chapter forty-two

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Joanne
"Quindi sarebbe questo il vostro del tutto inutile piano?" chiedo lanciando un'occhiata ad Amelie che ormai si era addormentata su un divanetto posto nella stanza.

Loro annuiscono. "E come credete di fare dato che non sapete neanche chi sia il colpevole" domando, approfondendo la questione. "Tu lo sai sicuramente" mi accusa Aiden, lanciandomi uno sguardo inquisitorio.

"Hai ragione" concludo. "Ma non credo vi farà sapere piacere scoprire chi sia" ed è vero. Non credo che provvedano solo a trovare Liam e a salvarlo, una volta scoperto chi è il "rapitore".

"Tu diccelo e basta" mi impone Ethan.
"Oliver" mi fermo. "È colpa di Oliver"

"Ci troviamo domani mattina, qui, se vuoi porta pure Ava" mi informa Ethan, che non ho mai visto così serio in tutta la mia vita.

Annuisco, e con in braccio Amelie mi dirigo in macchina.

La appoggio delicatamente sui sedili posteriori e le allaccio la cintura, cercando di non svegliarla.

Appena arriviamo a casa, riprendo in braccio Amelie e mi faccio tutte le scale a piedi, dato che stranamente, quando serve, l'ascensore è rotto.

Apro la porta dell'appartamento e la richiudo dietro di me con un piede.
Entro in camera mia e appoggio Amelie sul mio letto. La metto sotto le coperte e le sposto i capelli che le erano caduti dal viso.

Ritorno in cucina e prendo un po' d'acqua.
Mentre la bevo sto a guardare il vuoto, pensando a ciò che Liam sta subendo ora.

Liam
"Bastardo" sussurro una volta che Oliver mi sferra il ventesimo schiaffo.

Questo stronzo vedrà come lo concio quando esco.
"Wilson, non hai ancora capito che devi tacere?" domanda ironicamente il coglione.

Giuro che se potessi gli sferrerei un bel pugno al centro di quel faccino che ha ingannato la mia piccola Joanne.

"Stronzo" gli dico guardandolo dritto negli occhi, facendo nascere un ghigno sul mio volto.

"Perché le fai questo?" gli domando mostrandomi per un attimo debole.
"Lei non ti ha fatto niente" "Oh ma infatti io non sto facendo niente a lei, lo sto facendo a te"

Ora capisco. Tutto si ricollega.
Le malsane idee di questo squilibrato mi arrivano dritte in faccia, come uno schiaffo.

Pensa che io piaccia ancora a Joanne, anche se non è così, perché ormai io l'ho dimenticata e lei ha fatto lo stesso con me. Ma questo Oliver non l'ha ancora capito.

"Oliver, sei un coglione, Joanne è quasi sicuramente innamorata di te, quindi perché non mi lasci and-" non riesco a finire la frase che lui mi precede.

"La sera dopo del giorno in cui mi hai picchiato, mi ha chiamato in lacrime. Stava parlando di una certa ragazza molto bella" si ferma "e mi sei venuto in mente te, lei stava piangendo per te mentre io ero lì a consolarla"

Cosí arrivo ad una conclusione: Oliver è innamorato di Joanne, ma pensa che io le piaccia ancora.

"Oliver, sei un cazzo di psicopatico, fatti curare" gli dico nel modo più genuino e sincero.

"Forse hai ragione, fatto sta che è da due settimane che i tuoi amici ti cercano, e ancora non ti hanno trovato, in più la tua piccola Joanne è venuta a conoscenza oggi della tua misteriosa scomparsa"

Stringo con le mani le corde che circondano i miei polsi, dopo aver sentito pronunciare il soprannome che uso solo io con Joanne, da lui.

"Stai zitto coglione" gli rispondo, con un tono talmente calmo che stupisce pure me.

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