succedendo.
“Ehi che succede?” chiesi alzandomi in punta di piedi.
“Ehi piccoletta questo è un posto da uomini, chi diamine sei?” un uomo davanti a me si votò quasi ridendo osservandomi il che mi fece innervosire e parecchio.
Odioso, pensai.
“Dillo a chi mi ha portato qui” alzai gli occhi al cielo.
“Chi è?”
“Bieber” nel mio tono si poteva quasi avvertire il disgusto, provavo così tanto ribrezzo nel pronunciare il suo nome.
L’uomo storse appena il naso tornando a guardare il ring dove molto probabilmente era già iniziato il combattimento, io non vedevo assolutamente nulla sentivo solo vari urli, esclamazioni ed incitazioni.
Non avevo idea di cosa stesse succedendo.
“Wow se continua così Bieber vincerà come minimo 700 dollari” disse l’uomo di prima pi a se stesso che a me. Cercai di sporgermi per capire cosa stesse succedendo ma non riuscivo a vedere o a capire assolutamente nulla, c’era troppa confusione. Improvvisamente sentii un grande urlo collettivo e un fischio ripetuto varie volte, forse era finito il combattimento.
La paura riprese il sopravvento.
“Ehm.. una ragazza dovrebbe salire sul palco mi dicono” una donna si girò verso di me, iniziò a guardarsi intorno tra i grandi uomini prima di incrociare i miei occhi.
Alzai debolmente la mano e lei subito mi afferrò il polso.
“Mail combattimento?” chiesi stordita.
“Ha vinto lui ovviamente” mi strizzò l’occhio lei.
“Lui chi?” corrugai la fronte, lei si passò una mano fra i capelli quasi stupita dalla mia domanda che a me sembrava normalissima.
“Bieber ovviamente”
“Oh tocca a te” mi spinse così forte quasi da farmi cadere e in pochi secondi mi trovai sul ring completamente vuoto, c’ero solo io davanti a tutti.
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I'm Danger (Justin Bieber)
FanfictionIspirato a una storia vera... Evelyn Smith, una ragazza semplice, timida anzi, timidissima. Tanto riservata e chiusa in se stessa da permettere a tutti di schiacciarla, tutti tra cui lui: il suo incubo più grande. Justin Bieber, il migliore amico di...