Capitolo 14

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Appoggiai pesantemente il libro di storia sul banco, l'ultimo dei tanti dell'intera mattinata passata in quella piccola prigione, che ogni giorno mi sembrava sempre più oscura, tetra e malvagia. Forse era l'incubo degli esami sempre più vicini a darmi quell'impressione ma una cosa è sicura, non vedevo l'ora di finire gli studi.
L'uomo dalla folta barba, il naso fino, i piccoli occhi neri e dei grandi occhiali quadrati entrò nell'aula con la solita espressione classica, di qualsiasi professore della scuola.
"Bene, oggi trattiamo un nuovo argomento, si tratta di un classico.." iniziò a parlare gesticolando com'era solito fare e non appena voltò le spalle per scrivere alla lavagna nessuno - se non i pochi in prima fila - lo seguì.
Sospirai posando il peso della testa sul braccio che fisso premeva contro il banco ormai arruginito. Sarebbe stata la solita noiosissima lezione di matematica che nessuno seguiva. Le ragazze accanto a me avevano iniziato a truccarsi per essere già pronte per il dopo scuola, un altro paio appena nella fila prima della mia si erano prese il cellulare ed avevano iniziato a messaggiare con il prorpio ragazzo, magari li presente in aula.
Ecco, queste erano le mie fantastiche lezioni di matematica, passavo l'ora ad organizzarmi l'intero pomeriggio magari cercando di ricordare se mamma e papà ci sarebbero stati a casa.
Ogni volta speravo di no, e la maggior parte delle volte il mio desiderio diventava realtà.
"Signorina Smith" venni riportata alla realtà da una voce acuta, l'uomo dalla folta barba mi osservava dall'alto verso il basso dalla parte opposta dell'aula, esattamente accanto alla lavagna.
Ruotai appena la testa notando al suo fianco una ragazza dalla corporatura minuta, indossava una gonna nera lunga appena fino a sopra il ginocchio, una camicetta rossa e degli stivaletti del medesimo colore. I capelli biondi, lisci le ricadevano in parte sulle spalle mentre i restanti erano legati con un piccolo elastico color oro.
Non l'avevo mai vista, forse i nostri occhi si erano incrociati un lunedì pomeriggio nella biblioteca scolastica, forse.
"Dovresti andare in direzione, è per Chris" mi morsi subito la lingua non appena le sentii pronunciare quelle parole.
Mi alzai dalla sedia precipitandomi in corridoio, di rado Chris si cacciava nei guai e solitamente non faceva nulla di tanto grave da essere mandato in direzione. Avevo il presentimento che Chaz e Justin non fossero sconosciuti dell'accaduto.
Camminai a passo svelto sino alla direzione, intravidi appena gli scuri capelli di Chaz, se ne stava seduto su una delle tante piccole seggioline rosse, la testa china intento a guardare lo schermo del cellulare.
"Ehi, dov'è Chris?" chiesi in fretta avvicinandomi, lui mi squadrò da capo a piedi prima di indicarmi la porta della direzione, alla vista quasi tremai.
Non vi ero mai entrata e mi metteva quasi paura doverlo fare quel sabato mattina per la prima volta.
"E' tutto okay, puoi tornare in classe principessa"
Quella voce, quell'inconfodibile voce che apparteneva solo ad una persona su tutto il pianeta Terra.
Mi voltai subito riconoscendo subito la figura di Justin, era a meno di un metro da me, le braccia al petto, gli occhi incollati sul mio volto e l'aria pacata, serena, quasi indifferente.
"Perchè è qui?" chiesi alludendo al fatto che mio fratello fosse stato richiamato dal dirigente in direzione per aver fatto chissà cosa, magari telecomandata da Justin.
"Abbiamo colorato una parete della scuola" rise poi.
"Abbiamo?" alzai un sopracciglio.
Mi chiedevo per quale motivo loro non fossero dentro poichè evidentemente tutti e tre avevano dato sfogo alle loro " abilità artistiche" - sempre che così le si possa definire -.
"Si presto ci chiameranno dentro e ci faranno il solito stupido discorso, non c'è niente di cui preoccuparsi" intervenne Chaz affiancandomi.
Per un secondo mi sentii stupida, per loro era più che normale essere convocati in direzione, a me sembrava una catastrofe. Mi ero preoccupata tanto per Chris, per la possibilità che potessero anche solo sospenderlo dalle lezioni per un giorno che sentirmi dire quelle cosa dette con così tanta calma, quasi fosse tutto normale, quasi fosse ridicolo preoccuparsi mi spiazzò.
Sentii gli occhi farsi lucidi e dovetti subito abbassare lo sguardo per non farlo notare ai ragazzi.
Li sorpassai entrambi cercando poi di camminare il più velocemente possibile ma una mano mi bloccò stretto il polso, la sua.
"Dove vai principessa?" deglutii, no, non potevo e non dovevo piangere, non un'altra volta davanti a lui.
"Lasciami" dissi fredda.
La sua presa non era forte anzi, il contrario così che riuscii a liberarmi senza sforzi e a percorrere l'intero atrio sino ad arrivare al piccolo giardinetto al centro della scuola.
Mi sentivo così stupida, chissà cosa avrebbe detto Chris quando gli altri due gli avrebbero raccontato della mia reazione, chissà come avrebbe riso immaginando il mio volto.
Mi sentivo così diversa dagli altri, incompresa oserei dire. Tutti erano abituati ad andare in direzione ed io? Per me era spaventoso e Chris, il mio fratellone avrebbe riso fino allo sfinimento nel sentirsi dire di quanto mi ero preoccupata per lui.
"Principessa" rabbrividii al solo suono di quella parola detta dalla solita voce roca che sembrava perseguitarmi.
Sussultai non appena mi sfiorò il braccio con il suo mentre si sedeva accanto a me nella muretta di marmo.
"Cosa fai qui?" chiesi senza distogliere lo sguardo dai ciottoli bianchi che muovevo con il piede destro quasi a voler scacciare la tensione.
"Sai bene che non sopporto quando piangi" a quelle parole mi sentii ribollire ed una rabbia che solo con lui - ovviamente - in rare occasioni avevo provato. Strinsi la mano destra in un pugno e mi voltai di scatto verso di lui, non mi guardava, teneva gli occhi incollati al vialetto di sassi come se non mi avesse detto nulla o peggio, come se avesse detto una cosa normalissima.
"Ti ricordo che sei stato tu a venire qui, puoi anche andartene per quel che mi riguarda!" urlai alzando le braccia al cielo.
Lo sentii sbuffare il che m'innervosì ancora di più.
Ecco, questo eravamo io e Justin, due cose talmente diverse dal riuscire a litigare, ad irritarci anche quando non ce ne sarebbe stato bisogno.
"Lo vedi come sei?! Nemmeno quando ti si vuole aiutare capisci!" rispose lui con lo stesso tono, lo odiavo con tutta me stessa davvero.
In quel momento sentivo quella rabbia, quel fuoco che solo Justin sapeva accendermi quasi avesse avuto un'accendino al posto delle labbra.
"Non mi sembra di averti chiesto aiuto quindi vattene, voglio stare da sola!" incrociai le braccia al petto ancora sotto il suo sguardo.
"Dio.. sei una cosa impossibile" disse passandosi nervosamente le mani fra i capelli e sbuffando rumorosamente. Mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sentii una stupidissima lascima rigarmi la guancia, Justin se ne accorse e senza chiedermi nulla con la sua freddezza e forza mi afferrò i polsi portandomeli in aria.
"Lasciami, che vuoi?!" urlai dimenandomi, ma la sua presa non era debole come quella del corridoio no, era forte come quando si sfogava su di me, i miei polsi sembravano implorarlo di lasciarli ma lui non ascoltava, li stringeva sino a farli diventare rossi.
"Basta piangere cazzo, basta!" non ragionai più, sentivo la rabbia crescere di secondo in secondo dentro il mio corpo, mi dimenai sino a quando non mi lasciò andare, mi sentii una bambina ma non m'importava.
Iniziai a tirargli pugni furiosi contro il petto mentre la lacrime mi rigavano il volto come lame, erano acide, amare e roventi, mi stavano bruciando.
Tirai un ultimo pugno contro il suo petto quando mi bloccai, rimasi a fissare le mie mani contro il suo petto calmo che respirava ancora regolarmente al contrario di me. I suoi occhi mi pungevano addosso guardandomi senza un minimo di pietà, non gli importava, voleva solo sfidarmi.
"Oh, Dio quanto ti odio!" urlai chiudendo gli occhi e tirando un ultimo pugno, non rispose subito anzi, fece passare qualche secondo prima di afferrarmi le spalle e di sollevarmi mettendomi - contro la mia volontà - sopra le sue gambe.
"Lo so.. anche io principessa" mi sussurrò all'orecchio appoggiandomi la testa sulla sua spalla. Sentivo rabbia, dolore e frustrazione crescere impietose dentro di me ma fu allora che capii.
Non ero arrabbiata con lui o con Chris o Chaz bensì con me stessa, mi odiavo per essere tanto stupida da preoccuparmi tanto, mi odiavo per non vivere la vita come facevano le mie compagne di classe.
Sentii delle altre lacrime percorrermi le gote, cercavo di fermarle ma sembravano telecomandate da qualcun altro.
Justin mi passò in modo quasi aggressivo il pollice sotto gli occhi cacciandole via, incrociò i miei occhi e rimase serio come sempre per minuti interminabili a fissarli.
"Sei molto più bella quando non piangi" disse poi in un sussurro, annuii appena asciugandomi le ultime lacrime che mi bagnavano il volto.
Senza pensarci posai la testa contro il suo petto respirando profondamente in sincronia al suo battito cardiaco.
"Perchè sei venuto?" chiesi poi mordendomi l'unghia del pollice destro ancora con il volto incollato al tessuto della sua canotta nera.
"Sapevo avresti pianto" disse poi iniziando ad accarezzarmi la schiena con le grandi mani.
Sospirai alle sue parole, mi sentivo così stupida se pensavo a quanto tardi avessi capito come quell'idiota mi conoscesse meglio di quanto io conoscevo me stessa.
Lui era diverso, non era mai stato solo uno stronzo, era l'unico che mi aveva visto piangere, era l'unico che era riuscito ad abbracciarmi mentre era arrabbiata, frustrata, per questo forse lo lasciavo rispondermi, lo lasciavo istigarmi.
"Non faranno nulla a Chris" aggiunse poi. Annuii disegnando dei piccoli cerchi immaginarsi sul suo petto con l'indice della mano.
"Lo so.." risposi appena.
Premette il mento contro la mia testa stringendo ulteriormente la presa sul mio corpo, mi fece quasi male ma non m'importava, stavo così bene che non mi sarei mai sentita di rovinare un momento tale.
"Questa sera gareggio" cambiò poi discorsi portandomi una mano alla nuca ed iniziando a giocare con una piccola ciocca dei miei scuri capelli.
"Del tipo?" chiesi corrugando la fronte.
"Corsa illegale di auto" alzai gli occhi al cielo.
"Cosa potevo aspettarmi.." dissi cercando di non farmi sentire, tuttavia lo sentii ridere appena e dedussi che in ogni caso avesse sentito perfettamente ogni mia singola parola.
"I ragazzi sono ad una riunione, mi chiedevo se volessi venire con me" sono quasi certa di aver intravisto un leggero rossore sulle sue gote che tuttavia sparì quasi subito.
Alzai la testa guardandolo dritto negli occhi, erano incredibili i progressi che avevo fatto, non ero mai riuscita a guardarlo negli occhi così spontaneamente ne lui mi aveva mai parlato con un tono così .. dolce (?).
"D'accordo" annuii accennando ad un sorriso.
"Ti passo a prendere alle 20.00" disse poi sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, annuii nuovamente sfiorandogli il collo con le dita.
Al contatto mi morsi inevitabilmente il labbro, lo vidi passarsi la lingua sulle labbra pronto per aggiungere qualcos'altro.
"Tornerai a casa tardi" disse allora.
"I miei non mi lasceranno mai, soprattutto considerato che non ci sarà Chris" dissi alzando le spalle.
Lui sembrò pensarci su qualche secondo poi alzò le spalle passandosi una mano fra i capelli color grano leggermente disordinati quel mattino.
"Dirai che dormirai da una tua amica" disse poi semplicemente.
"Ah si, e dove vorresti farmi dormire.. dietro una strada?" corrugai poi la fronte, lu negò con la testa prima di lasciarsi scappare una risata.
Mi chiedevo dove mi avrebbe fatto passare la notte, potevo già immaginarmi nel bagagliaio della sua auto o peggio, tra i cartoni dietro un marciapiede.
Non mi sarei stupita, infondo si trattava di Justin.

Justin
"Ah si, e dove vorresti farmi dormire.. dietro una strada?" chiese corrugando la fronte. Negai con la testa lasciandomi sfuggire una risata.
Stavo cercando di pensare a dove avremmo passato la notte, deglutii quando mi venne in mente "quel posto".
Non ci avevo mai portato nessuna ragazza ne mai mi era passata per la testa l'idea di portarcela.
"A casa mia" dissi solo.
Le sue labbra si schiusero quasi incredule e potevo capirla, le mie fecero lo stesso contrariate, stupite a ciò che avevo appena detto. Non avevo mai portato nessuna a casa mia, nemmeno Bridget. Potevo già immaginare la faccia di Jane quando avrebbe saputo che una ragazza sarebbe venuta da noi.
"A casa tua?" chiese lei quasi balbettando, annuii semplicemente facendomi serio. I suoi occhi finirono ancora una volta nei miei, quel giorno era già successo varie volte il che mi sorprendeva alquanto. Annuì appena deglutendo, per qualche ragione sembrava che entrabi fossimo stati paralizzati da quella mia piccola frase.
I nostri pensieri vennero interrotti dal suono della campanella, lei si alzò subito dalle mie gambe dove pochi minuti prima l'avevo posata io. Si passò le mani sulle coscie come faceva ogni qualvolta fosse nervosa.
"Allora.. ci vediamo dopo" disse passandosi nervosamente una mano dietro la nuca, annuii appena senza lasciar passare emozione per il mio viso.
La guardai andare via mentre muoveva le sue curve perfetta, si sistemava di tanto in tanto i capelli ed apriva la porta in vetro dell'atrio. Mi alzai sbuffando ed iniziai a camminare verso il mio armadietto.
Il corridoio aveva già iniziato a riempirsi, aprii velocemente la porticina di ferro arruginito del mio armadietto e presi lo zaino nero che avrebbe dovuto portare i libri.
In realtà il mio conteneva appena un quaderno ed un astuccio, ma questi li consideravo piccoli ed insignificanti dettagli.
"Ehi Bieber" sentii in lontananza la voce di Chris, mi voltai chiudendo la porticina e riconobbi la sagoma di Chaz accanto alla sua, camminavano nella mi direzione sino a fermarsi a pochi centimetri da me.
"Tua sorella era preoccupata per te" dissi rivolgendomi a Chris il quale si era appena preso una sigaretta dalla tasca inferiore dello zainetto.
"Immaginavo, le parlerò dopo.. è solo troppo estranea a questo mondo" alzò lui le spalle.
Già, lei era così diversa, così estrenea a ciò che era il nostro mondo. Mi chiedevo se si fosse mai ubriacata, se avesse mai preso un richiamo o anche solo se avesse mai saltato la scuola.
Per qualche motivo ero certo che la risposta fosse no, lei era troppo dolce, semplice, pura per fare anche solo una di queste cose.
"Ehm.. questa sera la porterò alla corsa" dissi passandomi una mano fra i capelli. Le pupille verdognole di Chris e quelle nere di Chaz si dilatarono e all'unisono corrugarono la fronte.
"Porterai Evelyn alla corsa? Per quale ragione?!" esclamò Chaz allargando entrambe le braccia e passando rapidamente dal guardare Chris a guardare me.
"Non ha importanza questo.. la passerò a prendere alle 20.00" dissi indifferente.
Mi ero in un certo senso rifiutato di dar loro spiegazioni, probabilmente perchè nemmeno io avevo spiegazioni a riguardo. Volevo solo portarla con me, mi sembrava già una spiegazione convincente anche se quasi sicuramente alle orecchie di qualcun altro non lo era.
"Dovrai farla entrare dalla finestra, mamma e papà non la lascerebbero mai se venissero a saperlo" disse subito Chris puntandomi l'indice contro.
Al suono di quelle parole sorrisi, potevo già immaginare la sua faccia - e anche quella di Chaz - nello scoprire che non avrebbe passato la notte a casa.
"A dire il vero la riporterò a casa domattina" dissi in una smorfia divertita.
"Come domattina?" chiese il moro corrugando la fronte.
"Passerà la notte da me" alzai poi le spalle.
Vidi gli occhi di Chris alterarsi, il volto di Chaz cambiare espressione ogni due secondi, non mi sembrava di aver detto nulla di così strano eppure sembrava quasi che avessi appena dichiarato di aver ucciso qualcuno.
"Da te? Justin cosa stai dicendo, si può sapere di che cosa stai parlando?!" esclamò Chaz battendomi una mano sulla spalla. Alzai gli occhi al cielo, non mi sembrava una cosa così complicata da capire, anzi.
"La corsa finirà alle 22.00 passate ed è a più di un'ora d'auto da qui, non credo sia il caso di farla rientrare a quell'ora, la porterò da me" dissi quasi con tono alterato, non sopportavo il fatto che continuassero a non capire o meglio, a non voler capire.
Odiavo quando le persone non approvavano o peggio, non capivano le mie idee soprattutto se erano espresse in modo così chiaro.
"Da quando porti una ragazza a casa?"
Ecco, proprio quello di cui non volevo parlare.
Chaz era un mago nel trovare il mio punto debole in qualsiasi situazione, lo detestavo per questo ma a volte la sua dote era davvero utile.
"Oh basta! Muoviamoci devo andare a casa" risposi seccato dando una pacca alla porticina chiusa dell'armadietto e superandoli.
Mi affiancarono pochi secondi dopo e nessuno dei due parlò, ero un genio nel cambiare argomento o meglio ancora, nel divagare in altro. Non volevo dar loro spiegazioni, infondo non sapevo darle nemmeno a me stesso figuriamoci a qualcun altro.
Arrivammo sino al cancello d'entrata dove Chris si bloccò posando la schiena contro la muretta.
"Beh ci vediamo domani allora" disse Chaz affiancandomi, annuii prima di fare un cenno con il capo a Chris il quale accennò ad un sorriso. Salii in moto e me ne andai via subito, non abbastanza in fretta da non vedere la sagoma della mia principessa accanto a quella di Chris.
Non si accorse di me, ero già troppo lontano.
Imboccai la via di casa e posteggiai accanto al vialetto d'entrata, aprii velocemente la porta entrando in fretta.
Un'ombra mi passò accanto e pochi secondi dopo mi ritrovai Jaxon che mi stringeva la parte superiore delle gambe fra le braccia.
"Ehi campione" dissi scompigliandogli i capelli biondissimi, sorrise staccandosi e correndo in cucina.
"Ehi sbrigati, mamma ha fatto il pollo!" urlò Jazmine dalla cucina facendomi un cenno con la mano. Mi avvicinai, non sapevo dire a parole quanto amassi quei due piccoletti, sapevano sempre farmi ridere in ogni occasione, erano così puri ancora così piccoli, mi ricordavano vagamente Evelyn..
Scossi la testa non appena il suo volto mi arrivò alla mente ed entrai in cucina. Jane era concentrata sulle pentole posate sopra ai fornelli mentre mio padre leggeva il solito quotidiano che ogni giorno, puntualmente all'ora di pranzo leggeva.
"Oh buongiorno" mi sorrise la donna quando si accorse di me, ricambiai il sorriso sedendomi accanto a Jaxon il quale aveva iniziato a battere nervosamente la forchetta contro il bicchiere di vetro.
"Arrivo, arrivo!" alzò gli occhi al cielo Jane avvicinandosi al suo piatto. Iniziò a dare una porzione di pollo e pasticcio di patate a tutti fino a servire l'ultimo piatto, il suo.
"Com'è andata oggi?" chiese mio padre.
Ecco perchè non ero quasi mai a casa, ogni volta mi torturavano con stupide domande come questa, detestavo quando mi chiedevano come fosse andata la mattinata o che cosa avrei fatto il pomeriggio, m'innervosiva e non poco.
"Il solito.." risposi vago senza dare importanza alla domanda e facendogli capire che - come sempre - non mi andava di parlarne.
"Ehm.. questa sera tornerò tardi ma non sarò solo" forse qualcuno potrebbe chiedersi perchè era così indispensabile avvisarli del fatto che ci sarebbe stata Evelyn poichè saremmo rientrati per le 23.00 ma il sabato sera a quell'ora sarebbero stati tutti svegli e non ritenevo l'idea di farla entrare dalla finestra, la soluzione migliore.
"Verranno i ragazzi?" domandò Jane senza guardarmi, mi morsi appena la lingua negando con la testa.
"Ehm.. verrà la sorella di Chris" dissi appena, il volto di mio padre si alzò su di me osservandomi così come quello di Jane.
"Non sapevo avesse una sorella" disse poi l'uomo bevendo un sorso d'acqua, io annuii solamente abbassando lo sguardo sino al piatto.
"Come si chiama?" chiese poi Jane.
"Principessa, ehm voglio dire.. Evelyn" mi sentii così stupido da non poter fare a meno di portarmi una mano al volto. Ero certo di essere arrossito bensì facessi di tutti per evitarlo. L'avevo chiamata principessa senza rendermene conto e per di più con mio padre e Jane.
Era di sicuro il momento peggiore e imbarazzante della giornata, forse della mia vita.
"Mh, beh sarà di sicuro una ragazza speciale se verrà qui, no?" chiese Jane alludendo al fatto che non aevvo mai portato prima una ragazza a casa. Alzai le spalle senza avere il coraggio di annuire.
Perchè?
Semplice, perchè ero un emerito idiota senza palle che non aveva il coraggio di ammettere che quella ragazzina tanto semplice, sciocca e talvolta "bambina" fosse speciale ai miei occhi, fosse diversa.
"Devo andare.." mi alzai da tavola senza dare spiegazioni, era già stato abbastanza imbarazzante e non avevo intenzione di passare un altro momento del genere.
No, non l'avrei sopportato.
E tutto per cosa? Perchè il mio stupido cuore non faceva altro che pensare a quegli occhi azzurri dannatamente belli.

Evelyn
Aprii l'anta dell'armadio, erano ormai le 19.15 e per qualche ragione mia madre e mio padre erano appena rientrati dal lavoro e non avevano cenato con noi o per meglio dire con me.
Chris mi aveva guardato in modo strano per tutto il pomeriggio prima di prendere le chiavi della macchina alle 18.00 esatte e di sussurrarmi un:
"Stai attenta" prima di baciarmi la fronte.
Non diedi molta importanza a quella sua affermazione, dovevo piuttosto pensare a prepararmi, ancora 45 minuti e Justin sarebbe passato a prendermi.
Era così strano dirlo, quasi arrossii da sola e nel farlo mi sentii alquanto stupida, il fatto era che sognavo fin da piccola di essere portata al cinema da mio principe azzurro che mi sarebbe passato a prendere con la sua bellissima carrozza, e quella sera, quel sabato sera Justin, il ragazzo che avevo sempre odiato, mi sarebbe passato a prendere con la sua Rang Rover nera. Senza contare che avrei passato la notte con lui.
Insomma, cosa stava succedendo? Sembrava che tutta la mia vita si fosse ribaltata di colpo.
Presi dal grande armadio in legno una camicetta color menta lunga fino a sopra l'ombelico, era completamente ricoperta da uno strato di tessuto in pizzo del medesimo colore, con delle larghe spalline e il collo alto.
Infilai gli shorts neri e gli stivaletti del medesimo colore che avevo comperato in Francia nell'ultimo viaggio di lavoro in Europa di papà. Mi sciolsi i capelli, lasciando che le lunghe ciocche castane dai riflessi dorati mi ricadessero morbide sullle spalle e lungo tutta la schiena. N on avevo idea di come mi sarei dovuta vestire in realtà non ero mai stata ad una gara tra auto per di più illegale ne c'era mia fratello a darmi un qualsiasi consiglio.
Tuttavia ero abbastanza sicura delle mie scelte, infondo non avevo nulla di particolare anche se il pizzo della camicetta poteva risultare un tantino provocante.
Suonarono al campanello e le mie gambe per ragioni a me sconosciute iniziarono a tremare. Mi sentivo alquanto sciocca, come una ragazzina al suo primo appuntamento.
Ridicola lo so.
Scesi velocemente le scale soffermandomi un secondo a guardare il grande orologio del salotto, erano appena le 19.50, non avrei mai pensato che Justin fosse un ragazzo così puntuale anzi, che arrivava addirittura in anticipo.
"Ehi tesoro, dove passerai la notte?" chiese mia madre dalla cucina.
"Ehm.. da Blair mamma" dissi subito.
Blair era una lontana cugina di cui probabilmente ne mia madre ne mio padre ricordavano l'esistenza avendola vista due volte in tutta la loro vita.
Lei sorrise senza chiedermi altro e ne fui grata, non ero brava a mentire e di certo se avesse iniziato a tartassarmi di domande avrei ceduto.
Aprii la porta e apparve l'ultima persona che mi sarei aspettata di vedere.
"Dean.." sussurrai appena.
"Ehi piccola Evelyn, caspita sei bellissima!"
Dean era un compagno di scuola di mio fratello anni prima, veniva spesso da noi e per qualche ragione mai confidatami sembrava essere costantemente attratto da me. Era sempre stato un bellissimo ragazzo dai grandi occhi verdi, le labbra carnose e i capelli biondissimi.
Per un secondo ricordai tutte le volte che mi aveva chiesto di diventare la sua ragazza e tutte le volte che regolarmente gli avevo risposto di no.
"Che ci fai qui?" chiesi subito.
Mi chiedevo cosa ci facesse a Los Angeles, si era trasferito a New York ormai da ben tre anni, non aveva senso che fosse lì davanti casa mia.
"Sono venuto a trovarti.. sei davvero stupenda, stai uscendo con il tuo ragazzo forse?" chiese lasciandosi sfuggire una risata.
"Si proprio così" spalancai gli occhi.
Oh no, Justin.
Dietro la sua figura muscolosa comparve quella di Justin, teneva lo sguardo incollato a Dean e le braccia incrociate al petto.
Lo guardava come raramente lo avevo visto guardare qualcuno, deglutii rumorosamente, sentivo il cuore accelerare ma allo stesso tempo perdere un battito ogni qualvolta le sue parole alla domanda di Dean mi tornavano alla mente.
Aveva detto che ero la sua ragazza.
"Justin.." sussurrai appena portandomi una mano alla bocca.
"Ciao principessa"
Oh Dio, stavo per morire.

Justin
Imboccai la strada per la casa di Evelyn, non ero un ragazzo puntuale ma quella volta ero in perfetto orario, l'orologio sul display della macchina segnava le 20.01, mi sentii quasi un mostro, a volte mi sorprendevo da solo.
Parcheggiai l'auto sul ciglio della strada ed alzai il capo, mi stavo chiedendo se fosse stato il caso di suonarle il campanello o semplicemente farle suonare il cellulare.
Non feci però in tempo a rispondermi che la mia attenzione venne catturata da un ragazzo alla porta, sorrideva mentre Evelyn diceva qualcosa di incomprensibile per me, ancora troppo distante e soprattutto non in grado di leggere così bene il labbiale.
Scesi rapidamente dall'auto senza ragionare, chi cazzo era quel fottuto bastardo che le stava parlando?!
Quella sera sarebbe stata solo mia, mia e di nessun altro. Non avrebbe di certo rovinato tutto un coglione uscito da chissà dove.
Trovai il cancelletto socchiuso così che lo sospinsi lentamente entrando ed iniziando a percorrere il vialetto silenziosamente, senza farmi sentire.
"Che ci fai qui?" sentii chiedere Evelyn con voce stupita. Strinsi la mano in un pugno, non solo cercava di portarmela via ma si permetteva anche di presentarsi a casa sua senza avvisarla.
Pff, patetico.
Forse vi chiederete cosa mi fosse preso, la verità era una sola, per qualche stupidissimo motivo vedere quel ragazzo parlarle mi aveva così irritato da non riuscire a trattenermi. Lo avrei ucciso se solo avessi potuto.
Nessuno poteva avvicinarsi tanto alla mia principessa.
Nessuno.
"Sono venuto a trovarti.. sei davvero stupenda, stai uscendo con il tuo ragazzo forse?" deglutii, stavo per fare la cosa più stupida che potessi fare ma non m'importava.
Mi stavo giocando tutto.
"Si proprio così" dissi intromettendomi ed incrociando le braccia al petto. Ero esattamente dietro al ragazzo dai capelli biondi che evidentemente non aveva nulla di meglio da fare che suonare alla porta di Evelyn per dirle chissà cosa, magari farle una serenata o peggio, leggerle una poesia d'amore presa da chissà quale romanzo.
Lei alzò appena lo sguardo dilatando le pupille e guardandomi, 
"Justin.." sussurrò appena portandosi due dita sulle labbra ancora semiaperte.
"Ciao principessa" dissi dedicandole uno dei miei migliori sorrisi.
Divenne rossa senza accorgersene il che mi fece ampliare maggiormente il sorriso quasi costringendomi poi a mordermi il labbro inferiore.
Era così fottutamente bella.
Ma non era il momento di perdersi a contemplarla, c'era un fottuto figlio di puttana da mandar via.
Con le buone o con le cattive se ne sarebbe andato.
Lei era mia.
Mia e di nessun altro.

I'm Danger (Justin Bieber)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora