Capitolo 10

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Urla,troppe urla per i miei gusti.
Ogni secondo che passava mi chiedevo sempre di più cosa ci facessi sopra quella specie di “palco”, su quel ring dove ci sarebbero dovuti essere solo i lottatori, di certo non io. Tutte le persone presenti tenevano gli occhi incollati su di me aspettando solo che iniziassi a ballare, intravidi parte dei ragazzi del mio corso di biologia e non riuscii a non rabbrividire.
Perché diamine ero lì?
Immaginavo già le risate del giorno seguente, tutta la “Compact High School” sarebbe venuta a conoscenza della cosa, non si sarebbero mai risparmiati a semplici commenti, probabilmente mi avrebbero riservato un articolo sul giornalino della scuola o peggio, avrebbero appeso delle mie foto fornite da uno dei presenti sulla bacheca.
Deglutii non appena il mio sguardo si posò sul palo d’acciaio accanto a me, oh no.

Justin
Il fracasso quella sera era infernale, raramente il pubblico gridava in quel modo anche dopo la fine del combattimento, sembravano tutti impazziti. Un uomo scostò un paio di persone dall’entrata per farmi passare, il pubblico sembrava raddoppiato rispetto al solito e il che non mi dispiaceva, gli incassi sarebbero stati doppi.
“Sei stato grande.. parlano di 700 dollari” subito sia Chris che Chaz mi vennero incontro raggiungendomi appena passata la folla, erano semplicemente estasiati e non potevo biasimarli ma non era ancora finita. La pulce ci avrebbe dovuto fruttare come minimo 200 dollari e nessuno dei tre – per quanto ne sapessi - sapeva come ballasse, era una scommessa, ma non una semplice.
In ballo c’era la nostra vita.
“Ora tocca a lei” Chaz sembrò rubarmi le parole di bocca, non risposi ne io ne tanto meno lo fece Chris, lo sapevamo tutti fin troppo bene che la nostra vita era appesa a un filo, un filo sorretto dalla pulce.
Un minuto di silenzio poi intravidi il ragazzo che ogni sera faceva da arbitro prendere un grande megafono bianco prima di zittire il pubblico.
“Mi dicono che una ragazza deve ballare” sentii, ci guardammo per qualche secondo prima di sporgerci in avanti sino a una decina di metri dal ring, per quanto possa sembrare lontano eravamo in prima fila.
Potevo solo immaginare l’ansia che poteva provare la pulce, il mio cuore quasi esplodeva ed io ero abituato a situazioni del genere. Lei, così ingenua e talvolta “bambina” doveva sentirsi un pesce fuor d’acqua, quello non era il suo mondo, entrambi lo sapevamo molto bene.
Le luci debolmente si abbassarono per poi illuminare il ring con una luce rossastra quasi violacea, incrociai le braccia al petto madito di sudore, era il momento.
Chiamatelo come volete, momento cruciale, ora della verità, istante decisivo.. qualsiasi sia il nome il concetto era lo stesso, la nostra vita si sarebbe decisa nell’arco di pochi minuti.
La musica partì e non riuscii a non deglutire, l’ansia era alle stelle, potevo sentire il cuore dei ragazzi toccare il mio, sembrava sentissi la loro ansia ma in quel momento a nessuno importava di essere debole, ci stavamo giocando tutto e non eravamo noi a giocare.
In campo c’era la pulce, lei avrebbe segnato il nostro destino.
Si avvicinò al palo d’acciaio sfiorandolo appena con la mano destra mentre la musica iniziava ad aumentare, lentamente portò entrambe le mani su di esso prima di posarvi contro la schiena, si abbassò lentamente e potei scorgere i suoi occhi chiudersi e le sue labbra serrarsi.
A ritmo di musica si rialzò facendo sfiorare l’estremità del suo lato B contro il palo freddo, le braccia seguivano ogni singolo movimento del corpo e man mano che si muoveva seguendo le note della musica la riconoscevo sempre meno.
Riuscivo ancora a scorgere quella sua vena dolce, ingenua, innocua, innocente e talvolta quasi ridicola che non l’avrebbe mai lasciata ma allo stesso tempo potevo vedere una persona che non avevo mai visto, si muoveva come poche sapevano fare, le sue gambe praticamente perfette sembravano fondersi tutt’uno con l’acciaio del palo, i capelli vibravano nell’aria ogni qualvolta muovesse la testa.
Chi era quella ragazza?
Era fottutamente brava e dannatamente perfetta.
“Ci sa fare la ragazza” mi sussurrò all’orecchio Chaz quasi con paura di farsi sentire, annuii appena senza dargli quella soddisfazione che avrebbe provato se gli avessi dato ragione a parole.
“Chi lo avrebbe detto.. mia sorella è una bomba ragazzi” esultò Chris non appena le urla dell'intero palazzetto si levarono all’unisono in aria.
Strinsi i denti appena vidi per l’ultima volta il suo corpo sfiorare la lastra fredda poco prima che la musica si fermasse completamente, sentii la stretta presa di Chaz fare pressione sulla mia spalla non appena applausi e urla si alzarono da ogni angolo dello stabile, forse ce l'avevamo fatta, forse non saremmo morti.
"Beh ragazzi non so voi ma io credo chiederò a quella piccoletta di venire più spesso" non riuscii a trattenere un sorriso d'orgoglio, infondo ero stato io a volerla a tutti i costi a quell'incontro, all'inizio la volevo presente solo perchè vedesse con i suoi occhi la mia forza ma alla fine lei ci aveva salvato la vita, quel suo "show" avrebbe fruttato come minimo 200 dollari, magari anche di più.
Iniziammo a camminare a passo svelto verso il solito vecchio e rovinato spogliatoio che da anni sarebbe dovuto essere ristrutturato, mi passai velocemente l'asciugamano togliendomi la maggior parte di sudore dal petto per poi infilarmi la canotta, la felpa e il giubbino nero in pelle. La temperatura era notevolmente scesa all'esterno da quando eravamo arrivati ed il mio pensiero subito si rivolse alla pulce, indossava una semplice maglietta e degli shorts, sarebbe congelata la fuori.
Non feci in tempo a proseguire i miei pensieri che Chris mi scoccò le dita davanti agli occhi prima di aprire la porta.
"Andiamo a prendere i soldi" disse.
"E mia sorella" aggiunse poi uscendo.
Lo seguimmo sino all'entrata, era pazzesco come conoscessimo bene quel posto che poteva sembrare - per un estraneo - un vero e proprio labirinto. Arrivammo sino all'entrata ed iniziammo a guardarci intorno, non avevo idea di come saremmo riusciti a trovare la pulce che di certo non conosceva nemmeno una stanza dello stabile, non potevamo di certo correre come dei disperati a cercarla per quanto sapessi fosse pericoloso per una ragazza come lei stare sola lì, speravamo solo usasse la testa e chiedesse di noi.

Evelyn
Il caos era qualcosa di incontrollabile, la gente usciva a flotte spingendomi prima a destra e poi a sinistra, sembrava non vedessero l'ora di scappare, in effetti lo spettacolo era finito.
Sentivo ancora il cuore esplodere nel petto senza darmi un attimo di tregua, l'adrenalina non se n'era ancora andata e sinceramente l'ansia di non essere stata all'altezza era tanta, ero consapevole che in ballo c'era la vita di mio fratello e la cosa non mi calmava affatto.
Se fosse successo qualcosa sarebbe stata solo colpa mia e non me lo sarei mai perdonata.
"Ehi sei una bomba, di a Bieber di portarti più spesso" un ragazzo dall'aria dura e rozza mi si avvicinò al volto mentre mi superava strizzandomi l'occhio, non riuscii nemmeno a capire ciò che mi disse che lo afferrai in fretta, senza pensare.
"Dove posso trovarlo?" chiesi in fretta.
"Oh lui.. credo resti all'entrata a fine combattimento ma quella sul retro ovviamente, sai aspetta i soldi" se ne andò dandomi le spalle, mi morsi il labbro e non so con quale piccolo miracolo riuscii a mantenere quella poca calma che ancora avevo.
Mi voltai in cerca del corridoio che avevo percorso con i ragazzi prima del combattimento, lo individuai alzandomi in punta di piedi ed iniziai a correre il più velocemente possibile.
Non c'era quasi nessuno se non qualche uomo che si occupava della sicurezza, arrivai sino all'entrata e non trattenni un sorriso quando vidi la camicia di mio fratello di spalle.
Gli corsi incontro stringendomi a lui, non avevo mai provato una felicità tale, mi strinse a lui senza dire nulla, forse non si aspettava lo avrei trovato così in fretta.
Alzai appena la testa intravedendo Justin e Chaz poco più avanti, erano voltati di spalle a parlare con un uomo il quale consegnò loro qualcosa, sembravano soldi e molto probabilmente lo erano.
Sparì nel buio poco dopo, appena gli occhi di Justin si posarono su di me abbassai lo sguardo, non sarei mai riuscita a reggere i suoi occhi in quel momento, mai.
Nemmeno se mi fossi impegnata con tutte le mie forze.
"Quanto abbiamo fatto Chris?" chiesi appena con timore di avere una sua risposta, lui mi posò per qualche secondo il braccio attorno alle spalle sorridendomi.
"Grazie a te salderemo il debito e in più abbiamo guadagnato venti dollari, hai guadagnato ben 220 dollari sorellina" per la prima volta dopo molto tempo nel suo tono di voce sentii quasi l'orgoglio che provava verso di me, non potevo biasimarlo, del resto gli avevo salvato la vita.
"Beh piccoletta dovresti venire più spesso con noi sai?" rise Chaz sfiorandomi la guancia con il pollice, non trattenni una lieve risata che si tramutò in un sussulto non appena Justin lo sorpassò arrivando a pochi centimetri di distanza da me.
"Ben fatto pulce" 
Una lacrima.
Perchè?
Per quale stupido motivo doveva farmi sempre soffrire?
Sentii subito gli occhi pizzicare ed un paio di lacrime solcarmi il volto sotto il suo sguardo confuso, era ridicolo il fatto che si chiedesse anche cosa avesse mai fatto per farmi piangere quando fino a pochi secondi prima ridevo.
"Andiamo a casa Chris, sono stanca" dissi sposando lo sguardo su mio fratello appena alla mia destra passandomi poi una mano sulla guancia umida.
Lui annuì iniziando a camminare verso la porta d'uscita, Chaz lo seguì affiancandolo io invece mi bloccai appena superata la soglia.
L'aria era così fredda da impedirmi di camminare, sembrava inverno quasi, le braccia e le gambe sembravano essersi congelate all'istante.
Deglutii consapevole che se fossi arrivata alla macchina mi sarei stretta al corpo - come sempre - caldo di Chris, il problema era percorrere l'intero parcheggio a piedi, da sola, al freddo.
"Chris.." gemetti ma non mi sentì, era già troppo lontano a chiacchierare con Chaz.
Ebbi un sussulto non appena una mano mi si posò sul fianco, deglutii non appena ruotai la testa alzando lo sguardo ed incrociai due iridi nocciola estremamente, troppo, familiari.
Justin era a pochi centimetri di distanza da me, il suo fianco sfiorava il mio, la sua mano stringeva la mia anca, quasi dovetti ricordarmi di respirare. Sarei potuta morire all'istante.
Si distaccò sfilandosi velocemente il giubbino in pelle nera e restando solo con la felpa grigia, me lo porse e tremolante, quasi indecisa e incerta lo afferrai infilandomelo. Subito una sensazione di calore mi avvolse le braccia, tornai a respirare "regolarmente" anche se con Justin accanto era davvero difficile.
"Ce la fai?" chiese poi, sentivo quasi una vena ironica nel suo tono di voce poi annuii ed iniziai a passi lenti a camminare. Sentivo l'aria gelida sfiorarmi le gambe, la temperatura era scesa tantissimo e mi sembrava quasi di essere costantemente colpita.
"Vieni" non feci in tempo ad alzare la testa o anche solo a realizzare ciò che aveva detto Justin che due forti braccia mi sollevarono, una dietro la schiena e l'altra sotto le ginocchia, in meno di un secondo ero tra le braccia di Justin il quale aveva iniziato a camminare verso la macchina.
"No lasciami io non.."
"Sta zitta" mi ammutolì non appena iniziai a parlare, sentivo le sue calde mani toccarmi la pelle e le sue forti braccia sollevarmi, avrei voluto gridargli di lasciarmi andare, di non toccarmi, di non parlarmi poichè lo consideravo uno stronzo, un egoista ed un prepotente.
Mi portò sino alla macchina, appena ruotai la testa vidi gli occhi sia di Chaz che di mio fratello fissi su di noi, le labbra dischiuse e le pupille dilatate. Non appena Justin aprì la portiera feci per scendere per salire nell'auto ma mi bloccò tenenedomi più forte.
"Faccio io" disse anticipando ogni mia possibile frase, non riuscii nemmeno ad oppormi - se mai ne avessi avuto la forza e il coraggio - che si chinò sedendosi senza mai lasciarmi e stringendomi sempre più forte fra le braccia.
Mi posò sopra le sue gambe chiudendo la portiera e facendo segno a Chaz al volante di partire, subito il calore dell'auto si diffuse in tutto il mio corpo ma sono quasi certa che quel calore improvviso fosse dato dalla vicinanza a Justin e non al riscaldamento dell'auto.
Alzai leggermente la testa osservando il suo volto, teneva lo sguardo fisso avanti a se, una mano dietro la mia schiena e l'altra appena sopra le mie ginocchia, la mascella serrata e dall'aria dura come sempre, il ciuffo biondo grano alto e perfetto. Sentivo il tessuto della sua felpa grigia pizzicarmi la pelle, il suo giubbino nero proteggermi le braccia ed ogni tanto il ruvido dei suoi jeans grattare contro le mie gambe ogni qualvolta si muovesse anche solo lievemente.
Feci per staccarmi ed alzarmi dal suo corpo ma lo sentii stringere la presa per poi sbuffare, non capivo assolutamente un comportamento del genere, non da parte sua almeno.
"Ora puoi lasciarmi" dissi facendo pressione con la mano contro il suo petto soffice, lui alle mie parole ruotò lievemente la testa guardandomi dritto negli occhi, odiavo quando lo faceva, era detestabile come mi sfidasse poichè sapeva benissimo che non sapevo reggere i suoi occhi per molto tempo.
"Chi ti dice che io voglia lasciarti?" rispose freddo lui, alla sua specie di domanda - se così si poteva definire - ebbi un piccolo sussulto, forse avrei dovuto o voluto rispondere qualcosa ma non vi riuscii, chiusi solamente le labbra deglutendo e senza pensarci piegai la testa posandola al suo petto.
"Credo dovrei ringraziarti.." sussurrai appena mordendomi il labbro.
Sentii una piccola soddisfazione prendere parte in lui, mi stupii del fatto che potesse credere lo avrei davvero ringraziato, lo facevo più furbo.
".. ma non lo farò" proseguii poi senza trattenere un sorriso.
"Non mi aspettavo altro" forse era vero, Justin mi conosceva davvero bene per quanto possa sembrare ridicolo, lui sapeva sempre quale sarebbe stata la mia reazione e credo ormai non ci facesse più caso, ogni volta sapeva già perfettamente cosa avrei risposto.
"Siamo arrivati" disse Chaz parcheggiando davanti casa, Chris mi diede un'occhiata come per dirmi qualcosa, qualcosa che io non capii. Si rigirò verso il moro con aria pensierosa.
"Nostro padre e nostra madre non ci sono, potete fermarvi qui" alle parole di Chris quasi sobbalzai, non sapevo che mamma e papà avrebbero passato la notte fuori e sinceramente non capivo il motivo.
Tuttavia non era quello l'importante, il vero problema era che Chris aveva appena invitato Chaz e Justin a rimanere da noi, ero certa non avrebbero mai rifiutato, infondo per quanto ne sapessi rientravano raramente a casa loro, soprattutto Justin.
"Grazie fratello" gli battè un colpo sulla spalla Chaz, alzai di poco lo sguardo ed intravidi un sorrisetto sul volto di Justin che mi provocò un sospiro. Potevo solo immaginare cosa avesse in mente.
Justin seguendo gli altri aprì la portiera lasciandomi finalmente andare, posai i piedi a terra e velocemente mi avvicinai alla porta d'ingresso, Chris infilò le chiavi nella serratura avvicinando il volto al mio.
"Sai, il giubbino di Justin ti sta molto bene" disse, sapevo perfettamente cosa voleva dire e proprio per questo non gli risparmiai una delle mie occhiate, una di quelle che parlavano chiaro.
Non doveva scherzare col fuoco, un pò come io non avrei dovuto scherzare con Justin insomma.
Entrai in casa sfilandomi il giubbino a lasciandolo appena sopra l'attaccapanni, accesi la luce e mi precipitai sulle scale diretta nella mia camera, non volevo passare un secondo di più con loro ma er certa che non si sarebbero fermati, che quella non sarebbe stata l'ultima volta che li avrei visti nel corso della serata ormai inoltrata.
"Ehi sorellina.." sentii la voce di Chris attirare volontariamentela mia attenzione, roteai gli occhi passandomi una mano fra i capelli prima di voltarmi.
"Dobbiamo pensare dove farli dormire" non lo feci quasi terminare, mai e poi mai uno di loro avrebbe dormito con me.
Nemmeno mi avessero pagata oro.
 

I'm Danger (Justin Bieber)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora