Capitolo 24

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Chiusi la piccola porta di metallo dell'armadietto mettendomi lo zaino in spalla, alzai lo sguardo sino all'orologio fisso sulla parete, erano le 13.00 esatte, anche quella mattina d'inferno era passata. Varcai la soglia d'uscita sospinta dalle decine di ragazzi che si affrettavano ad uscire dall'istituto, percorsi l'intero viale affollato, ragazzi che discutevano sulla prossima partita di basket, ragazze che sparlavano di altre compagne di corso e ragazze che si scambiavano consigli sui trucchi, no, quella non era proprio la mia vita.

Insomma, ero così diversa da loro io.

I miei occhi si posarono quasi involontariamente sulla Rang Rover nera di Justin, l'unico dell'intera scuola a possederla. Mi avvicinai aprendo la portiera, ruotò il capo non appena andai a sedermi accanto a lui e mi sorrise, quel sorriso.

Si passò una mano fra i capelli inclinandosi verso di me, premmette insieme le nostre labbra in un piccolo bacio, tanto piccolo certo, ma tanto grande allo stesso tempo da farmi venire le famose farfalle nello stomaco delle quali tutte le ragazze parlavano sin dall'età di cinque anni.

"I ragazzi?" mi distaccai portando il peso della testa sul braccio, mise in moto imboccando una delle strade principali di Los Angeles.

"Ci aspettano a pranzo, ho detto loro di raggiungerci" forse sarei dovuta essere triste per il fatto che non avrei pranzato da sola con lui, infondo era il mio ragazzo ora. Ma in un certo senso ero anche felice, non volevo che potesse anche solo presentarsi l'idea di una possibile scenata di gelosia, per quel che potevo aver visto Justin era fin troppo protettivo, con i ragazzi lì presenti ero certa si sarebbe controllato.

Non avevo visto per tutto il mattino Bridget e la cosa non mi dispiaceva, non aveva quindi visto Justin baciarmi - del resto nessuno poichè non era mai sceso dall'auto - e in un certo senso ne ero felice, non ero pronta ad immaginare una sua reazione alla notizia della nostra relazione.

Justin imboccò un piccolo viale di ciottoli bianchi, alberato lungo i lati sino a fermarsi all'interno di un parcheggio, di fronte a noi si poteva scorgere l'entrata di un piccolo locale, non so dire se un pub o un semplice ristorante di passaggio, di certo il fatto che lo conoscesse Justin, faceva raffiorare in me l'idea che non fosse un posto consigliato alle cosiddette "brave ragazze".

Le sue dita s'intrecciarono alle mie entrando nel locale, si guardò un attimo intorno prima di scorgere in lontananza qualcosa di familiare, o per meglio dire qualcuno. Chris e Chaz alzarono in contemporanea la mano in aria facendoci un piccolo cenno, camminammo sino al tavolo di legno dove andammo a sederci.

Mi guardai qualche istante intorno, non era affatto male, sembrava carino ma non potevo ancora dire lo stesso del personale, l'ultimo locale visitato da parte mia con Justin di certo per quanto ospitale fosse mancava di personale "competente", sempre che per competente non si intendano ragazze che fanno gli occhi dolci ai clienti, ovvio.

"Vi aspettavamo, stiamo morendo di fame" la voce di Chaz attirò la mia attenzione, afferrai un listino posto al centro del tavolo ed iniziai a leggere il menù, ero sempre stata indecisa in fatto di scelte.

Pochi minuti dopo arrivò un uomo, di certo Justin non sarebbe potuto esserne geloso, il tipo credo portasse sulle spalle almeno una cinquantina d'anni, diciamo quindi fuori dal mio standard e anche di molto.

"Posso prendere le ordinazioni?" annuimmo chiudendo i listini uno alla volta.

Chaz ordinò per tutti, solo quando devette dire il bere si fermò ad osservarmi, gli occhi di Justin si posarono in sincronia con i suoi su di me, potevo già immaginare a cosa si stessero riferendo.

"Non fare stupidaggini, per favore" disse Justin, roteai gli occhi, lo odiavo quando faceva il genitore nei miei confronti, come se lui fosse stato il ragazzo modello per eccellenza.

I'm Danger (Justin Bieber)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora