capitolo 33

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Eravamo scesi sino alla hall raggiungendo i ragazzi al bar dell'albergo da una ventina di minuti, Chris ci aveva accolto facendoci notare il nostro ritardo a ciò che avevamo detto all'inizio, ovvero che li avremmo raggiunti entrò una mezz'oretta. Invece, eravamo scesi cinquanta minuti dopo e la cosa, sembrava aver fatto storcere il naso a mio fratello.
"Sapete.." si portò il bicchiere pieno di vodka vicino alla labbra bevendone un sorso ".. potrei anche abituarmi a questa vita, insomma.. dopo questo combattimento ci siamo sistemati sul serio, ragazzi" disse gesticolando. Chaz annuì ridacchiando e bevendo anche lui quella sostanza alla fragola che tutti e tre avevano ordinato.
"Sogna, fratello. Lunedì si torna a scuola senza contare che nelle prossime settimane iniziano gli esami del primo semestre" al suono delle mie parole le pupille di Chris si dilatarono. Portò il bicchiere sul piano liscio del tavolino e si passò nervosamente una mano fra i capelli.
"Odio quando mi riporti così brutalmente alla realtà" gemette. Justin ridacchiò porgendomi il mio bicchiere che ormai aspettavo da qualche minuto. Ovviamente sia lui che Chris mi avevano imposto di mantenere il mio tasso alcolico praticamente sotto lo zero - cosa alquanto impossibile - ma un bacio rubato a Justin dietro l'angolo mi aveva fatto guadagnare un bel bicchiere pieno di tequila.
"Che cos'è?" chiese Chris inarcando un sopracciglio.
"Succo" mentii. Chris lo guardò currugando la fronte e per l'ennesima volta odiai quella sua curiosità che nemmeno lui sapeva controllare.
"Posso assaggiare?" domandò sfiorando il bicchiere con le dita. Justin mi guardò con la coda dell'occhio coprendosi le labbra con il vetro del bicchiere. No, non poteva affatto assaggiarlo. Ma forse, avevo trovato una scusa abbastanza appagante, per entrambi.
"Mi neghi il permesso di bere alcolici e vuoi anche il mio succo?" incrociai le braccia al petto. Alzò gli occhi al cielo e allontanò la mano dal bicchiere tornando a concentrarsi sul suo, a quanto pare, avevo vinto io.
"Oh, Evelyn?" richiamò la mia attenzione. Spostai lo sguardo dal bicchiere a lui in attesa che parlasse e con la speranza che non mi rovinasse quel momento di apparente pace.
"Domani arriverà im città Hanna, te la ricordi?" spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio cercando di ricordare. Per quel che la mia mente riusciuva a dirmi, Hanna era la figlia degli amici di mamma e papà, ma non ricordavo altro, onestamente.
"Si e se vuoi saperlo la cosa non mi entusiasma, affatto" dissi acida. Lui sbuffò roteando gli occhi.
"Magari diventerete amiche, che ne sai?"
"Senti, non voglio esserle amica insomma.. non abbiamo niente in comune e con niente intendo davvero niente" gli puntai l'indice contro. " Che ci fa qui inoltre?" chiesi poi.
"Dice di essersi trasferita e pensa, inizierà a venire a scuola con noi" rabbrividii alle sue parole sentendo un miscuglio di rabbia e nervosismo prendere parte del mio stomaco.
"Per quale motivo? Non stava forse bene ad Harvard?" Chris ridacchiò negando con la testa.
"I suoi genitori si sono separati, lo sai come funziona da loro.. il giudice l'aveva affidata alla madre e sai che rapporto hanno. Così ha deciso di venire a vivere dai suoi zii, qui a Los Angeles" mi spiegò. Annuii sospirando. Non avevo nulla contro Hanna o per meglio dire Hannabel, come la chiamava mia madre, per quel che mi ricordavo parte delle estati della mia infanzia le avevo vissute con lei. Eppure mi ero costruita una vita ormai, mi ero abituata a vivere in un gruppo strettamente maschile, non ero pronta a cambiare per il suo ritorno e francamente, nemmeno volevo farlo. Forse la verità, è che non avere mai vuto un'amica vera prima, mi aveva davvero fatto dimenticare ciò che significasse averne una.
"E' una brava ragazza, perchè non le dai una possibilità?" alzai gli occhi mentre Justin mi sfiorava la guancia con le dita quasi stesse cercando di farmi ragionare senza proferir parola.
"Non lo so, sai il mio rapporto con le ragazze, non è così.. positivo, ecco" dissi vaga. "Proverò a darle una possibilità ma mi conosci, non ti assicuro niente" Chris sapeva bene il mio rapporto con le altre ragazze, come sapeva bene che la mia unica "vera" amica era stata Cassie, sempre che la si possa definire tale. Insomma, il ritorno di Hanna era come un fulmine, non la conoscevo e sarebbe stata completamente una persona nuova ed estranea per me.
"Che dici, piccola.. andiamo a dormire?" mi chiese Justin dopo qualche attimo di silenzio. Annuii afferrandogli la mano, salutammo i ragazzi sino a raggiungere la nostra camera, rimasi in intimo e mi infilai sotto le coperte.
"Lo sai che mi stai sfidando, vero?" ridacchiai stringendomi al corpo estremamente caldo di Justin.
"Dovrai controllare gli istinti, prendila come una sfida" gli lasciai un bacio sulle labbra e portai la guancia a premere contro la sua maglietta, chiusi gli occhi ma non riuscii a vedere il buio che li riaprii di colpo.
Bum, bum.
Il temporale.
"Oh no" sussurrai. Justin venne richiamato da quel mio sussurro ed aprì gli occhi potando uno sguardo curioso su di me.
"Il temporale" aggiunsi. Il mio cuore aveva iniziato a battere davvero troppo velocemente, per quella che era la normalità:
Bum.
"Vieni qui" mi portò le braccia allavita stringendola di più e acendo combaciare in modo perfettamente aderente i nostri corpi fra di loro.
"Ricordi.." mi baciò la tempia attirando la mia attenzione. ".. abbiamo passato la nostra prima notte insieme grazie ad un temporale" continuò. Sorrisi.
"Già, e straordinariamente è stata la notte migliore della mia vita" forse mi sussurrò qualcosa in risposta ma non riuscii a decifrarlo, in meno di due secondi infatti, mi addormentai.
Mi svegliai di soprassalto, un rumore acuto iniziò a solcarmi le orecchie e smise solo dopo un paio di minuti, quando Justin spense quell'orribile sveglia che aveva programmato nel cellulare.
"Pronta per tornare a casa?" mi baciò le labbra. Altro che se lo ero, per quanto stessi bene non vedevo l'ora di tornare alla mia vita a Los Angeles.
Preparammo i bagagli in una decina di minuti, indossai un paio di jeans lunghi fino alla caviglia ed una maglietta nera, legai i capelli di lato e chiusi definitivamente, la cerniera del piccolo trolley.
"Il taxi ci aspetta" annuii guardando un'ultima volta quella stanza ed uscii. Justin mi portò un braccio attorno alle spalle ed iniziammo a percorrere la ramoa di scale, in circa mezz'ora raggiungemmo l'aeroporto ed incredibilmente mi sentivo pronta per predere quel volo diretto a Los Angeles. Non appena salimmo sull'aereo andai a sedermi accanto a Justin. Guardava fuori dal finestrino, pensieroso e quasi a contemplare per l'ultima volta i campanili in lontananza della bella Chicago.
"Ti mancherà?" chiesi. Si voltò verso di me corrugando la fronte.
"Che cosa?"
"Tutto questo.. " mi strinsi nelle spalle ".. vivere qui, alzarsi al mattino in una suite di lusso e fare colazione al bar o meglio, farsela portare in camera" ridacchiò prima di stringersi nelle spalle.
"Forse questo si, ma infondo anche a Los Angeles ho tutto quello di cui ho bisogno e non parlo di suite lussuose, colazione perfetta o robe del genere" si strinse nelle spalle tornando a guardare fuori dal finestrino. "A casa ho la mia famiglia, per quanto risulti strano, i miei amici, la boxe e poi ho te" sorrisi annuendo. Justin mi portò una mano sulla guancia avvicinando i nostri volti fra di loro. Fece combaciare le nostre labbra prima di portare la testa contro il sedile di pelle.

I'm Danger (Justin Bieber)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora