*Leggere per favore la nota autrice sul fondo, anticipazione importante
Aprii gli occhi frastornata, la testa mi pulsava per qualche strana ragione e le gambe mi bruciavano insieme al basso ventre. Portai il peso sulle braccia mettendomi seduta e solo allora, mi accorsi di Justin. Se ne stava disteso al mio fianco, le nostre anche si sfioravano appena, le braccia contornavano la testa immersa nel cuscino bianco, il petto leggermente umido ed i capelli, arruffati più del dovuto. Solo allora mi rotornarono alla mente quelle meravigliose parole che la sera prima mi aveva dedicato sotto il balcone, sorrisi sfiorandogli la fronte. Mugugnò qualcosa e aprì lentamente gli occhi.
"Buongiorno, principessa" sussurrò con voce ancora calda e le labbra pastose. Sorrisi avvicinandomi al suo volto lasciandomi scivolare sopra il suo corpo.
"Buongiorno" gli sussurrai lasciandogli un bacio sulla punta delle labbra. La porta si aprì di scatto attirando la nostra attenzione.
"Cristo, Evelyn la sveglia non ha suonato e siamo in ritardo per la scuo.." Chris si bloccò di colpo non appena si voltò verso di me - anzi di noi - dopo essersi chiuso la porta alle spalle. Dischiuse le labbra alzando l'indice nella nostra direzione.
"Oh mio Dio, e lui che ci fa qui?!" urlò cercando per quanto fosse possibile, di scandire ogni parola al meglio. Deglutii e quando Justin si alzò sbadigliando a guardarlo, i suoi occhi verdi s'incupirono.
"Amico, ehi" alzò una mano Justin passandosi le dita fra i capelli, mi morsi il labbro infilandomi velocementei pantaloncini del mio pigiama che trovai accanto al letto, uscii dalle coperte e andai di corsa verso Chris, letteralemte paralizzato.
"Fratellone, perchè non vai a fare colazione, mh? Una bella colazione con i biscotti al ciccolato di mamma, che ne dici?" serrò le labbra in una linea retta stringendomi il polso.
"Cristo santo, Ev.. voi due avete fatto sesso nella camera accanto alla mia" ringhiò. Sospirai.
"Mi dispiace, okay? Ti prego di non dirmi che ho sbagliato e tutte quelle stronzate varie. Mi dispiace ma, non me ne pento e lo sai benissimo" si passò le mani sul viso guardando Justin con la coda dell'occhio, il quale nel frattempo si era vestito.
"Scusa, amico. Se ieri sera fossi stato pienamente cosciente non l'avrei mai fatto, lo sai" disse portando una mano sulla spalla di mio fratello. Chris sospirò annuendo, aprì la porta e senza dire niente altro se ne andò, sospirai mentre le mani di Justin raggiungevano i miei fianchi comprimendoli e costringendomi ad incontrare il suo corpo. Sorrisi voltandomi verso di lui e allacciando le braccia al suo collo, premette le nostre labbra assieme in un piccolo bacio.
"Che dirai ai tuoi genitori, qualcosa del tipo, l'ho salvato dalla disperazione?" chiese. Ridacchiaiai aprendo le ante dell'armadio e infilandomi i jeans neri.
"Non ci sono, ho sentito che sarebbero andati in ufficio prima del solito oggi" spiagai. "Credo che gli affari di mio padre non vadano così bene ultimamente anche se, per quel che mi riguarda per lui non andare bene significa avere un calo dello 0,001%" aggiunsi scrollando le spalle. Justin ridacchiò annuendo.
"Uomo d'affari. Voglio anche io esserlo" venni attirata più del solito da quelle sua parole, spazzolai un'ultima volta i capelli e raggiunsi Justin al bordo del letto.
"Vuoi diventare come mio padre cioè, un uomo daffari, sul serio?" alzai un sopracciglio ma lui non sembrò scosso dalla mia presa di posizione anzi, annuì sicuro. Insomma, immaginarmi Justin dietro ad una scrivania con contratti milionari sotto gli occhi non era così semplice, il passaggio da un ring a un'azienda mi sembrava troppo grande, due mondo troppo diversi.
"Si, voglio assicurare un buon futuro ai miei figli. I combattimenti rendono, certo e non li lascerò fino a quando sarò in grado di farcela ma, di certo non posso pensare di andare avanti fino a quarant'anni a combattere illegalmente" disse ovvio. Già, a volte mi chiedevo quanto sarebbe durata ancora questa storia degli incontri ma per quanto fosse qualcosa di psicologicamente pesante Justin, sembrava sopportare e farcela benissimo. "Tu invece, piccola?" non avevamo mai parlato di quello che avremmo voluto fare delle nostre vite, forse perchè fino a quel momento non pensavamo fosse fondamentale. O forse perchè nessuno dei due prima aveva preso in considerazione l'idea che fosse arrivato il momento di oensare a un possibile futuro assieme in quel senso, per tutta la vita.
"Mio padre mi vuole in azienda con lui" dissi con una scrollata di spalle. "Non è male anzi, credo sia il sogno di tutti lavorare in un'azienda come quella di mio padre. Prestigiosa, famosa, ricca, è un sogno e di certo ne io ne Chris abbiamo intenzione di deludere papà" Justin annuì. No, non avrei mai deluso mio padre. Non l'avrei fatto nonostante tutto.
"Chissà, magari un giorno mio padre ti assumerà" ridacchiai al pensiero, di certo mi potevo immaginare come segretaria e Justin come manager di mio padre, insomma, che squadra.
"Ehi, ho preparato i pancake" mio fratello entrò svelto in camera con una forchetta nella mano destra e qualche briciola di pane sulle labbra. "Ma se non vi sbrigate ve li finirò tutti io" aggiunse andandosene. Justin si alzò subito baciandomi la guanica.
"Andiamo? Sai, non ho intenzione di far mangiare a tuo fratello tutti i pancake" ridacchiai e annuii stringendogli la mano. Arrivammo in cucina dove l'odore di pancake aveva riempito l'intera stanza, per non dire l'intera casa. Avevo davvero fame e il mio stomaco desiderava qualcosa di dolce il prima possibile. Chris prese un pancake dalla piastra e me lo mise sul piatto, non era mai stato così invitante un pancake, come in quel momento ai miei occhi. Presi il primo pezzo e per qualche ragione notai immediatamente di essere già un gran pezzo più avanti dei ragazzi insomma, mio fratello era imbattibile come velocità ma quel mattino il mio pancake era praticamente finito mentre il suo, beh, era niente meno che a metà.
"Andiamo o faremo tardi" mi disse Chris passandomi lo zaino, annuii afferrandolo e in meno di quindici minuti eccoci li, sulla macchina di Justin parcheggiata fuori casa dalla sera prima diretti a scuola. Dicevano sarebbe tornata Bridget quel giorno, non aveva mai visto me e Justin insieme poichè aveva saltato le ultime due settimane di scuola dicendo ai professori di andare in Francia con suo padre. Non appena arrivammo al cortile d'ingresso una sigaretta si fece spazio tra le labbra di Chris e subito dopo fra quelle di Justin. Mi avvicinò al suo corpo portandomi un braccio attorno alle spalle mentre le occhiate di tutte le ragazze della scuola ricadevano - detestabilmente - su di me. Il rombo di una macchina attirò la nostra attenzione, Bridget era arrivata a bordo della sua fantastica auto accompagnata da una ragazza che per qualche ragione stava sempre con lei. Due minuti ed eccola lì. Carnagione abbronzata da far invidia a tutte le ragazze dell'istituto, shorts di jeans bianchi e quell'insopportabile top di pizzo che le arrivava fino a sopra l'ombelico. I capelli biondi tinti da poco le arrivavano fino a mezza schiena e gli occhi troppo truccati quasi non facevano vedere il loro colore, ricoperti da tanti strati di trucco. Venne nella ostra direzione, addocchiò Justin e si morse il labbro inferiore, la odiai più del solito in quel momento. Justin mi circondò la schiena con un braccio accarezzandomi il fianco e soffiò fuori il fumo, lentamente.
"Ehm, mi sono persa qualcosa?" chiese scoccando più volte la lingua contro il palato e facendomi sentire quell'insopportabile suono da chewing-gum fra i denti.
"Sai com'è, il tempo passa e io e te ci siamo lasciati da un pezzo ormai" scrollò le spalle Justin prima di fare un altro tiro.
"Non pensavo avrei mai visto qualcosa del genere. Dio.. ero la tua ragazza, io Bridget Jane Klops ero la tua ragazza ed ora stai con lei, con Evelyn Smith" digrignò i denti e giuro di aver sentito un fastidioso suono di odio e disgusto nel suo timbro vocale, un disgusto che avrei dovuto avere solo io nei suoi confronti.
"Mh, problemi?" strizzò gli occhi e si portò le braccia al petto.
"No di certo, sappiamo entrambi che posso avere tutti i ragazzi che voglio. Mi corrono dietro come cagnolini ormai" alzò le spalle accendendosi una sigaretta. Justin annuì ma infondo, tutti sapevamo che era la cruda realtà, tutti si perdevano in quella chioma bionda, quegli occhi blu e quel sedere beh, abbondante.
"Sappi solo una cosa, Bieber.." gli puntò l'jdice contro prima di circondarmi di fumo. ".. non so quanto starai con lei ma in ogni caso, sei stato il miglior ragazzo che io abbia mai avuto" si avvicinò con passo felpato su quei tacchi vertiginosi color carne che sembrava amare in quanto portava sempre e sfiorò il volto di Justin. Rabbrividii e portai le braccia al petto.
"Niente di personale, Bridget" attirai la sua attenzione. "Ma mantieni le distanze" ridacchiò ritirando la mano.
"Tienitelo stretto, Smith. Molto stretto" allora ridacchiai io. Mi guardò con la coda dell'occhio prima di voltarsi e di sparire dentro il primo corridoio della scuola. Justin gettò la sigaretta a terra calpestandola con la suola della scarpa.
"Ti porto in classe?" chiese premendo le labbra a contatto con le mie, sorrisi ma negai con la testa.
"Ho detto ad Hanna che l'avrei aspettata qui. Ci vediamo dopo" mi baciò le labbra una seconda volta e se ne andò raggiungendo i ragazzi all'entrata del primo padiglione. Una mano mi si posò sulla spalla destra attirando la mia attenzione, il sorriso e gli occhi blu di Hanna mi fecero rilassare.
"Pronta per questa splendida giornata di scuola?" iniziammo a camminare ridendo dirette verso gli armadietti ma il mio stomaco si contorse all'improvviso ed una morsa mi afferrò il ventre. Gemetti dal dolore e Hanna se ne accorse, mi prese la mano aiutandomi a raggiungere la parete dove mi appoggiai.
"Ehi, tutto bene?" chiese spostandomi una ciocca di capelli dagli occhi. Deglutii ma fortunatamente il dolore sparì e riuscii ad annuire. Non avevo mai provato un dolore tanto strano, una fitta prolungata per qualche secondo che mi aveva ridotta a contorcermi per un istante senza lasciarmi più camminare. Hanna cercò di sorridermi, una volta arriate all'armadietto aprii la piccola porta di ferro e presi il libro di matematica. La classe era ancora vuota, c'erano solo quattro o cinque ragazzi dentro che però, non davano afffatto nell'occhio anzi, tra chi finiva gli esercizi per casa, chi ripassava per l'interrogazione e chi - come molte altre ragazze della scuola- ne approfittava per sistemarsi il trucco.
Andammo a sederci nei banchi in ultima fila ed iniziammo a parlare.
"Oh, sono troppo emozionata" Hanna si portò le mani al volto prima di scartare una gomma da mastticare.
"E perché?"
"Questa sera c'è il combattimento" alzò le spalle. Oh già, il combattimento. Mi portai i capelli sulla spalla destra passandoci sopra le dita, non era affatto un bell'argomento e sinceramente anche provando non riuscivo a considerarla una cosa per la quale essere emozionati o chissà che altro, affatto.
"Ehi, ehm.. mi dispiace insomma, non credo sia facile se si ha il proprio ragazzo in mezzo a quei circoli" annuii facendo un piccolo sorriso. Altrochè se non era facile, era la cosa più dura che avessi mai sopportato. "Quanto continuerà?" la voce di Hanna mi fece tornare alla realtà. Già, quanto avrebbe continuato?
"Non ne ho idea vedi, è la sua vita non credo sarà facile fargli scordare il ring" ammisi più che a lei a me stessa. Come potevo solo pensare che Justin si sarebbe dimesso facilmente dagli incontri? Era impossibile e onestamente non mi ero mai illusa della cosa, per lui era diventato qualcosa di troppo semplice, di troppo naturale. Non appena Mrs. Homels entrò nella stanza tutti si zittirono comprese me ed Hanna, ma non per molto poichè dopo una decina di minuti un gemito di dolore fuoriuscito dalle mie labbra attirò l'attenzione di tutti.
"Smith, tutto okay?" chiese la donna smettendo per un secondo di scrivere alla lavagna. Serrai gli occhi e respirai profondamente per un paio di volte fino a quando il dolore non sparì, di nuovo quell'assurdo dolore. Hanna mi afferrò la mano guardandomi dritta negli occhi.
"Ehi, Evelyn guardami. Va tutto bene, mh?" annuii convincendomi delle sue parole ma non andava tutto bene, affatto. Quel dolore mi stava facendo contorcere nonostante cercassi di non darlo a vedere. Non appena la donna tornò a scrivere con il gessetto bianco sulla superficie nera una delle sue formule matematiche, mi portai una mano alla fronte, era sudata. Sembrava quasi avessi la febbre.
Non appena l'ora terminò Hanna insistette per portarmi in infermeria, diceva che sua madre aveva studiato come dottoressa e che per quanto ne sapesse i miei sintomi erano davvero simili all'influenza. Entrate nella piccola stanza dalle pareti appena colorate di grigio in qualche zona, una donna ci venne incontro. Camice bianco, occhiali vistosi e labbra carnose, la conoscevo abbastanza bene direi, si chiamava Hailey, quando gli amici di Justin mi attaccavano in passato era lei a disinfettarmi i tagli.
"Ehi, era da un po' che non passavi di qui, certo ora stai con quella specie di ragazzo.." alzò gli occhi al soffitto. Ridacchiai, sapevo che non sopportava Justin per ciò che mi aveva fatto in passato assieme alla sua banda. ".. ad ogni modo, che ci fai qui?" chiese levandosi i guanti di lattice.
"Ha dei forti dolori alla pancia e scotta" intervenne Hanna. La donna la osservò un minuto prima di portarmi una mano sulla fronte.
"Potresti avere la febbre. Sai, mio figlio si è preso una bella influnza a scuola, sta girando tantissimo in questo periodo e la cosa peggiore.." Hanna ridacchiò mentre lei se ne andava nella stanza accanto senza mai smettere di parlare un secondo. Aveva la brutta abitudine di raccontare a tutti i ragazzi che passassero anche solo per l'infermeria casualmente di suo figlio Bred, ma onestamente dopo un paio di minuti anche io, non le davo più retta. Tornò due minuti dopo con il termometro fra le mani dandomelo, disse di lasciarlo cinque minuti e così fu. Easattamente cinque minuto dopo lo tolse dalla mia bocca e si posizionò meglio gli occhiali bianchi che facevano risaltare i suoi bellissimi occhi a mandorla neri.
"Mh, hai 38 di febbre, piccola. Ma sai come funziona in questa specie di scuola. Devi aspettare almeno la terza ora per andare a casa" annuii. Odiavo certe regola dell'accademia e questa era una di quelle, era ridicola, in pratica dovevi morire prima che ti lasciassero andare a casa.
"Ma potremmo approfittarne per perdere un'ora di letteratura inglese" azzardò Hanna stringendosi nelle spalle. Ridacchiai e sotto lo sguardo confuso di Hailey annuii.
"Un po' d'aria mi farà bene" annuii ancora prima di ringraziare e di andarmene. Hanna mi raccontò qualche particolare in più sulla sua vita mentre percorravamo il corridoio verso il giardino interno, ma sinceramente non capii molto, la testa per quanto mi sforzassi di seguirla rimbombava troppo. Andammo a sederci sulla panchina del piccolo giardino deserto, si stava così bene nel silenzio ma non riuscii a godermelo, quel fastidioso suono che la mia testa emetteva mi stava iniziando a dare i nervi.
"Ah, sto impazzendo!" esclami stringendo le mani in due pugni.
"Vuoi chiamare Justin? Insomma, verrebbe subito se sapesse che hai la febbre" negai con la testa per quanto volessi vederlo - più del solito -.
"Sai, non è affatto il primo della classe e fargli perdere le lezioni per me non sarebbe di aiuto alla sua media scolastica" ridacchiò annuendo poi arrossì, così di colpo, senza motivo.
"E di Chris, che mi dici?" chiese abbassando lo sguardo ai sandali.
"Oh, lui beh, non è male ma l'amicizia con Justin non lo aiuta. E' il suo primo manager per gli incontri e passa più tempo a organizzarli che a studiare" spiegai.
"E con le ragazze, che tipo è?" allora fui io ad arrossire. Nessuna mi aveva mai chiesto di parlarle in quel modo di mio fratello, mai.
"Oh, lui.." deglutii sotto il suo sguardo curioso ".. non è esattamente il ragazzo affidabile, non ha mai avuto una relazione seria ma è da più di un mese che non lo vedo intrattenersi con qualche sciacquetta, credo stia cambiando" dissi. "Ti piace?" sussurrai ma mi sentì benissimo infatti arrossì ancora di più.
"Mi prenderesti per pazza se ti dicessi che m'interessa?" sorrisi, lei era la ragazza che avevo sempre sognato per mio fratello. Non mi sembrava vero ciò che mi stava dicendo senza contare che ero più che sicura che anche Chris, avesse un debole per lei.
"Sinceramente lo avevo capito e se può esserti di aiuto, credo che anche a lui interessi tu" lei sorrise subito ma non fece in tempo a rispondere che dovette prendermi il polso. Mi sentii cadere tutto d'un tratto e la testa iniziò a farsi troppo pesante per quella che era la normalità.
"Tutto bene?" chiese Hanna accarezzandomi il braccio. Deglutii, avrei voluto dire di si ma non andava tutto bene, affatto.
"Io credo.." mi sentivo cadere, la testa pesava, le gambe tremavano, tutto girava fino a quando non iniziò ad appannarsi anche il volto preoccupato di Hanna. Poi, il buio.
Bip, bip, bip.
Un suono, un fastidiosissimo suono.
I miei occhi si spalancarono di colpo e l'unica cosa che vidi fu la parete bianca di fronte a me.
Bip, bip, bip.
Mi guardai infastidita attorno, lenzuola bianche, vestiti del mattino stesso, segno di un'inniezione sul braccio e quell'odore tremendo da medicinali. Solo un posto era così, l'ospedale.
"Buongiorno, dormigliona" la voce di un uomo mi sveglio. Se ne stava sulla porta di quella stanza priva di vita, un camice bianco, lungo, una cartella clinica fra le mani e l'aria colta, quasi da essere superiore.
"Ehm, non so chi sia lei ma la prego, spenga questo coso" gemetti infastidita indicando quella macchina al mio fianco.
Bip, bip, bip.
L'uomo ridacchiò prima di sollegare il filo.
"E' normale sia nervosa nel suo stato, signorina" nel mio stato? In che stato ero?
"Cos'è successo, perchè sono qui?" chiesi in fretta mettendomi seduta.
"E' svenuta a scuola" disse solamente.
"Oh, non avete avvertito mia madre, vero?" gemetti. Si sarebbe preoccupata da morire, non era necessario, non volevo. Insomma, quella volta non ero in coma.
"Suo fratello ha già firmato per lei, il suo ragazzo invece è stato trattenuto dalle infermiere in sala d'attesa al piano di sotto. Era agitato ma gli abbiamo spiegato che ha avuto solo un calo di pressione e si è rilassato" disse. Annuii ringraziando mentalmente per quanto fosse possibile, che Justin non avesse fatto scenate. "Le abbiamo fatto le analisi del sangue e vari esami" aggiunse mettendosi gli occhiali ed aprendo il fascicolo che teneva fra le mani.
"Cos'ho?" chiesi.
"Non si preoccupi, la verità è che un semplice calo della pressione sommato alla febbre le ha fatto perdere i sensi ma non ha nulla che non vada, signorina" disse.
"E le fitte alla pancia?" chiesi.
"Nel suo stato è pù che normale" non capivo di cosa stesse parlando ma non chiesi altro infondo, sembrava andasse tutto bene per quello che potevo avere capito. Annuii soddisfatta, era un sollievo immenso sapere che non avrei fatto preoccupare nessuno almeno per quella volta.
"Le do come medicinale del riposo, signorina" disse raggiungendo la porta. Annuii. "Vado a portare i moduli da firmare a suo fratello, la dimetteremo nel giro di un'ora" disse. Sospirai passandomi felice - orserei dire - le mani fra i capelli. L'uomo si tolse gli occhiali ma quando pensai che se ne sarebbe andato lasciandomi sola un'altra volta in quella stanza vuota, mi smentì. Socchiuse la porta e si voltò appena verso di me.
"Oh, e congratulazioni" corrugai la fronte. "Lei aspetta un bellissimo bambino" le mie pupille si dilatarono di colpo.
"Io cosa?!" urlai.*Leggere!
Ehi bellezze! Ho una news per voi:
allora, volevo informarvi che giovedì sera posterò l'ultimo
capitolo di questa storia, lo so i baci e gli abbracci si fanno tutti
alla fine ahahah ma volevo comunque dirvelo prima.
Dopo questa storia ne scriverò un'altra che inizierò
a postare da fine luglio, poi ovviamente chi mi lascerà
Un oensiero all'ultimo capitolo avrà il messaggio perivato
dove la avviso della pubblicazione, ma volevo
che fosse un messaggio "globale" a tutte ecco. La storia
si chiamerà "Top Secret", mi sono già fatta fare il banner,
spero la seguirete ma diamine, pensiamo a noi ora ahah
Che ne dite???? spero che questo
colpo si scena vi sia piaciuto e che vi abbai smosso. Insomma,
Justin padre, what? Ditemi la vostra!
A presto
Vi amo <3
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I'm Danger (Justin Bieber)
FanfictionIspirato a una storia vera... Evelyn Smith, una ragazza semplice, timida anzi, timidissima. Tanto riservata e chiusa in se stessa da permettere a tutti di schiacciarla, tutti tra cui lui: il suo incubo più grande. Justin Bieber, il migliore amico di...