Capitolo 2

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Apro gli occhi prima della sirena, come ogni mattina. I raggi del sole filtrano chiari tra le sbarre della finestra della cella. Per qualche secondo non realizzo dove sono, ma quando mi volto sgrano gli occhi. Il volto di Macarena è rilassato, i capelli biondi sono sparsi sul cuscino e sento il suo respiro addosso a me. Siamo esageratamente vicine dal momento che le cuccette sono piccole anche per una sola persona. Scuoto la testa tornando a fissare la rete del mio letto. Erano settimane che non crollavo così rilassata, devo essermi proprio addormentata profondamente perché altrimenti mai sarei rimasta in questo letto con il rischio che le altre mi vedessero, specialmente la gitana. Istintivamente ritraggo la mano sentendo subito il freddo sulla pelle mantenuta calda dal palmo di Macarena che, come ieri sera, copriva il mio. Siamo rimaste immobili tutta la notte.
Stando attenta a non fare rumore sgattaiolo fuori dal suo letto ed esco dalla cella dirigendomi verso i bagni come ogni mattina per godermi un po' di privacy sotto la doccia prima che l'intero modulo si svegli. Ecco un'altra cosa di cui sento profondamente la mancanza: la privacy. In carcere non esiste. Il tuo corpo è alla mercé di tutti, detenute e guardie. E nessuno si preoccupa di nascondere gli sguardi indiscreti. La cosa che più mi fa incazzare poi è che non puoi dire niente specialmente ai secondìni. E non è solo il corpo il problema. Gli spazi, i pensieri, le parole. Tutti si fanno i fatti di tutti. Di notte si sentono i respiri, le persone che russano, quelle che si masturbano, quelle che parlano e pregano. Non c'è davvero intimità.
Appena entro nei bagni i flash di ieri sera mi tornano in mente. Quando io e Yolanda siamo entrate nei bagni c'erano Saray e Casper ad aspettarci, abbiamo fumato ed ho provato in tutti i modi ad estorcerle informazioni su dove abbia nascosto i soldi, ma non ha parlato. Così mi sono scambiata uno sguardo di consenso con Saray ed abbiamo avviato la seconda parte del nostro piano. Con una scusa abbiamo portato Yolanda in lavanderia. L'idea era di scottarla con la plancia del vapore, come per torturarla, avrebbe parlato sicuramente. Non era la prima volta che facevo del male a una persona, ho ferito anche amici, come diceva ieri l'allegra compagnia a Macarena in cortile, Yolanda stessa ne era consapevole. Una volta in lavanderia ho afferrato la plancia e mi sono avvicinata a lei, ma in quel momento quei discorsi che mi ha riferito Casper sono riaffiorati nella mia mente e mi sono chiesta cosa pensasse Macarena di quelle parole. Odio quando la gente parla troppo creando pregiudizi, cioè non è vero in realtà non mi curo dell'opinione altrui, però questo è diverso. Comunque non so cosa mi sia successo, ho lanciato la plancia a terra, sono uscita e l'ho lasciata andare. È stato come se qualcosa ostacolasse il mio braccio, la testa mandava il comando, ma il corpo non reagiva. Non è da me, non so cosa stia succedendo, io non mi sono mai fatta di questi problemi.
Inizio a spogliarmi ancora persa nei miei pensieri, apro l'acqua calda e mi ci immergo lasciando che scorra sulla mia testa e sul mio corpo. Non so per quanto tempo rimango ferma sotto al getto dell'acqua con gli occhi chiusi, è la sirena a riscuotermi dal mio stato di torpore, mi insapono il corpo e risciacquo il bagnoschiuma. Poi spengo l'acqua e mi avvolgo nell'asciugamano lasciando liberi i capelli ancora bagnati. Le altre detenute cominciano a riempire il bagno e fra di loro vedo Macarena, così sposto gli occhi dandole le spalle. La bionda mi guarda, sento il suo sguardo su di me. Quando mi volto sul suo viso vedo l'accenno di un sorriso, poi china il capo come per ringraziarmi. Io la fisso. Lei ricambia. I nostri sguardi si sostengono a vicenda e nessuna delle due sembra voler uscire da questa dimensione. Poi un urlo. È la stupida riccia di cui è innamorata la gitana, quell'insopportabile acida e bisbetica. Sta urlando e indica uno dei cubicoli con i gabinetti. Subito due secondìni irrompono nei bagni raggiungendola, anche loro sgranano gli occhi. Mi avvicino per cercare di capire cosa sta succedendo. Una ragazza è in ginocchio, le mani legate dietro la schiena con un pezzo di stoffa gialla probabilmente strappata dalle divise, la testa è dentro alla tazza del water e un altro pezzo di stoffa gialla le lega il collo al water come per non permetterle di alzarsi. Devono averla lasciata annegare. Poi però lo sguardo mi cade su quei polsi legati e per una frazione di secondo mi sento mancare la terra sotto i piedi: ha un otto tatuato sul polso.
