chapter thirty-two

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Joanne
Da piccoli tutti avevamo paura dei ragni, del buio, dell'altezza, degli insetti, del dentista e molte altre cose così. Beh le mie paure non erano proprio queste, o meglio si, ma ce ne era una che sovrastava tutte.
La paura che tutti scoprissero che mia madre fosse morta. Da dove sbuca questa paura? Beh per il semplice fatto che un giorno lo raccontai ad una mia compagna, e lei cosa fece? Lo andò a dire in giro e a quasi tutta la scuola. Conseguenza? L'intera scuola pensava che io avessi una strana malattia contagiosa, chiamata pmm, che sta a significare paura morte mamma. Detto così sembra anche una cosa innocente, ma fidatevi che quando vi dico che pensavano fosse una malattia, lo intendevo davvero. Cambiavano via quando mi vedevano arrivare. Trattenevano il respiro quando passavo, e cose così. Mi domandavo spesso perché facevano così, beh mi sono anche data una risposta:Avevano paura che le loro madri sarebbero potute morire il giorno dei loro compleanno. Cosa abbastanza comprensibile.

Con il tempo questa paura è cresciuta sempre di più, fino ad avere il terrore e la fobia che qualcuno lo venisse a scoprire. Perciò da piccola chiedevo sempre a mio padre di non raccontare che "fine" avesse fatto mia madre.

Fino ad oggi non lo sapeva nessuno, tralasciando l'intera scuola e mio padre, e questo tizio di cui ancora non so l'identità. Poi ho mandato tutto all'aria, andandolo a spifferare al coglione qui davanti a me.

"Cioè tu mi stai dicendo che tua madre è morta il giorno del tuo compleanno?" "Cazzo, ma riuscirò mai a starmene zitta?" domando tra me e me. "Joanne, è una cosa veramente seria ciò che hai appena detto" okey, mi sto iniziando a preoccupare. Certo è seria, ma perché Liam si sta preoccupando così tanto, quando fino a prima diceva che non gli interessava nulla di me?

"Liam calmati, assomigli ad un tossico dipendente senza droga da un mese" "No Joanne tu non puoi capire" "cosa non posso capire?" domando innocentemente. "Beh vedi, il capo della nostra gang rivale di mio padre, ovvero quella che sto portando avanti io, si chiama Jaxon. Lui aveva una figlia femmina, e sua moglie e morta il giorno del compleanno di sua figlia. Tutto ciò l'ho scoperto facendo molte indagini su di lui. Per arrivare a colpirlo nel profondo"

Quel cazzo di nome. Non lo sentivo da 4 mesi, ed era meglio così. "Liam, mio padre si chiama Jaxon"

Ora siamo fottuti. Letteralmente. "Cazzo Joanne sei seria? spero sia ironia. Non è assolutamente uno scherzo" "Liam ti sembro una che sta scherzando in questo momento?" gli domando un po' ironicamente. "D'accordo, ora però dobbiamo muoverci ad andare nel quartier generale." "Ma è mai possibile che io abbia un compleanno normale?" domando mentre Liam mi trascina fuori dalla porta.

"Ethan c'è un serio problema del cazzo" Avvisa Liam, Ethan. "Calmati stallone" lo rimprovera Ava. Io la guardo come per farle capire che è una cosa davvero seria. "Allora che facciamo?" domanda Ethan. "Le portiamo al quartier generale."

Il tanto famoso e nominato 50 volte in una giornata, quartier generale. C'ero già stata una volta, prima di una di quelle gare di Liam, insieme a lui. Ethan sposta una lastra di metallo che si trova sopra una rete. Questo "passaggio" non lo avevi mai notato. Arriviamo davanti alla solita porta, la aprono di colpo, e all'interno di essa ci troviamo una marea di ragazzi. Tutti super muscolosi e super pompati. Subito riconosco Oliver. Così gli vado incontro e lo abbraccio, stringendolo. "Ciao principessa" mi saluta. Subito io ricambio con un enorme sorriso. "Ah dunque è lei la Joanne di cui Oliver tanto parla" chi nomina queste parole è un ragazzo mulatto, alto 1.85 con due o tre tatuaggi sulle braccia e gli occhi neri. Ma qui sono tutti dei giganti? "Eh già" risponde Ethan, guardando verso di me e sorridendomi.

Liam
In questi momenti mi pento di aver conosciuto quella testa di minchia di Oliver. Non lo sopporto quando fa il finto santo, mi sta proprio in culo. E poi sta cercando di fare il dolce solo perché qui c'è Joanne, sennò il suo umore sarebbe subito cambiato. È un uomo a doppia faccia. Stronzo.

"Io sono Jacob, piacere di conoscerti" si presenta Jacob, appunto, a Joanne.

"D'accordo state zitti" richiamo tutti "Abbiamo delle buone/cattive notizie, dipende da come le interpretate" faccio una pausa "Joanne, vuoi parlare te?" Le domando "certo."
"Oggi io e Liam stavamo discutendo" strano, penso "Ci siamo detti un paio di cose, e abbiamo capito che Jaxon, il capo della vostra gang rivale, è mio padre" ha saltato la parte in cui diceva che sua mamma era morta il giorno del suo compleanno. Strano. Subito si elevano dei sussulti, ma Joanne continua. "Sinceramente fino a 30 minuti fa non sapevo che avesse una gang. Ma quando l'ho scoperto ho capito che mi stava nascondendo molte altre cose." Conclude, mentre lascia continuare me. "Perciò daremo tempo una settimana ad ognuno di voi, per trovare il piano per fermare Jaxon e la sua gang. Detto ciò tra esattamente una settimana ci rivediamo qui, alla stessa ora, mi raccomando."

Una volta annunciato ciò, tutti si alzano, compreso me.

Joanne
Mentre sto per uscire dalla porta, una mano mi blocca. "Oliver" mi porto una mano al petto "mi hai fatto prendere un colpo" "Scusami, non era mia intenzione." fa una pausa "In realtà volevo chiederti se ti andrebbe di uscire con me questo sabato"
Sono un po' stupita, ma comunque accetto. "D'accordo, a patto che tu mi dica dove andiamo" lo avviso. "Perfetto, a sabato, ti passo a prendere alle 21.00" mi avvisa mentre se ne va, lasciandomi un biglietto contenente il suo numero sulla mia tasca.

Stiamo tornando a casa. Io sono in macchina con Liam, dato che Ethan e Ava me avevano un' altra. Sono in macchina con lui, solo perché Ava va a dormire da Ethan, sennò sarei andata con loro.

Lentamente Liam rallenta, ciò significa che siamo arrivati. Sto per smontare quando Liam mi prende dal polso. "Che ti ha detto Oliver?" "Credo non siano affari tuoi" rispondo decida. Deve capire che non può fare ciò che vuole. "Hai ragione" sono così scioccata, ma lo sono di più per il gesto che fa. Mi tira su di se, facendomi mettete a cavalcioni su di lui. Divento più rossa di un pomodoro. Non sono abituata a tutte queste tensioni. "Ma dal momento che mio padre e tuo padre erano rivali, si" Mi afferra per il collo e avvicina le sue labbra alle mie. Subito scatta un bacio, non molto passionale. Solo che poi si trasforma in un vero e proprio bacio. Credo di stare per impazzire.

SPAZIO AUTRICE
buonasera gente, ecco il capitolo, spero vi piaccia e ci sentiamo al prossimo.
LUV U<3🤍

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