chapter fourty-five

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Liam

"Strano che tu non abbia detto nessuna parolaccia"

Alzo lo sguardo, rimanendo scioccato.

Non ci credo. Non riesco a realizzare.

Lei è sveglia, con i suoi occhioni azzurri che mi guarda come fossi l'unica cosa che in questo momento vuole vicino, più di tutti.

"Joanne" pronuncio il suo nome, che al momento sembra l'unico verso in grado di uscire dalla mia bocca.

"Già, teoricamente questo è il mio nome" risponde ironicamente.
"Liam" mi risveglia dai miei pensieri, quando penso a quanto vorrei abbracciarla "Puoi venire qui?" così si fa un po' più piccola per farmi spazio sul letto.

Allora salgo su di esso e mi stendo vicino a lei.

Le avvolgo un braccio intorno alla spalla, così Joanne alza lo sguardo su di me.

Avvicino una mano alla sua guancia, e la accarezzo. Poi mi protendo verso di lei, per depositarle un bacio sulla bocca.

Lei sembra non esserne contraria, così io arrivo a destinazione.

Subito la sua lingua calda mi accoglie, così come le sue labbra.

Faccio, però, delicatamente, non volendo farle del male.

Poi mi stacco e la fisso negli occhi. "Lo sai vero che dovrei chiamare un dottore" "Certo, ma ora non voglio, voglio stare solo con te al momento"

E così stiamo lì, abbracciati su quel freddo letto d'ospedale. Sembra che siano passate ore, invece è passato solo qualche minuto da quando abbiamo deciso di rimanere l'uno abbracciati all'altra. Entra il dottore con passo deciso, e vedendoci così traballa un po'.

"Signorina Johnson" saluta. "Dottore" ricambia Joanne con un gesto del capo.

Decido così di alzarmi dal letto, per lasciare il dovuto spazio a Joanne.

"Signorina, ora noi dovremmo fare dei controlli, per controllare sia tutto apposto. Se vuole possiamo far rimanere il signorino, sennò lo mandiamo fuori" le chiede il dottore, e solo ora mi domando perché dia del lei a tutti, insomma, non mi sembra siamo rimasti fermi al medioevo.

"Lui può restare" risponde, lanciandomi uno sguardo di sicurezza.

"D'accordo allora se no le dispiace si dovrebbe alzare in piedi" e Joanne, lentamente, lo fa.

Prova anche a camminare, e ci riesce, anche se con un po' di insicurezza.

"Perfetto, ora può accomodarsi nell'altra stanza, purtroppo però, il signorino non può entrare" ci avvisa il medico.

Così li accompagno nella stanza indicata, ovvero quella per la Tac, e lascio un bacio sulla fronte a Joanne, tornandomene nella sala d'attesa.

"Sta bene" l'unica cosa che riferisco ad Ava e Ethan.

Amelie se ne sta sul pavimento a disegnare, con non so cosa.

Mentre aspetto che Joanne finisca, muovo ripetutamente la gamba, su e giù, temendo il peggio.

Ad un certo punto, Ava si avvicina e si siede sulla poltrona affianco alla mia.
"Mi spiace per ciò che ti ho detto prima, non volevo ero solo presa dalla rabbia e dalla paura" confessa.

"Posso capirti, rispondo semplicemente, non volendo continuare la conversazione.

"Ascolta Liam" mi richiama. "Io sono sul serio preoccupata per Joanne. Non so se lo hai notato, ma da sempre sta passando e ha passato delle brutte cose. Poi è successo ciò, ed io avevo paura che tu me la avessi portata via, con il tuo stupido lavoro"

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