"È Yolanda" sussurro fra i denti, impercettibilmente. Poi mi volto in cerca di Saray che nel mentre aveva raggiunto i bagni. Ci scambiamo uno sguardo scettico, ma veniamo interrotte da Macarena che si avvicina a noi, la gitana aggrotta la fronte.
"Chi...chi è?" chiede con voce tremante. Dio quanto è innocente, probabilmente non ha mai visto una cosa simile.
"Yolanda" rispondo indicando il tatuaggio. La bionda si porta una mano alla bocca.
"Il tat...il tatuaggio...l'otto. Ieri mi ha detto che è il numero fortunato in Cina e che se lo è tatuato perché può funzionare anche qui, io credevo fosse l'infinito. Ma...chi..." si blocca portandosi una mano al collo, la vedo stringere la catenina che le ha dato ieri Yolanda.
"Chi è stato? Idiota, tutti possono essere stati - esclama Saray, io la fulmino con lo sguardo, in questo momento la bionda è traumatizzata e non serve darle addosso - abituati biondina, queste cose qui succedono" conclude pizzicandole la guancia.
"Tutte fuori!" urla Fabio entrando in bagno aprendo la porta violentemente. Le detenute si catapultano fuori dal bagno e io mi avvio dietro di loro preceduta da Saray. Proprio mentre sto uscendo dalla porta sento una mano stringersi sul mio polso, mi volto e un brivido mi percorre la schiena.
"Rubia cosa vuoi?" chiedo incastrando il mio sguardo in quegli occhi verdi che mi fissano spaesati.
"Zulema cosa è successo, perché l'hanno uccisa?" mi chiede. Io sospiro, le faccio cenno di seguirmi e torno verso la cella. Mentre cammino, mi avvicino a Saray.
"Dobbiamo lavorarci la bionda, noi non abbiamo fatto niente di male, ma basta una sua parola sul fatto che siamo uscite dalla cella e rischiamo di essere veramente fottute" le sussurro all'orecchio accertandomi che senta solo lei.
"Ma le telec... - fa per dire ma poi si blocca - giusto, le abbiamo disattivate. Zule io non le posso leccare il culo, quella vuole la mia ragazza!" mi risponde sempre sussurrando ma con più decisione, per farmi capire che non è d'accordo.
"Gitana, della riccia non gliene frega nulla. E poi preferisci perdere la ragazza o essere condannata per un omicidio che non hai commesso?" le chiedo alzando il sopracciglio.
"Vale" mi risponde, poi accelera il passo. Ho indosso ancora l'asciugamano così quando entriamo in quel buco chiudo le sbarre e con il dito faccio segno a Macarena di girarsi. Lei si siede sul suo letto e abbassa la testa. Io mi svesto rapidamente e resto nuda mentre prendo i vestiti puliti. Butto un occhio alla bionda e la vedo spostare subito lo sguardo: mi stava squadrando il corpo nudo. Mi scappa un mezzo ghigno. Velocemente indosso la canottiera senza reggiseno e i pantaloni, poi mi butto sulla sedia di fronte a Macarena, la gitana intanto si è arrampicata sulla sua cuccetta con le gambe a penzoloni dato che dorme sopra, opposta al letto a castello mio e di Macarena.
"Partiamo dal principio" dico e inizio a raccontare alla bionda tutta la storia di Yolanda sotto lo sguardo perplesso di Saray. Non so perché lo sto facendo, ma un sesto senso mi dice così. Le racconto della rapina, dell'inseguimento, della SIM, dell'arresto, tutto nei minimi dettagli. Saray mi guarda come per dire "va bene tenercela buona, ma così è troppo" e forse ha ragione, ma le parole con lei mi escono come scivola l'acqua dalla bottiglia.
"Quindi la SIM deve essere nascosta qui dentro?" chiede la bionda. Annuisco.
"Ecco perché l'hanno uccisa, volevano la SIM, o comunque le informazioni" afferma come se stesse mettendo insieme i pezzi. Annuisco nuovamente.
"Ma non ha senso perché se è morta ora non possono sapere più niente, dovevano fermarsi prima, bastava spaventarla" esclama per poi rimanere sconvolta da ciò che ha detto. Io e Saray non siamo da meno. Ho ragione io, questa bionda ha qualcosa sotto di particolare. È innocente, sì, ma deve scoprirsi ancora lei stessa. Sorrido sotto i baffi.
C'è un attimo di silenzio in cui ripenso al fatto che io stessa fossi pronta a torturare Yolanda per quella SIM, non l'ho fatto, ma volevo. Certo non avevo intenzione di ucciderla, ma volevo sapere dove fosse quella SIM ed evidentemente non ero l'unica. Mi chiedo quando è successo, se l'hanno seguita, chi è stato.
"Doveva uscire tra tre settimane." afferma Macarena con tono duro, per poi guardare in ordine la gitana e me. Annuiamo. Mi porto una mano fra i capelli. Doveva uscire davvero tra tre settimane.
Un rumore di manganello sulla sbarra ci fa voltare contemporaneamente, Casper entra con qualcosa in mano nascosto nella felpa e il secondino Fabio ci comunica che passeremo la mattinata in cella per le prime indagini. Fantastico. Giusto perché avevo bisogno di libertà mi rinchiudono in un buco ancora più piccolo.
"Zulema ti ho portato una mela" dice Casper porgendomela, gliela prendo dalle mani e la addento.
"Per cosa sei dentro rubafidanzate?" chiede la gitana a Macarena.
"Ti ho già detto che non sono interessata a Rizos, sono eterosessuale" le risponde Macarena ridendo, la vedo molto più rilassata rispetto a ieri. Quasi quasi mi piace, non è così terribile averla in cella.
"Coño quindi perché stai dentro?" chiede ancora Saray spazientita.
"Per un errore" risponde Macarena. Sia io che Saray tacciamo per qualche secondo per poi scoppiare a ridere sonoramente. Non ci posso credere, è più tonta di quanto pensassi.
"Un errore eh?" chiedo io sorridendole e intimandole di raccontare. La gitana appoggia i gomiti sulle ginocchia e il mento sulle mani pronta ad ascoltare, mentre Casper si estranea completamente come suo solito.
"Pues, sì - dice convinta, io la guardo alzando un sopracciglio - mi sono innamorata di un uomo sposato e con figli, nonché il mio capo, Simòn. Ero talmente sua succube che qualunque cosa mi chiedesse di fare, la facevo: liquidare i suoi conti, mettere firme al posto suo, svuotare libretti, intestare proprietà. Giurava che avrebbe lasciato la moglie e saremmo poi partiti solo io e lui, sembrava veramente serio. Abbiamo messo due milioni di euro in cassaforte dopo aver liquidato uno dei vari conti della società. Una sera mi ha chiamata dal parcheggio sotterraneo dell'azienda dicendomi di portargli i soldi, io ho titubato ma poi ho fatto come mi ha chiesto. La telecamera della cassaforte ha ripreso me che imbustavo due milioni di euro in banconote, poi un'altra ha preso me che uscivo dall'ufficio, un'altra me in ascensore, un'altra me che entravo nel parcheggio e poi niente più, solo me. Gli ho portato i soldi. Mi ha detto 'grazie piccola, ti chiamo presto e ce ne andiamo lontani io e te', beh non è stato così. Razionalmente sapevo che stavo rubando, ma in quel momento ero talmente accecata dal sentimento che non riuscivo a vederlo. Quando c'è stato il primo processo lui ha dichiarato che io ero innamorata di lui, ma che lui mi aveva sempre respinta, mi hanno dato della pazza stalker. Ha smentito tutta la mia testimonianza dove affermavo di avere una storia con lui e tutto. Le sue mail, i suoi messaggi, tutto scomparso. C'erano solo i miei. Ho avuto sette anni, sono condannata per ben quattro reati fiscali e lui niente! Ne è uscito illeso e non si è scomodato nemmeno per una chiamata, non si è scusato. Niente." conclude abbassando lo sguardo. Le lacrime le bagnano gli occhi. Istintivamente le appoggio una mano sul ginocchio, lei mi guarda e io la ritraggo subito. Che mi prende?
"È solo un lurido hijo de puta, la verità verrà a galla" le dico. Lei scuote la testa.
"No Zulema, non ho nulla che provi che sono stata con lui, non ho assolutamente nulla. E il mio avvocato è un coglione, uno degli stupidi avvocati d'ufficio a cui non frega un cazzo della vita delle persone. Non potevo permettermene un altro e i miei genitori credono che io sia in vacanza sul mediterraneo su una barca a vela. Mio padre ha un bypass al cuore e mia madre probabilmente avrebbe un infarto se lo sapesse. Sono sempre stata la figlia perfetta e una roba simile li sconvolgerebbe. Sono qui dentro da un giorno e hanno ammazzato una ragazza, una che doveva uscire tra tre fottute settimane! - esclama alzandosi e iniziando a camminare per la stanza istericamente - Come sopravvivo qui dentro sette anni?! Io non sono come loro! - dice muovendo il braccio in semicerchio come a voler mostrare le altre detenute fuori dalla cella - Io non sopravvivo alle minacce, alle torture. Io non posso! Ma mi hanno fissato la cauzione a un milione di euro e io non li ho, quindi il processo lo devo aspettare qui e con quel coglione di un avvocato ho paura che riconfermino la condanna! Non posso stare sette anni qui! Non posso!" inizia ad iperventilare e io punto i miei occhi in quelli di Saray che scende dalla cuccetta sbuffando e lanciando gli occhi al cielo. Prende Macarena per le spalle e la scuote.
"Rubita, cállate! Troverai una soluzione. Chiamerai un avvocato migliore e troverai il modo di uscire" borbotta poco convinta la gitana girandosi poi verso di me in cerca di approvazione per il fatto che le sta leccando il culo. Io annuisco. Cazzo, è dentro veramente per un errore di un coglione bastardo. Macarena sorride e ci sediamo tutte e tre sul suo letto con la schiena appoggiata.
"Perché lei non parla mai?" chiede Macarena indicando con il mento Casper che deve essersi addormentata.
"È fatta così. E poi è una schiava, sta per conto suo" dico io.
"Che significa?" si gira verso di me.
"Significa che è mia, l'ho comprata e fa tutto ciò che voglio, a volte la cedo temporaneamente per soldi ad altre detenute e lei serve loro" le rispondo io.
"Che cosa brutta, praticamente la noleggi come se fossero degli sci. Ma perché è diventata una schiava?" questa bionda è piuttosto impertinente.
"Perché ha fatto l'errore peggiore che si potesse fare in carcere" tiro le labbra in un sorriso forzato.
"E cioè?" aggrotta la fronte lei.
"Ha chiesto un favore che non poteva pagare" replica dura Saray.
Macarena sgrana gli occhi.
"Me l'ha detta anche Sole questa cosa, che significa?" chiede. Mi rendo conto che ha ragione, non è il posto per lei questo. È troppo innocente e tonta, specialmente perché non è consapevole del lato nascosto che sono sicura abbia, questo la rende quasi stupida.
"In carcere nessuno fa favori solo perché è buono, in carcere si paga tutto. E se chiedi qualcosa e non hai i soldi per ripagarlo, sei costretta a ricambiare. Che sia recuperando droga per conto di qualcuno, che sia con favori sessuali o che sia finendo come lei" le dice Saray.
"Anabel mi ha detto che lei può procurarmi un avvocato" dice Macarena.
"Hai accettato?" chiediamo in coro io e Saray voltandoci verso di lei. Scuote il capo ed entrambe tiriamo un respiro di sollievo.
"Non fare mai un errore simile - le dico io - Anabel non fa parte dei buoni" digrigno i denti.
"Dicono lo stesso di voi" alza le spalle la bionda.
"È vero" afferma Saray.
"Eppure siete gentili con me" risponde con innocenza Macarena. Se sapesse che il motivo è che le stiamo semplicemente leccando il culo non la penserebbe così.
Di nuovo il manganello sulle sbarre ci riscuote.
"Ferreiro, dopo pranzo sei nella serra con le altre detenute" dice Fabio. Macarena annuisce.
Il tempo passa, si fa ora di pranzo e finalmente riaprono le celle. Io mi butto sul mio letto. Saray invece indossa la felpa per poi uscire.
"Non vieni?" mi chiede Macarena che la segue.
"Arrivo tra un po'" le rispondo io, non sono solita giustificare i miei movimenti. Questa bionda è strana. Mi fa un effetto strano.
"Ah Zulema - dice fermandosi sul ciglio della porta, si ferma anche Saray poco davanti a lei - come mai siete uscite tutte ieri sera? Non siete coinvolte con ciò che è successo, vero?" domanda voltandosi.
Io e Saray sgraniamo gli occhi.
Merda.

*spazio autrice*

Ecco qui il secondo capitolo. Che ne pensate? Come potete vedere ho modificato un po' il corso degli avvenimenti, mantenendo comunque un po' il filo di ciò che accade.
Vi piace questo lato diverso della nostra Zule?
Ci tengo a ripetere che è tutto frutto della mia immaginazione e che sto scrivendo la storia come la immagino io se le cose fossero andate diversamente.
Come sempre apprezzo ogni commento, messaggio e stellina. Mi fanno sempre tanto piacere.
Fatemi sapere!

- Elle 🦂

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