capitolo 34

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"Capitolo 34"

Il tessuto del vestito sembrava non volersi asciugare nonostane ci fossimo distesi sulla riva da un bel pò di tempo. I capelli avevano iniziato a svolazzare a contatto con la brezza che non ci aveva lasciato stare un solo secondo. Justin se ne stava disteso al mio fianco, le mani dietro la nuca mentre guardava l'orizzonte del lago con sguardo perso, era infatti ormai un buon quarto d'ora che non parlavamo, sembravamo due dischi rotti, muti.
"Sai.." ruppi il silenzio. ".. sin da bambina ho sognato di passare momenti come questi con il mio ragazzo" ammisi. Justin sembrava incuriosito e portò subito l'attenzione su di me, sulle mie parole.
"Intendi quando portavi l'apparecchio, gli occhiali rotondi o roba del genere?" ridacchiò puntandomi l'indice contro e reggendosi sugli avambracci.
"Mh, molto divertente" alzai gli occhi al cielo. Non avevo mai portato niente del genere, per la cronaca.
"Tu vuoi solo la verità da me, giusto?" mi feci seria. Ero convinta che non solo per me il fatto di tenerci nascosto un qualcosa come un pensiero, un fatto, non fosse cosa banale anzi.
"Certo. Lo sai, Evelyn, che odio le bugie o i segreti" disse facendosi anche lui più serio ma a quelle parole storsi il naso e le labbra s'incurvarono in un sorrisetto.
"Beh, su questo avrei da ridire"
"Del tipo?"
"All'inizio non mi hai detto dei combattimenti" si fece teso, la vena del suo collo s'ingrossò di colpo e notai un leggero rossore a causa dell'ansia prendergli parte del volto, era notevolmente agitato. Sapevo benissimo che quell'argomanto non risulatava - nemmeno per me a dire il vero - tra i suoi preferiti.
"Ti odiavo e tu odiavi me" che brutte parole. "Lo sai bene". Si, altrochè se lo sapevo bene.
"Già. Ad ogni modo, se devo essere sincera non sapevo se sarei davvero riuscita a stare con te per quanto mi attraessi ne tanto meno se tu, saresti stato in grado" ammisi. Sembrò colpito dalle mie parole ma del resto, non erano comuni a tutti i giorni. Non avevamo mai parlato prima d'ora di ciò.
"Siamo così diversi noi.." proseguii ".. eppure, mi sono davvero ricreduta, insomma, io non.." non riuscii a continuare, ero davvero imbarazzata. Quei suoi occhi color nocciola a contatto con i miei erano davvero molto, troppo, freddi e duri, detestabilmente puntigliosi.
"Tu non?" deglutii.
"Non ho mai detto a qualcuno di amarlo, mai" ed era la verità. Non lo avevo mai incredibilmente fatto nonostante avessi creduto per due volte di aver trovato il ragazzo giusto.
"Beh, allora credo che sarai felice di sapere che nemmeno io l'ho mai detto, prima di dirlo a te" sorrisi come una bambina alla quale era appena stato detto che era la più bella di tutte. Mi morsi il labbro inferiore e fui costretta ad abbassare lo sguardo o sarei davvero arrossita, troppo - non che non lo fossi già-. Justin ridacchiò avvicinando il volto al mio e mi baciò poco dopo premendo le labbra contro le mie, sorrisi ricambiando e sentendo una mandria di piccoli e grandi allo stesso tempo, animali, varcarmi le porte dello stomaco infiltrandosi nel mio ventre, Dio se ero in paradiso.

Il giorno dopo...

Aprii gli occhi, mi guardai intorno stropicciandoli, rivedere la mia camera fu una sensazione piacevole, eccome se lo fu. Mi passai una mano fra i capelli mettendomi seduta, aprii le ante dell'armadio prendendo i vestiti per la scuola. Già, era arrivato il momento di tornare a scuola, di nuovo. Infilai i jeans neri, una semplice maglietta bianca e legai i capelli in una treccia a lato, contornai gli occhi della semplice e solita riga nera di eye-liner, mascara, labbra rosa carne ed ero, come di consueto, pronta. Afferrai lo zaino dall'angolo della camera ed uscii, scesi le scale arrivando in cucina. Mio padre stava entrando in quel momento, non perse tempo, si passò una mano fra i capelli leggermente brizzolati ed afferrò il giornale sopra il tavolo. Mia madre prese fra le mani la tazza di caffè mattutina prima di baciarmi la fronte non appena mi vide varcare la soglia dell'entrata. Chris fu l'ultimo ad accorgersi di me, posò nel mio stesso momento lo zaino a terra sotto il tavolo e fu in quell'istante che incrociai i suoi occhi verdi per la prima volta, quella mattina. Portai alle labbra la tazza di latte caldo che mia madre mi aveva - strano a dirsi- preparato e per poco non persi la sensibilità al gusto, quel latte avrà misurato cinquanta gradi. Mia madre incurvò le labbra verso di me in un sorriso curioso.
"Tutto bene?" non potevo dirle che il suo latte era imbevibile, era la prima volta che me lo preparava, non sarei stata propriamente "opportuna", come mi definiva lei.
"Benissimo, ma ora dobbiamo andare, non è vero, Chris?" mio fratello mi squadrò afferrando un ultimo biscotto, annuì prendendo il suo zaino da terra e porgendomi il mio. Infilò nella tasca posteriore dei pantaloni le chiavi di casa e prese con la mano sinistra quelle della sua auto, fortunatamente dopo meno di un paio di minuti raggiungemmo la macchina.
"Nervosa?" Chris attirò la mia attenzione prima di portarsi una sigaretta ancora spenta fra le labbra.
"Dovrei?" corrugai la fronte.
"Incontrerai Hanna oggi, ricordi?" gemetti al suono delle sue parole ed un brivido mi percorse la schiena. Secondo lui questa Hanna, della quale io non ricordavo nulla, sarebbe potuta diventare una mia buona amica, ma io ero davvero pronta ad avere un'amica, ad avere quella persona che ti sta sempre accanto a sorreggerti? Beh, onestamente, non ne ero tanto sicura.
Parcheggiò sul ciglio della strada e quando scese non perse tempo ad accendersi la sigaretta, ci avvicinammo ai ragazzi appostati al muretto, guardavano delle carte che Chaz teneva fra le mani. Justin si accorse di me e mi portò le mani sui fianchi avvicinandomi a lui.
"Buongiorno, principessa" sorrisi contro le sue labbra in un piccolo bacio ma la sua attenzione venne ripresa subito dalle carte bianche.
"Cosa sono?" chiesi.
"Incontro.." rabbrividii e un groppo di saliva mi si bloccò in gola. ".. domani sera, è qui vicino ma hanno saputo del mio successo a Chicago ed ora, sembrano tutti impazziti" aggiunse poi. Annuii deglutendo e facendo finta di essere anche solo minimamente felice della cosa. La campanella suonò ed iniziammo a camminare verso il corridoio sotto il portico che teneva tutti gli armadietti. Chris mi afferrò la mano camminando velocemente verso destra.
"Il mio armadietto è dall'altra parte" urlai, mi guardò con la coda dell'occhio prima di annuire, lo sapevo e ne ero perfettamente consapevole ma continuava a camminare, verso il lato opposto. Dietro di me Justin e Chaz cercavano di starci dietro facendoci largo tra la folla, di certo loro non avevano problemi, il loro armadietto era in quella direzione.
"Eccola lì" sentii dire Chris. Si fermò finalmente dietro una ragazza ed il cuore mi sembrò fermarsi per qualche secondo, Justin mi portò un braccio attorno alle spalle facendo sul mio corpo una leggera pressione. La ragazza avvertendo la nostra presenza si girò verso di noi.
"Oh.. voi siete?" chiese alzando un sopracciglio. La guardai da capo a piedi senza proferir parola, non sembrava così male. Capelli biondi, lisci, che arrivavano sino a sotto le spalle, occhi blu truccati con dell'ombretto bianco e della matita nera, labbra ricoperte da del lucidalabbra trasparente. Indossava dei jeans chiari, sandali con qualche centimetro di tacco ed una maglietta a maniche corte gialla con delle scritte.
"Siamo i figli degli amici dei tuoi genitori, ricordi?"
"Oh certo!" esclamò portandosi lo zaino sulla spalla destra. "Mio padre mi ha parlato di voi, è un piacere, sono Hanna" porse la mano in direzione di mio fratello il quale l'afferrò stringendola appena, gli sorrise sistemando una ciocca di capelli e posso giurare di averla vista arrossire. Solo allora spostò lo sguardo verso di noi, Justin mi strinse la spalla come per farmi cenno di parlare.
"Mh, ciao" riuscii a dire. Hanna mi osservò e oserei dire che sembrava quasi la mia espressione si fosse dipinta sul suo volto, mi guardava incuriosita ma anche imbarazzata, forse ci assomigliavamo più di quanto avessi creduto e forse, non era così male.
"Ciao, sono Hanna" porse anche a me la mano, deglutii ma riuscii ad afferrargliela e ad accennare un sorriso "Evelyn" sussurrai di rimando. Justin prese a sua volta la sua mano stringendola per alcuni secondi presentandosi come il mio ragazzo e a sua volta Chaz, il quale si limitò a dire il suo nome.
"Ora devo andare a lezione, non vorrei fare ritardo già al mio primo giorno" ridacchiò sistemandosi meglio lo zaino che pesava sulla sua spalla.
"In che corso sei?" le chiese Chris.
"Mi sembra abbiano detto letteratura, corso Juniores mi sembra" una scossa m'invase il corpo. Era il mio corso.
"Ev, è il tuo corso!" ma grazie fratellone, non l'avevo capito.
Hanna sembrò contenta della cosa e mi sorrise chiudendo il piccolo sportello dell'armadietto alle sue spalle.
"D'accordo, andiamo allora?" non mi resi conto subito di essere stata io a parlare, per un secondo credetti fosse stata solo una mia impressione. Hanna sorrise affiancandomi, Justin mi portò una mano al volto facendomi guardare nella sua direzione.
"Ci vediamo dopo" mi sussurrò, annuii stampandogli un bacio a fior di labbra e raggiungendo Hanna, ormai a qualche metro da noi. Mi sorrise ed iniziammo a percorrere il corridoio verso l'aula che avrebbe tenuto il corso di letteratura.
"E così, sei la sorella di Chris, eh?" iniziò a parlare. Annuii. "I miei genitori mi hanno parlato tantissimo di te prima che partissi, dicevano saresti stata un'ottima persona con la quale frequentare la scuola" aggiunse. Annuii di nuovo localizzando la mia attenzione sulle sue parole.
"Che posto è questo? Sai, Harvard era davvero monotono" disse gesticolando.
"Oh beh qui c'è da divertirsi se hai le compagnie giuste" ridacchiò annuendo.
"Ad esempio la tua? Onestamente, mi ha dato una buona impressione insomma, sembrano tipi con i quali divertirsi" disse. Bhe, non le si poteva dire che non era furba, affatto.
"Lo sono, hai già sentito parlare degli incontri di boxe?" sembrò pensarci su qualche secondo poi ridacchiò apparentemente senza motivo, ed annuì.
"Non appena ho messo piede nel cortile della scuola un ragazzo mi ha letteralmente assalita dandomi una locandina che trattava di incontri di boxe ma da quel che ho capito, non sono in regola. Ne sai qualcosa immagino" annuii.
"Justin è uno dei lottatori e si, non sono legali anzi, fanno tutto in segreto ma è una cosa seria, si vincono tantissimi soldi" spiegai, lei annuì.
"Beh, se Justin ne fa parte tu ci sarai andata, no?"
"Si, siamo andati fino a Chicago questo fine settimana per un incontro ma è un caso raro, solo perchè Justin è il campione in carica. Solitamente si tengono in dei palazzetti o stabili abbandonati qui vicino" spiegai mentre entravamo in aula per poi prendere due posti liberi verso il fondo della stanza.
"Non ho mai conosciuto una ragazza fidanaza con un pugile, onestamente" ridacchiammo all'unisono prendendo in contemporanea un quaderno dallo zaino.
"Da quanto state insieme?" chiese mordicchiado la parte posteriore della penna.
"Mh, circa un mese e mezzo ma ci conosciamo da molto più tempo. Sai, ci odiavamo a morte prima" portò una mano alla testa posando il peso sul braccio interessata.
"Si in effetti, sembra il classico cattivo ragazzo. Pieno di tatuaggi, sigaretta fra le labbra, cavallo basso.." ridacchiai annuendo, biografia perfetta cara, Hanna. ".. tu invece, sembri una ragazza tranquilla, non una di quelle che ho conosciuto stamattina" disse alzando gli occhi al soffitto.
"Chi?"
"Una certa Destiny e la sua amichetta, qualcosa come Jenice" disse puntandomi la penna contro. Ci pensai qualche secondo, forse avrei potuto conoscerle di vista e rimuginando sui nomi mi apparve l'immagine di due bellissime ma anche stupide, ragazze del secondo corso, le classiche ochette, nonchè amiche di Bridget, ma onestamente con me, non avevano mai avuto niente a che fare.
"Spero di non incontrarle più" disse spostandosi i capelli sulla spalla destra. "Non sono affatto il tipo di persone che frequento io" aggiunse.
"E tu, che mi dici di Harvard? Per quel che ne so, è un posto per pochi privilegiati" azzardai ma infondo, eccome se lo era.
"Già.." ridacchiò. ".. lo è. Ma mi ero davvero stancata, poche settimane fa i miei genitori hanno firmato la causa del divorzio e per un pò ho pensato di stare lì, ma il giudice mi ha affidata a mia madre, brutta storia insomma. Volevo provare ad andare a vivere da mio fratello ma abita in Alabama e comunque, ha una famiglia ormai" ero interessata alle sue parole, credo fosse perchè prima d'ora nessun'altra mi aveva mai raccontato della sua famiglia, senza contare che la conoscevo da così poco, eppure sembrava avessimo una confidenza strana, particolare.
"Qui ho i miei zii, non sono il massimo certo, ma ho sempre sognato di vivere almeno per un po' a Los Angeles e questa è la mia occasione" concluse aprendo il libro di testo notando l'insegnante entrare in aula.
Non ci parlammo per il resto dell'ora di lezione, sembrava una di quelle brave studentesse in tutte le materie, di prima categoria, prendeva appunti, sottolineava le cose sul libro e si era già fatta qualche schema sul quaderno, non avevo mai conosciuto una persona che mi assomigliasse tanto.
Alle 12.00 sentimmo l'ultima campanella della giornata ed uscimmo da scuola, il piazzale in ghiaia era già pieno di studenti rponti per andare a casa. Ci avvicinammo ai ragazzi, Justin quasi non mi lasciò arrivare che mi attirò a se portandomi fra le sue gambe seduta sul muretto, fece combaciare le nostre labbra prima di portarsi nuovamente la sigaretta ad esse e fare l'ennesimo tiro.
"Che ne dite se andiamo tutti a pranzo fuori?" propose Chaz. Gli occhi di Chris si puntarono su Hanna la quale se ne stava a circa un paio di metri da me.
"Sei invitata anche tu ovviamente" aggiunse il moro indicandola, lei sorrise annuendo.
"Si.." dissi. ".. ho voglia di spaghetti in brodo" dichiarai battendo le mani fra di loro, Justin ridacchiò spostandomi una ciocca di capelli dagli occhi.
"Sei seria?" annuii baciandogli le labbra e facendo qualche passo in avanti. "Andiamo allora?" chiese Justin portandomi un braccio attorno alle spalle. Annuimmo tutti, Hanna disse che avrebbe avvertito gli zii con una chiamata una volta salita in macchina, così dopo un paio di minuti salimmo tutti sulla macchina di Justin. Arrivammo in un bar del centro dopo poco, non c'era molta gente, anzi il contrario, non ce n'era affatto, prendemmo uno dei molti tavoli liberi ed aspettammo che arrivasse un cameriere ad ordinare.
"Ehi, stavo pensando.." Chris attirò l'attenzione di Hanna. ".. non conosci nessuno qui, domani sera siamo tutti all'incontro di Justin, puoi unirti a noi" lei arrossì ed annuì con un enorme sorriso sul volto.
"Si tua sorella, mi ha spiegato molte cose a riguardo ma non vedo l'ora di assistere a uno" ripose Hanna. Un ragazza ci si avvicinò prima che qualcun altro potesse dire anche solo una parola di più, non appena portò le mani sul tavolo un brivido m'invase il corpo, e i miei occhi si posarono subito sul suo corpo. Gli occhi verdi esageratamente truccati di ombretto nero, labbra rossissime appena dipinte, camicia estremamente scollata e gonna di jeans estremamente corta.
"Vi porto?" fantastico, la voce da oca era ancora più acuta di quel che credevo.
"Tu, piccola?" Justin mi baciò la guancia attirando la mia attenzione.
"Io, mh.."
"No, scusa.." la voce della ragazza m'interruppe facendomi alzare lo sguardo dal listino. ".. il ragazzo seduto accanto a te è decisamente troppo carino per farlo aspettare" ehm, okay. Non credevo di aver capito bene tantè che rimasi in silenzio per qualche secondo.
Justin ridacchiò, ridacchiò, capite? Lui ridacchiò, lui non era infastidito, per niete.
"Anche tu non sei male, affatto" si passò la lingua sulle labbra. Lo faceva solo quando voleva attirare l'attenzione, voleva attirare l'attenzione di quella.
"Scusami?!" mi alzai in piedi, non credevo di essere una persona gelosa o possessiva ma in quel caso, nessuna regola sarebbe stata valida, lui le aveva dato spago. Il mio ragazzo aveva appena flirtato con quella puttana davanti a me senza problemi. Justin chiuse gli occhi non appena la mia mano si scontrò con la sua guancia sinistra. Non gli avevo mai dato uno schiaffo prima.
"Vaffanculo!" urlai.
"No aspetta, principessa io.." non sentii la fine della frase, ero già uscita dal bar in lacrime. La testa mi rimbombava ma non m'importava, volevo solo andarmene lontano da lui, da quel fottuto stronzo che mi aveva illusa, che diceva di amarmi, che diceva fossi la ragazza della sua vita e tutte quelle stupidate varie. Corsi senza una meta precisa, arrivai al parco più vicino e iniziai a piangere seduta su una panchina.
"Anche tu non sei male, affatto"
Non riuscivo ancora a capacitarmi di cosa avesse detto insomma, non si era fatto problemi a dirle che era una bella ragazza, affatto - come aveva detto lui - davanti a me. Forse non avevo mai conosciuto il vero Justin, forse mi aveva solo illusa ma il suo vero lato da bad boy non lo aveva mai abbandonato e la mia era solo una stupida illusione.
"Evelyn!" la sua voce, la sua dannata voce che la mia testa non lasciava stare. Credevo fosse un'illusione ma realizzai che non lo fosse non appena la sua figura mi raggiunse, mi afferrò il polso portandomi esattamente in contatto con il suo corpo.
"Lasciami, non toccarmi, non toccarmi mai più!" non mi ascoltò anzi, strinse ancora di più la presa sul suo corpo stampandomi baci su tutto il volto.
"Ti prego, principessa, lo sai che non mi interessa niente di nessun altra ragazza, lo sai che voglio solo te, ti prego io.." scossi la testa. Non mi avrebbe preso in giro ancora, non ci sarei cascata un'altra volta nonostante io lo amassi sul serio.
"Io e te abbiamo chiuso" il mio tono era freddo, come non lo era mai stato, i suoi occhi si dilatarono, mi afferrò entrambi i polsi stringendoli.
"Non dici sul serio" Si, Justin cazzo, sto dicendo sul serio.
"Ti sembra che stia scherzando? Non voglio essere presa in giro, credevo fosse chiaro" una lacrima mi rigò il volto ma volevo essere forte, più forte di lui. Non stavo scherzando, aveva sbagliato persona da prendere in giro.
"Infatti è chiaro" aumentò la presa facendomi gemere. "Io non ti ho mai preso in giro" aggiunse, ma non ci credevo, non più.
"Ti prego lasciami in pace e tornatene da quella puttana" alzò gli occhi al cielo. Era forse irritato? Sarebbe stato il colmo, era solo colpa sua.
"Oh non fare la bambina" mi aveva dato della bambina, aveva dato della bambina a me.
"Non sapevo che avere una dignità significasse essere bambina" sembrava quasi spaventato dalle mie parole, non gli avevo mai parlato con tanto odio.
"Cristo, sei una cosa impossibile" sorrisi ma il mio non era un sorriso vero, era un ghigno. Assomigliava a uno dei suoi.
"Lo so, me lo hai già detto in passato.." sospirai. ".. ma credevo saresti stato in grado di sopportare e di amare l'impossibile. Credevo solo che fossi quello giusto" le lacrime iniziarono a riaffiorare e a bagnare il mio volto, a quelle parole.
"Infatto lo sono" mi riprese i polsi, odiavo quado si comportava da essere superiore. "E lo sai bene, Evelyn"
"Non mi toccare" ringhiai.
"D'accordo vattene. Ma sappi che nessuno ti amerà mai come ti amo io"
Lo sapevo, ma era troppo tardi.

I'm Danger (Justin Bieber)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora