Capitolo 27

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I giorni come previsto non passarono mai anzi, ancora più lentamente di quanto potessi immaginare, senza vedere mai Justin, lo sentivo solo per telefono la sera, con qualche messaggio della buonanotte. Perchè? Si lo so, doveva venire a trovarmi tutti i giorni - cos' avremmo voluto entrambi - ma non riusciva, non appena tornava da scuola era costretto a concentrare tutte le sue energie sugli allenamenti di boxe per l'incontro di venerdì sera. Per quello che potevo aver capito avrebbe fruttato 900 dollari o qualcosa del genere, un colpo grosso insomma. Non poteva lasciarsi sfuggire un'occasione di quelle proporzioni.

"Non vedevo l'ora che arrivasse questo momento" sorrisi poggiando gli avambracci contro il bancone della portineria, mio padre mi sorrise firmando l'ultimo foglio e prendendo fra le mani la borsa dove tenevo i vestiti e il ricambio per la notte.

Mi porse la mano aiutandomi ad arrivare sino in macchina, camminavo in autonomia ovviamente - in caso contrario non mi avrebbero mai lasciata andare - ma appena scesa dal letto, avevo ancora le gambe altamente indolenzite.

"Devo andare al lavoro, ma tua madre ha lasciato dell'arrosto dentro il forno a microonde, d'accordo?" annuii. Mi lasciò un bacio fra i capelli parcheggiando l'auto sul ciglio della strada e lasciandomi il tempo di scendere. Aprii la porta ed entrai in casa, non c'era anima viva. Mia madre e mio padre erano al lavoro, e Chris.. beh, lui era ancora in palestra con Justin, non sarebbe rientrato tardi comunque, contato che erano le 18.00 passate.

Andai in fretta nel bagno preparando dei vestiti puliti, mi gettai sotto l'acqua calda, era da una settimana che non facevo una stupida doccia e tutto perchè i fili collegati al mio corpo, m'impedivano di muovermi da quel letto scomodo.

Non appena mi strinsi il corpo in un asciugamano bianco di cotone lungo sino a metà coscia, il campanello suonò un paio di volte, mi morsi il labbro sistemandomi i capelli umidi dietro la schiena.

Corsi al piano di sotto incurante del fatto che fossi solo coperta da un velo di tessuto, aprii la porta e gli occhi indagatori e sorpresi di Justin mi scrutarono dall'alto verso il basso, ogni centimetro del mio corpo, davvero troppo "nudo".

Mi persi per un istante osservandolo in tutta la sua immagine, i capelli spettinati e maditi di sudore, la canotta attillata a causa degli addominali bagnati e i pantaloncini da basket davvero bassi blu, se dico che era perfetto, non credo di rendere l'idea. Mi passai la lingua sulle labbra sbattendo le ciglia, dovevo assolutamente scacciare tutti i pensieri che mi stavano invadendo il cervello.

"Dio, non puoi farti vedere così.. diamine, come faccio a controllare i miei istinti?" disse. Sembrava rimproverasse entrambi, me per essermi presentata così e lui per non riuscire a trattenere certi commenti o probabilmente, certi pensieri.

Ridacchiai lasciandogli un bacio all'angolo delle labbra.

"Vado a vestirmi" dissi, mi prese il polso facendo incontrare nuovamente i nostri corpi e fondendo le mie pupille assieme alle sue, odiavo quando lo faceva, ed ovviamente sapevo bene che il suo scopo, non era altro che vedermi in imbarazzo.

"Non ho detto che non mi piaccia" corrugò la fronte.

Arrossii staccandomi da lui, lo detestavo soprattutto quando si lasciava andare a certi commenti per il puro piacere di vedermi in imbarazzo, ridacchiò vedendo in me la reazione che tanto desiderava e mi superò subito raggiunto da Chaz.

Oh no.

"Ehi Evelyn.." la sua bocca di dischiuse e quasi non riuscì a pronunciare il mio intero nome, non feci in tempo ad dar voce ai miei pensieri, a spiegargli che non mi sarei subito vestita, che Justin si mise fra di noi coprendo la mia immagine.

I'm Danger (Justin Bieber)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora