capitolo 15

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Non so nemmeno da dove iniziare per descrivere quel momento. 
Il cuore sembrava non essere in grado di aiutarmi, batteva all'impazzata e per un secondo temetti quasi che la gabbia toracica, non sarebbe riuscita a trattenerlo.
Le gambe avevano iniziato a tremare, le dita dei piedi a contrarsi nervosamente e le mani si erano chiuse in due pugni ai lati del corpo.
Non sarebbe mai dobuto arrivare Dean, non in quel momento, non quando mi sarebbe dovuto venire a prendere Justin. 
Non sapevo se fosse il caso di concentrarsi su come mandare via Dean o sulla frase - quasi proibita - che Justin gli aveva dato in risposta.
"Non sapevo che la piccola Evelyn avesse un ragazzo" disse il bellissimo ragazzo dagli occhi verdi infilandosi le mani nelle tasche e passando più volte con lo sguardo da me a Justin.
Gli avrei tanto voluto chiedere per quale motivo, voglio dire.. non sapeva niente di me, se non il mio nome e forse il giorno del mio compleanno. Per come ero fatta io, non mi sarei mai permessa di dirgli una cosa del genere, questa differenza forse spiegava il motivo per cui non avevamo mai provato - per mia volontà - ad avere una storia seria, anche breve.
"Ne tantomeno che fosse così" aggiunse poi soffermandosi sul biondo accanto a lui.
Deglutii alle sue parole, avevo paura anche solo di immaginare una possibile reazione da parte di Justin.
Sarebbe stata incontrollabile.
Quest'ultimo schiuse le labbra quasi incerto di aver capito bene, abbassò un secondo lo sguardo sciogliendo le braccia e lasciandole cadere lungo i fianchi.
Sbarrai gli occhi non appena alzò la testa di scatto ed alzò un pugno in aria diretto a Dean. Subito mi misi in mezzo ai due così che Justin tentò di frenare il colpo colpendomi solo leggermente alla spalla, quasi per frustrazione credo. Quando i miei occhi incrociarono i suoi potrei giurare di aver visto una fiaccola al loro interno, era odio, rabbia e frustrazione.
Deglutii sapendo perfettamente che se non fossi intervenuta in modo più incisivo, Justin mi avrebbe superato dirigendosi verso Dean per tentare di colpirlo, una seconda volta.
Mi avvicinai così a Justin posando entrambe le mani al suo petto, lo sentii irrigidirsi al mio tocco, probabilmente non si sarebbe mai aspettato quel mio gesto e potevo perfettamente capirlo.
Nemmeno io ad essere sincera, almeno non nei suoi confronti.
Da quando avevo una confidenza tale con Justin?
Potrei dire dalla notte del temporale ma sarebbe sbagliato, forse l'ho sempre avuta. Sin da quando trovavo la forza di rispondergli come mai nessuno aveva fatto.
Forse eravamo stati speciali sin dal primo momento.
Deglutii appena prima di fare leva con la mani sulle sue spalle alzandomi in punta di piedi ed arrivare alla sua altezza con lo sguardo, incrociandolo a mezz'aria.
"Non perdere tempo con lui, non ne vale la pena" gli sussurrai appena all'orecchio. 
Trattenne lo sguardo sull'altro ragazzo per qualche secondo prima di serrare la mascella e di annuire.
Sospirai abbassandomi, Justin mi prese la mano intrecciando le dita con le mie, ruotai il capo verso Dean, immobile ancora sulla soglia della porta, con i piedi fissi sopra lo zerbino.
Era sempre stato un ragazzo tranquillo ma anche un gran provocatore, che la maggior parte delle volte non capiva quando fosse il caso di non parlare.
"C'è Chirs?" chiese indicando casa.
"No, se vuoi c'è mia madre, sono sicura che le farebbe piacere vederti" riposi in un sorriso dopo aver negato con la testa. Lui annuì appena prima di fare un piccolo cenno con il capo e di superare la soglia della porta.
"Oh Dean!" lo bloccai alzando il tono della voce.
"Si?" rispose voltandosi.
Non so perchè, ma nel suo tono vocale potrei quasi dire di aver sentito speranza, quasi pregasse che lo richiamassi indietro, che dovessi dirgli qualcosa di estremamente importante, per lui.
"Non dire a mia madre che sono con lui per favore" dissi.
"Non sa che state insieme?" mi morsi il labbro e sentii Justin scaricare la rabbia sulla mano che stringeva la mia, aumentando la presa.
"Tu solo non farlo" tagliai corto guardando altrove, lo sentii annuire con un filo di voce prima di sparire dopo essersi richiuso la porta alle spalle.
Justin sbuffò sonoramente passandosi in modo nervoso, quasi ossessivo, la mano fra i capelli biondo grano del ciuffo.
"Andiamo?" chiesi facendo un passo in avanti, lui annuì forse capendo le mie intenzioni e la mia volontà di cambiare argomento, di non pensare più a quel ragazzo che aveva provocato un clima così teso.
Entrai in macchina lasciandomi cadere contro il sedile, Justin mi seguì mettendosi accanto a me, impugnò il volante e partì con il suo solito modo di fare, affannoso ma allo stesso tempo cauto e freddo, veloce ma anche lento.
Il suo insomma.
"Chi era?" chiese d'un tratto interrompendo in modo brusco - a modo suo - quel momento di silenzio, direi quasi tipico dei momenti passati in automobile con lui.
"Un vecchio amico di Chris, è di passaggio.. vive a New York da diversi anni" alzai le spalle. Potei intravedere con la coda dell'occhio quasi un mezzo sorriso da parte sua alle mie parole, sorriso ai miei occhi ingiustificato ma infondo Justin era così, lui trovava spiegazioni anche quando non ce n' erano.
"Meno male.." si lasciò sfuggire poi facendomi sorridere senza che me accorgessi, senza che riflettessi sui movimenti.
"Non avete avuto un bell'incontro, Dean non è così" dissi poi giocherellando con una ciocca di capelli attorno all'indice.
"Ah no, e come?" chiese alzando un sopracciglio quasi mi stesse prendendo in giro, infondo sapevo perfettamente che non gli importava nulla di lui eppure sembrava interessato, curioso.
"E' un ragazzo molto intelligente, più di quanto immagini"
Schioccò la lingua contro il palato corrugando la fronte, posò lo sguardo su di me prima di lasciarsi sfuggire una risata e di tornare a guardare la strada.
"Non ridere, dico sul serio" dissi dandogli una piccola pacca sul braccio nudo quasi completamente ricoperto di vistosi tatuaggi.
Mi sentivo un pò strana in quella situazione, mi fermai un secondo a pensare, mi divertivo sempre in qualche modo in sua compagnia, per qualsiasi cosa riusciva sempre a vedere un piccolo sorriso apparire sul mio volto.
Forse era questo che aveva di speciale.
Forse era questo che lo rendeva diverso da tutti gli altri ragazzi.
Lui non mi portava belle frasi recitate a memoria, lui mi provocava senza irritarmi, lui mi faceva parlare, esprimere.
"Non credo sia molto intelligente se dice che non staresti bene con un ragazzo come me" disse poi abbassando leggermente il tono della voce.
Deglutii, sentii le guance accaldarsi e dovetti abbassare lo sguardo per non fargli vedere il mio rossore.
Che stava dicendo?
Mi passai la lingua sulle labbra, muovendo nervosamente il piede sinistro.
"T-tu?" balbettai appena quasi incapace di parlare.
"Si voglio dire.. un ragazzo bello come me.. un qualsiasi ragazzo bello come me" divagò gesticolando quasi a cercare di rimediare a ciò che aveva detto.
Annuii come a credergli.
In realtà sapevo perfettamente cos'aveva detto e cos'avevo sentito, lui non si era riferito ad un qualsiasi ragazzo, lui parlava di se.
Decisi però di non dire nulla, non avevo intenzione di tornare su un argomento del genere, non potevo immaginare di trattare una conversazione sull'argomento con Justin.
No, impossibile.
Forse ero solo troppo orgogliosa, forse lo era lui, o peggio: lo eravamo entrambi.
Mi morsi il labbro non appena mi lasciai trasportare dalla mente, pensai all'ultima cosa alla quale avrei dovuto pensare, ad una relazione con Justin.
Fu come addormentarsi ad occhi aperti guardando la strada correre.
Justin seduto su di uno scoglio in riva al mare, io sulle sue ginocchia, l'acqua che ci bagnava i piedi e la sabbia che ci sporcava i vestiti. Il tramonto ad iluminare i nostri volti, il vento a scompigliarci i capelli e l'amore a sorreggerci gli sguardi.
Quando mi resi conto del mio pensiero mi posai subito una mano sulla fronte ed una al petto, il cuore aveva iniziato ad accelerare.
"Stai bene principessa?" deglutii non appena Justin mi sfiorò la guancia con il pollice della mano destra, spostai lo sguardo su di lui torturandomi il labbro inferiore con la lingua. Sorrise osservandomi, ero accaldata, sentivo la temperatura aumentare e il cuore non fermarsi un secondo.
Dovevo sembrargli ridicola.
Si fermò un secondo ad un incorcio, senza motivo posteggiando con l'auto sul ciglio della strada. Non feci in tempo a porre domande che mi si avvicinò muovendo un paio di volte la punta del naso contro la mia guancia.
"Sei agitata" sussurrò poi sfiorandomi la pelle con le labbra quasi stesse misurando la mia temperatura corporea.
"E' che.. ho paura per la corsa" mentii.
Forse avrei dovuto ma mi fidavo di lui e poi se solo avessi pensato un secondo anche alla corsa sarei impazzita.
Non vi trovavo un senso, infondo per qualche motivo ero certa che Justin fosse un esperto della cosa, in caso contrario sono sicura non mi avrebbe mai portato con lui quella sera.
"Sono un esperto principessa, andrà tutto bene" annuii appena prima di sentire le sue labbra lasciarmi un bacio sulla guancia.
Deglutii, perchè?
Piccolo ed innocente problema.
Avevo voglia di lui.
Mi voltai appena incorciando i suoi occhi, dire quasi confusi dalla mia ansia improvvisa, la verità era che un semplice pensiero mi aveva scosso.
"Rilassati" mi sussurrò poi sfiorandomi la spalla con la mano.
"Non ci riesco. E'.. impossibile" dissi alzando le spalle.
Eccome se lo era.
Rilassarmi? Come avrei potuto in una situazione del genere, Justin stava per partecipare ad una corsa illegale di auto, avevo mentito ai miei genitori, avevo mentito a Dean e avevo sognato ad occhi aperti di guardare il tramondo con Justin, pazzamente e follemente innamorata di lui.
Infondo non avrei esagerato se avessi detto di avere gli occhi a forma di cuore come nei fumetti.
Credevo di impazzire da un momento all'altro.
Justin inclinò appena la testa verso di me, posò le labbra contro il mio collo iniziando a tracciare una scia di baci umidi lungo tutta la sua lunghezza e facendomi rabbrividire.
Deglutii, non ero certa di farcela.
Cosa diamine mi stava succedendo?
Cosa diamine gli stava succedendo?
Cosa diamine ci stava succedendo?
Mi morsi il labbro chiudendo gli occhi, gli circondai il collo con le mani sentendomi come mai nessuno mi aveva fatto sentire.
Le sue labbra continuavano a percorrere il mio collo in modo lento, dolce, gentile, quasi "regale". 
Mi sentivo una principessa, la sua.
Respirai profondamente inalando tutto il suo profumo, si era spruzzato l'acqua di colonia alla menta, era la mia preferita.
"Va meglio?" chiese distaccandosi appena, mi morsi il labbro annuendo.
"Si.. forse però ne avrei bisogno ancora un pò" arrossii non appena pronunciai quelle parole non crontollate dal mio cervello, ma dette così, senza ragionare.
Ormai però era tardi, non era come scrivere un SMS, era la realtà ed ormai avevo detto quella stupida frase, non potevo cancellarla.
Justin rise contro la mia pelle intuendo che non avevo ragionato prima di parlare, entrambi sapevamo che la Evelyn razionale non avrebbe mai detto una cosa del genere.
"Ti accontento subito principessa" e in meno di un secondo le sue labbra si riposarono sul mio collo, mi prese i fianchi sollevandomi e facendomi sedere a cavancioni sorpa le sue gambe continuando il suo " lavoro " da me - in un certo senso - richiesto.
Sentivo la sua calda lingua solleticarmi la pelle di tanto in tanto, le sue labbra stamparsi più volte sopra essa, le sue mani accarezzarmi i fianchi, il ventre.
Le mie erano strette salde a lui, una sulla spalla, l'altra tra i fini capelli della nuca.
Scese con le labbra fino alla spalla e ad ogni bacio la temperatura saliva di un grado, ormai nessuno dei due era più padrone del proprio corpo, della propria mente.
Deglutii quando si distaccò passandosi la lingua sulle labbra, mi morsi d'istinto un labbro.
"Credo sia il caso di ripartire" dissi poi, lui annuì incinando la testa dal lato opposto e lasciandomi un casto bacio sulla mandibola ed un secondo sulla gota.
"Andiamo o faremo tardi" disse poi, annuii sistemandomi sopra il sedile che teoricamente non avrei mai dovuto lasciare, respirai profondamente cercando di non pensare a cosa fosse appena successo, ma era molto difficile.
Come potevo non pensarci?
Dio, mi ero spinta troppo oltre.
Ero salita sulle gambe di Justin quasi - anzi, senza quasi - chiedendogli di continuare a baciarmi il collo.
Mi vergognai terribilmente di me stessa, Justin aveva la ragazza ed io mi ero permessa una cosa del genere, non mi riconoscevo più.
Il resto del viaggio passò nel silenzio e nell'imbarazzo - almeno da parte mia - più completo.
Justin circa una trentina di minuti dopo parcheggiò all'interno di un parcheggio, illuminato solo da un fiaco lampione, che emetteva una piccola e debole luce tra il giallognolo e il biancastro.
Aprii la portiera scendendo ed iniziando a guardarmi intorno, c'erano diverse macchine accanto a noi e si potevano sentire varie voci provenire dal retro del capannone vistosamente illuminato.
Justin mi superò iniziando a camminare così che lo seguii, era una pista.
Una grande pista da corsa probabilmente in regola, ma utilizzata la notte da ragazzi come Justin che non possedevano una carica tale da poter guidarci all'interno.
Justin si avvicinò ad un piccolo gruppo di persone, il meno nemoroso dei due presenti.
Un ragazzo dal cappelleto rosso e i folti capelli si voltò stringendo la mano in modo quasi troppo caloroso a Justin, sembrava si conoscessero molto bene, troppo direi.
Al suo fianco un altro ragazzo dai capelli più lunghi, castani ed un inspiegabile paio di occhiali da sole sopra gli occhi, teneva per mano una ragazza dai lunghi capelli ricci. Gli occhi neri illuminati dalla luce dei lampioni, i jeans attillati del medesimo colore le facevano risaltare il fisico e il top corto appena a coprirle il seno era color arancio.
Infine una seconda ragazza, bionda dai capelli leggermente mossi sulle punte, lunghi appena fino a sopra le spalle. La gonna di jeans le arrivava appena fino a sotto il sedere, la camicetta blu invece rendeva visibile alla perfezione il suo tatuaggio, una scritta impressa appena sotto l'ombelico.
"Ti aspettavamo Bieber" disse il ragazzo dal cappelletto guardando Justin.
Quest'ultimo annuì ma non riuscii a prestare attenzione a lui, ero troppo occupata ad evitare lo sguardo dei quattro ragazzi costantemente puntato su di me, con piccole pause solo per dare un'occhiata alla pista.
"Lei è?" ruppe il silenzio la ragazza mora guardando me per poi passare a Justin, il quale mi posò una mano sul fianco attirandomi più a se.
"Evelyn, un'amica" sentii una morsa, quasi una fitta al petto. Non so per quale motivo, ero indecisa se per il fatto che fosse la prima volta che mi chiamava con il mio nome in presenza di altri, o perchè mi aveva definito una sua amica.
Mi sentii sciocca, che mi aspettavo? Che dicesse che ero la sua ragazza forse?
Pff, che idiota.
Mi stavo solo illudendo - se così si può dire - di un qualcosa di inesistente.
"Loro sono Peter, Kail, Emma e Sarah" disse Justin indicandoli uno alla volta, feci un piccolo cenno con il capo osservandoli uno ad uno, non che non lo avessi già fatto in precedenza.
Mi guardavano quasi incuriositi, quasi come se solo avessero potuto mi avrebbero fatto tutte le domande possibili ed immaginabili.
"Beh inziamo" disse il ragazzo castano, Kail credo si chiamasse.
Justin annuì guardandosi intorno, solo allora seguendo il suo sguardo vidi due grandi vetture, due ferrari per essere precisi, una rossa ed una nera. 
"Resta con loro, non allontanarti per nessuna ragione al mondo" disse serio Justin spostando lo sguardo dalla pista a me, sembrò quasi penetrarmi con quelle iridi nocciola praticamente impossibili da sfidare.
Annuii, gli altri ragazzi avevano iniziato a camminare verso il circuito mentre Justin m'impediva quasi di seguirli, teneva gi occhi fissi ai miei e la mano ferma sul mio fianco, in modo affannoso, possessivo direi quasi.
Avrei voluto chiedergli quanto sarebbe durata la corsa, dopo quanto tempo lo avrei rivisto, ma non mi sentivo abbastanza "importante" per porgli delle domande del genere.
"Vieni qui" non mi lasciò il tempo di capire che mi strinse a se circondandomi la vita fra le braccia, come mai aveva fatto prima.
Sentivo il suo mento impresso sulla mia spalla, delle ciocche di capelli mescolarsi ai miei e il ventre perfettamente attaccato al mio.
"Non so cosa farei se ti succedesse qualcosa" disse in un sussruo quasi con paura di farsi sentire da qualcuno, cosa alquanto impossibile poichè ormai tutti avevano raggiunto una delle due vetture, quella rossa.
"Non mi accadrà niente, starò con loro infondo" risposi alludendo ai quattro ragazzi ai quali meno di un paio di minuti prima mi aveva "presentato", non sarebbe potuto accadere nulla, infondo dopo quella corsa non avremmo dovuto partecipare ad altro.
"Non ti avvicinare a nessun altro" disse, annuii appena chiudendo gli occhi ed inalando per la seconda volta in quella sera il suo profumo.
Mi prese la mano intrecciando le nostre dita le une con le altre, camminammo sino a raggiungere i ragazzi, Justin non aggiunse altro, si limitò ad accerezzarmi appena il dorso della mano prima di lasciarla andare e di salire in auto.
Subito una ragazza, Emma per la precisione, mi afferrò il braccio portandomi di qualche metro indietro, mi voltai a guardarla mentre mi dedicava uno dei suoi migliori sorrisi quasi con lo scopo di farmi sentire più parte di quel mondo.
Pochi minuti dopo una sirena, debole ma tanto fastidiosa da farmi portare una mano alla testa, diede il via alla corsa. Le due vetture accesero i motori ed in meno di due secondi iniziarono a sfrecciare sull'asfalto consumato in precedenza.
"E' assurdo, pensa davvero di batterlo?" chiese la ragazza al mio fianco passandosi le dita della mano destra fra i capelli prima di lasciarsi sfuggire una risata.
"A chi ti riferisci?" chiesi corrugando la fronte.
"A John, è da due mesi che prega Justin di sfidarlo.. non vuole risparmiarsi un'umiliazione a quanto pare" alzò lei le spalle.
Sembrava quasi che tutti, tra cui lei, considerassero Justin un pò come era considerato negli incontro di pugilato, il ragazzo imbattibile, la leggenda delle corse.
Sentii Emma emettere un risolino e mi voltai, Justin aveva ormai distaccato quel John di diversi metri ed aveva iniziato a suonare vistosamente il clacson pochi metri prima del traguardo.
Non appena la sua vettura si fermò Emma mi afferrò il braccio iniziando a correre insieme agli altri ragazzi, non appena arrivammo all'auto sia Kail, Peter che Sarah si erano accalcati all'auto lasciandosi sfuggire commenti direi quasi.. riluttanti, nei confronti della scarsità di John.
Riuscii appena a vedere Justin scendere dalla macchina che i due ragazzi iniziarono ad abbracciarlo dandogli diverse pacche sulla nuca e sulle spalle, nonostante le loro "cerimonie di vottoria", non appena Justin incrociò i miei occhi, appena dietro alla figura di Emma, si precipitò verso di me.
Non mi lasciò riflettere - come consuetudine - e mi alzò da terra afferrandomi i fianchi, mi fece ruotare tenendomi stretta al suo corpo.
Ah Dio, mi sentivo una bambina.
A dire la verità non capivo quella confidenza che avevamo preso in così poco tempo ma mi piaceva, era qualcosa di istintivo e nulla era calcolato, come piaceva a me.
"Principessa" disse posandomi a terra e lasciandomi un bacio sulla guancia, arrossii di colpo non appena mi accorsi di avere gli occhi dei quattro ragazzi fissi su di me, detestabile.
Non mi piaceva per niente essere al centro dell'attenzione, soprattutto in occasioni del genere, non era proprio adatto a me.
"Abbiamo fatto prima del previsto, che ne dite di andare a bere qualcosa? Offro io!" esclamò Kail sistemandosi gli occhiali da sole.
Spostai lo sguardo su Justin il quale mi guardò prima di negare con la testa.
"Noi andiamo, ci si vede ragazzi" Kail sembrò quasi scosso dalla risposta del biondo, per qualche ragione ero certa che Justin non avesse mai rifiutato un invito del genere eppere quella volta lo aveva fatto.
"Verremo al prossimo incontro Bieber, mi raccomando, distruggilo" gli strizzò l'occhio Peter sistemandosi il berrettino ancora saldamente posato sopra la testa, Justin annuì facendo un cenno verso Emma la quale si strinse a Kail accanto a lei ed un secondo a Sarah che sorrise.
Justin mi afferrò la mano seguendo ogni mio singolo movimento sino all'auto, non feci in tempo a chiudere la portiera che sfrecciò via, non mi ci volle molto a capire che non aveva imboccato la strada di casa, bensì quella opposta.
"Dove andiamo?" chiesi guardando fuori dal finestrino.
"Mh, ti porto in un posto carino e poi ce ne andiamo a casa d'accordo?" disse guardandomi appena con la coda dell'occhio.
"Da quando Bieber usa il termine, carino?" chiesi mordendomi il labbro e lasciando cadere il peso del capo sul braccio destro.
Lui alzò gli occhi al cielo, inizialmente senza rispondere.
"E' colpa tua" disse.
"Mia?" chiesi alzando un sopracciglio.
Lui annuì come se la mia reazione quasi scioccata, non ci fosse stata.
"Sei tu a farmi quest'effetto" disse.
"Mh interessante.. e così rendo dolce Justin Bieber eh?" lo provocai avvicinandomi.
Rise senza scomporsi troppo, com'era suo solito fare, si voltò a guardarmi senza trattenere un sorriso. 
Dio se era perfetto.
Era il ragazzo più bello che i miei occhi avessero mai visto.
Mi avvicinai al suo volto sfiorandogli appena la guancia con la mano destra, posai le labbra sulla sua gota sentendomi come mai nella vita.
Mi sembrò quasi di aver fatto qualcosa di proibito ma infondo non lo era, del resto mi dovevo in qualche modo far ripagare per tutti i baci che Justin - seppur sulla guancia - mi aveva rubato, no?
"Justin?" lo chiamai appena in un sussurro senza allontanarmi da lui.
"Mh?" 
La punta del mio naso toccava la sua pelle calda, la sfiorava con  movimenti lenti causati dall'innalzamento e l'abbassamento continuo del terreno, sembrava una scena da film, una scena come quelle magiche, una di quelle che tutte sognano ma che non si avvera mai.
"Mi piace molto il Justin dolce" dissi sentendomi arrossire.
Sorrise alla mia affermazione prima di lasciare per un secondo con lo sguardo la strada e di lasciarmi un bacio sula mandibola.
"Non diciamo mai a nessuno che ho anche questa parte però" mi sussurrò poi, mi lasciai sfuggire una risatina prma di annuire.
Sorrisi appena prima di lasciargli un altro bacio e di tornare con la schiena contro il sedile del passeggiero, subito Justin emise un gemito di frustrazione, forse di nervosismo.
"No principessa.. mi piaceva sai" disse passandosi una mano sulla guancia esattamente dove pochi secondi prima erano state posate le mie labbra.
Risi scuotendo la testa.
"Uno solo.. non vorrei mai che ci facessi l'abitudine" sussurrai prma di lasciargli un bacio appena sopra la mascella completamente rilassata al mio tocco.
"Sarebbe una bellissima abitudine" e con quelle parole mi sciolsi contro il sedile dell'auto, dovetti voltare il capo per impedirgli di vedere il mio sorriso incontrollato.
Cosa mi stava facendo quel ragazzo?
Era una droga, la mia.

I'm Danger (Justin Bieber)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora