Capitolo13

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"Ti tratto così per tutti i motivi che hai detto.. perchè tu sei speciale principessa" alle sue ultime parole mi morsi il labbro senza più sapere cosa dire, sentivo il suo corpo premere contro il mio, le sue labbra solleticarmi il collo, le sue mani accarezzarmi la schiena e le sue braccia cingermi la vita.
"Che state facendo voi due?!"
Oh no, Chris.

Mi staccai di colpo da lui spingendolo con tutte le mie forze il più lontano possibile da me - il che non ottenne grandi risultati poichè si scostò di appena una decina di centimetri-.
Gli occhi di Chris si posarono subito su di me dubbiosi, in cerca di qualsiasi spiegazione plausibile ma la verità era che al momento spiegazioni anche minimamente valide non ce n'erano.
Abbassi subito gli occhi, per la prima volta in tutta la mia vita non riuscii a reggere gli occhi verdognoli di mio fratello che quasi in modo implacabile mi fissavano. Deglutii stringendo il lembo della maglietta fra le dita, odiavo il fatto che quella situazione così sgradevole derivasse da una sciocchezza, del resto era solo colpa di Justin. Se solo non si fosse avvicinato tanto a me - solo per farmi vedere la sua forza, la sua supremazia - non mi sarei sentita così nei confronti di mio fratello e in parte anche nei suoi.
Potevo avvertire ancora la presenza della sue labbra a pochi millimetri dal mio collo che vi soffiavano contro aria calda. Rabbrividii subito al pensiero ma non feci in tempo a riprendermi che Chris si avvicinò ulteriormente scoprendosi del tutto dall'oscurità e facendosi vedere in tutta la sua figura.
"Nulla.. spiegavo alla piccola che non deve permettersi di mancarmi di rispetto" al suono della sua frase sentii un mancamento, breve ma fra i più intensi della mia vita. Non aveva detto quel solito ed orrendo soprannome bensì uno semplice, non principessa - non potevo chiedere il mondo del resto -  ma non so, uno semplice, delicato.. forse uno da Evelyn.
"Piccola?" corrugò la fronte mio fratello spostando rapidamente lo sguardo da me a Justin varie volte. Capivo il suo stupore, in un certo senso lo condividevo e non potevo biasimarlo.
"Si.. pulce mi ha stancato, non sai in quanti lo usano" alzò le spalle indifferente Justin posandosi con la schiena contro l'isola di marmo. Chris sembrò quasi crederci tantè che annuì sforzandosi poi di sorridere.
"Beh che dite.. Facciamo colazione?" chiese poi battendo rapidamente le mani fra di loro, all'udire quelle parole sentii lo stomaco contorcersi, no, non era proprio il caso di fare colazione.
"Non ho fame, vado a prepararmi" dissi solo spostandomi una ciocca di capelli dal viso sistemandola dietro l'orecchio. 
Salii in fretta le scale senza mai guardarmi alle spalle, può sembrare ridicolo ma avevo quasi paura di voltarmi, come se avessi il terrore di incontrare ancora i suoi occhi color nocciola che tutte le ragazze - eccetto me - adoravano.
Non fraintendetemi, la bellezza di Justin era una cosa oggettiva e nemmeno i ragazzi la negavano tuttavia c'era una bella differenza dal considerarlo come lo vedevo io a come lo vedevano tutte le altre ragazze della scuola, della città.
Aprii la porta avvicinandomi con cautela all'armadio, aprii le ante e presi uno dei miei maglioncini preferiti color rosa confetto che lasciava ad un piccolo lembo di pelle di respirare. Dei jeans strappati blu e degli stivaletti alti neri, mamma me li aveva regalati per il mio sedicesimo compleanno.
Legai i capelli in una treccia che andò a depositarsi sulla mia spalla destra, mi truccai come ogni mattino, senza variazioni e mi guardai un'ultima volta allo specchio.
Gli occhi azzurri come sempre contornati da una sottilissima riga nera, le labbra rosate e le guance leggermente arrossate senza alcun motivo. Mi sistemai la cartella in spalla prima di aprire la porta e scendere le scale.
Sul fondo vi trovai Chris, teneva il cellulare saldamente attaccato all'orecchio mentre gesticolava, sembrava nervoso ma nell'ultimo periodo lo era sempre più spesso così non diedi molta importanza alla cosa e lo superai.
Mi guardò un istante prima di spegnere la chiamata e fece qualche passo in avanti sino a raggiungermi.
"Io e Chaz abbiamo un paio di cose da sistemare, ti porta Justin a scuola" disse solo passandosi una mano fra i capelli nero corvino.
"E per quale motivo?"
"Dobbiamo consegnare i soldi.. ci vediamo dopo, ti aspetto alle 12.35 puntuale" rispose marcando bene l'ultima parola. Annuii mentre mi lasciava una piccola carezza sulla guancia sinistra.
Gli diedi le spalle andando verso la porta, percorsi il vialetto di sassi sentendo l'aria del freddo mattino percorrermi ogni centimetro di pelle del viso e di parte delle braccia.
Appena aprii il cancelletto d'ingresso ormai arrugginito da tempo sentii le gambe cedere, il cuore accelerare e gli occhi dilatarsi.
Justin era appena appoggiato con la parte inferiore della schiena contro una moto, nera dalle rifiniture metalliche e con un piccolo stemma sul retro. Non ero nemmeno a conoscenza del fatto che possedesse una moto ne avevo idea di come se la fosse procurata poichè fossi certa di non averla mai vista in suo possesso.
"Da quando hai una moto?" chiesi avvicinandomi senza mai distogliere lo sguardo dalla vettura quasi avessi "paura" fosse un'allucinazione momentanea.
"Non si usa più salutare?" mi schernò lui alzando un sopracciglio e infilando il cellulare nella tasca posteriore del bassi pantaloni grigi.
"Buongiorno" dissi scocciata alzando gli occhi al cielo, lo sentii ridere mentre la mia attenzione era di continuo attirata da quella stupenda moto, non me ne intendevo affatto ma per qualche motivo avevo sempre desiderato provarne una un giorno.
"Beh.. cos'è questa?" chiesi poi sfiorandola appena con le dita.
"Non è evidente?" domandò ironico corrugando la fronte ed allargando appena le braccia. Arricciai il naso quasi contraria a certe battute - se così le si poteva definire - il che lo fece trattenere una risatina altamente fastidiosa alle mie orecchie.
"Dico sul serio.. da quando hai una moto?" chiesi per l'ennesima volta, lui alzò le spalle sedendosi sopra.
"Diciamo che l'ho presa in prestito" rispose poi vago sorridendo come solo lui sapeva fare, con quel ghigno tra il cattivo, il dolce, l'arrogante e il presuntuoso quale era.
"L'hai rubata?!" esclamai facendo un passo improvviso all'indietro, lui non sembrò affatto turbato anzi, prese il casto e se lo infilò.
"Chiamalo come preferisci, prendere in prestito, rubare.. non fa differenza" disse solo.
Rimasi quasi paralizzata da quella sua affermazione. Quando mai un ragazzo normale avrebbe dato una risposta del genere? Ma del resto, lui era Justin, non mi sarei dovuta aspettare risposta diversa.
"Non salirò mai su una moto rubata.. e se ti trova la polizia?!" chiesi incrociando le braccia al petto. Mai e poi mai avrei fatto finta di nulla, non sarei mai riuscita ad usare quella moto rubata a chissà chi e magari con chissa quali metodi.
"L'ho "presa in prestito" in Canada, non mi troveranno mai" disse poi tranquillo, deglutii sotto il suo sguardo direi quasi innocente come se la sua coscienza fosse addirittura più pulita della mia.
"In Canada?" corrugai la fronte.
"Già.. i miei zii vivono ancora li" disse in modo brusco facendomi intuire che non voleva aggiungere nulla al riguardo - non che solitamente lo facesse, specie se l'argomento trattava un qualsiasi membro della sua famiglia-.
"Se non ti sbrighi arriverai tardi a lezione" aggiunse poi guardandomi appena con la coda dell'occhio. Mi morsi il labbro consapevole di essere senza speranza, salire su quella moto era la mia unica possibilità per arrivare in orario a lezione.
Sbuffai salendo velocemente dietro di lui, sentivo la sua schiena battere sul mio ventre, i suoi muscoli tesi anche se non lo toccavo, almeno per ora.
"Dovresti tenerti.. per il tuo bene" disse poi guardandomi dal piccolo specchietto sinistro. Lo guardai per pochi secondi per poi stringermi alquanto titubante al suo corpo.
"Non dovrebbe essere difficile" azzardò poi senza guardarmi minimamente.
"Stare con te è sempre difficile" risposi poi acida allentando la presa sul suo corpo intuendo che non aveva affatto intenzione di partire.
Sembrava stesse facendo di tutto per farmi arrivare in ritardo.
Odioso.
"Ah si? Questa notte non mi sembrava ti venisse difficile abbracciarmi" alle sue parole dette con quel suo accento e fare presuntuoso sembravano quella provocazione perfetta arrivata al momento sbagliato ma Bieber in quello era un maestro. Mi sapeva irritare, provocare come solo lui poteva e vi riusciva ogni singola volta alla perfezione.
Sentii le guance andare a fuoco e sono certa si fossero colorate all'istante di rosso, okay era ufficialmente il momento più imbarazzante che mai avessi superato.
"Smettila e parti" dissi abbassando lo sguardo e stringendomi più forte come se quella sua frase non mi avesse fatto effetto. Cercai in tutti i modi di nascondere il prima possibile il mio volto dalle gote arrossate ma sono sicura di non esserci riuscita tantè, che per qualche secondo Justin non riuscì a trattenere una delle sue migliori smorfie divertite.
Avviò il motore partendo pochi secondi dopo sfrecciando per le quasi deserte strade di Los Angeles. Sentivo l'aria penetrarmi ogni singolo poro della pelle, la giacca in pelle di Justin toccarsi con il mio ventre ogni qualvolta l'aria la muovesse. La sua canotta con la quale aveva dormito, diventare più aderente ogni singolo istante di più a contatto con l'aria che la urtava verso i suoi addominali scolpiti, appena sotto le mie dita che leggere li sfioravano.
Una decina di minuti dopo rallentò - dopo aver percorso tutto il tragitto alle sue folli velocità - e parcheggiò davanti al cancello principale della scuola.
Non appena alzai il capo una volta scesa dalla moto sentii gli occhi dei presenti su di me, mi chiedevo per quale motivo. Anzi, mi chiedevo se per la sera precedente o più semplicemente perchè ero appena scesa dalla moto con a bordo Justin Bieber, non sapevo decidere quale delle due fosse più ovvia.
"Adesso ti odieranno tutte le ragazze della scuola" rise Justin mettendosi appena dietro di me e sfiorandomi la schiena.
"Perchè mai?" corrugai la fronte ruotando appena la testa nella sua direzione. Se c'era una cosa che detestavo di lui era che sempre, in ogni situazione si credesse superiore, credesse di sapere ogni singola reazione delle persone. Era una sua caratteristica tanto odiosa quanto piacevole ai miei occhi, alla mia persona.
"Beh, presto tutti sapranno che eri in moto con me e t'invidieranno tutte" alzò lui le spalle in un piccolo e rapido gesto.
"Vorrà dire che farai fare un giro anche a Britney così non diranno nulla" risposi sistemandomi una ciocca di capelli uscita dalla treccia dietro l'orecchio.
"Credevo fosse chiaro.. non è lei la mia principessa, sei tu" al suono della sua frase non riuscii a non arrossire e mi vergognai terribilmente di non essere riuscita a contenere l'imbarazzo. Sentivo la pelle del mio viso diventare rovente ogni singolo secondo di più e tutto per lui.
Per quell'odioso ragazzo che ogni qualvolta potesse mettermi in imbarazzo lo faceva riuscendoci perfettamente.
Abbassai subito lo sguardo sentendo ad ogni istante che passava, la mia temperatura corporea aumentare.
Deglutii, non volevo se ne accorgesse.
Che spiegazione gli avrei dato?
Di certo non avrei potuto dirgli che quelle sue frasi così.. dolci e alquanto strane - se sentite da lui - mi provocavano brividi e arrossamenti incontrastabili.
Lo sentii ridacchiare nonostante cercasse di evitarlo, molto probabilmente era fiero della reazione che aveva ottenuto e forse quello alla fine era il suo vero scopo. Lo sentii fare qualche altro passo verso di me fino a quando il suo bacino non entrò in contatto con la parte inferiore della mia schiena, mi mise un braccio attorno alla vita facendomi sussultare.
"Sai, sei ancora più carina quando arrossisci" sussurrò appena ad un nulla dal mio orecchio, mi sentii morire.
Perchè? Che diamine stava succedendo all'Evelyn che ero, alla ragazza che tanto odiava Justin, che non poteva vederlo, che se solo avesse potuto lo avrebbe ucciso?! Mi stavo sciogliendo.
Mi sentivo così stupida, così debole. Bastavano un paio di frasi a farmi cadere ai suoi piedi, per un secondo mi sentii come tutte le altre, un'ochetta che sbavava dietro a Justin non appena lui le dicesse una frase presa da chissà quale libro.
La verità però, era che per quanto sapessi fossi solo il suo giocattolino non riuscivo a non avere reazioni alle sue frasi, mi immobilizzavano, il mio cuore sembrava fermarsi, non respiravo più.
A riportarmi alla realtà ci pensò una seconda volta lui che si mise al mio fianco avvicinando il volto al mio.
Posò entrambe le mani sulle mie anche urtandomi contro il suo petto, mi lasciò un bacio sulla tempia sinistra il che non mi aiuto affatto anzi. 
Di certo il suo scopo lo aveva raggiunto, il mio cuore aveva ancora accelerato, non smetteva un secondo di battere e per quale fottutissima ragione?!
Non ne avevo idea.
Io lo odiavo, lui mi odiava ma allora perchè eravamo lì e due centimetri di distanza, con i corpi incollati a mandarci sguardi che mai nella vita ci saremmo sognati?
"Devo andare in classe" dissi non appena le sue mani mi lasciarono andare subito dopo il contatto fra le sue calde labbra e la mia pelle rovente - a causa sua -.
Mi passai la mani sudate sulle cosce come ad alleggerire la tensione che girava in tutto il mio corpo, in ogni mia singola vena, in ogni mio lembo di pelle.
Non aggiunsi altro, ne lui lo fece, mi girai incamminandomi verso la mia aula. Di una cosa ero certa, non ero più così sicura di odiarlo.

Justin 
Arrossì per la centesima volta quella mattinata abbassando ancora lo sguardo.
"Devo andare in classe" disse dopo aver avvertito il rumore acuto della campanella. La lasciai andare subito come se mi stessi riprendendo da una paralisi, da un trauma.
Annuii leggermente senza aprire bocca, mi diede le spalle iniziando a camminare verso l'entrata della scuola.
Sbuffai mordendomi il labbro quasi in modo assatanato.
Per quale fottutissima ragione la stavo trattando così?
Dove diamine era finito Justin Bieber, quello stronzo, quello cattivo?!
Mi maledissi per essere diventato così nei suoi confronti, volevo solo non chiamarla più pulce per non essere costretto a vedere ogni singola volta delle lacrime solcare il suo volto e invece stava succedendo quello che non sarebbe dovuto succedere.
La stavo trattando come mai avevo trattato nessuno, tutto l'odio che avevo per lei sembrava essersi placato di colpo, la chiamavo principessa, la accarezzavo e per finire in bellezza le baciavo la fronte.
Non ero più io, stavo cambiando e contro la mia volontà.
"Justin" sentii la voce di Chaz alle mie spalle, mi voltai di scatto e subito riconobbi la sua figura accanto alla moto rubata qualche settimana prima in Canada.
"Ehi" dissi appena voltandomi.
Presi dalla tasca posteriore dei pantaloni una sigaretta e velocemente me la portai alle labbra.
"Che stavi facendo con la pulce?" chiese facendo qualche passo lento ma deciso verso di me. Corrugai la fronte, non so per quale motivo ma oserei dire per il semplice fatto che lui l'avesse nominata.
"Nulla, non vedo cosa dovrei farci" risposi secco accendendo la sigaretta che pochi secondi prima era fra le mie labbra.
Lui annuì appena quasi incerto e forse lo era ma del resto, nemmeno io ero sicuro della mia risposta.
"Che ti sta succedendo Bieber?" chiese lui incrociando le braccia al petto. Inspirai intensamente prima di far uscire il fumo dalle mie labbra, chiusi gli occhi per un secondo prima di riaprirli su di lui.
"A che ti riferisci?" chiesi battendo nervosamente il piede a terra.
"Cosa sta succedendo con lei.. non dirmi niente perchè non ti crederò lo sai benissimo" mi puntò l'indice contro.
La sua suonava come una minaccia, a dire la verità non sapevo nemmeno io cosa rispondergli poichè nemmeno io sapevo davvero cosa stesse accadendo con quella ragazzina.
"Non ne ho idea.." dissi appena abbassando lo sguardo e soffiando il fumo contro il marciapiede grigiastro.
Alzai lo sguardo trovando l'aria stordita e confusa di Chaz che mi osservava quasi stesse cercando di leggermi nel pensiero.
"Sai che puoi dirmi tutto amico" m'incitò abbassando il tono della voce e posandomi una mano sulla spalla.
Sbuffai, stupido sentimento d'amicizia.
"Solo.. non sono più così sicuro di odiarla, lei è diversa"

I'm Danger (Justin Bieber)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora